È tempo di canzoni alla Festa dell’Unità

Alla Festa dell’Unità di Celadina dopo il folk-rock terzomondista dei Modena City Ramblers e il blues eclettico di Fabio Treves, stasera va in scena la canzone d’autore dei Baustelle , atipica e intrigante, adagiata in tutta comodità sul versante del pop. Domani tocca ai Sulutumana pure schierati sul fronte del folk canzone, ma ad un passo dalla stilizzazione autorale. Due gruppi, entrambi della provincia italiana, due modi diversi d’intendere l’approccio alla nuova canzone. Entrambi i concerti avranno inizio intorno alle 21.

I Baustelle vengono da Montepulciano con l’idea di dare anima e corpo ad uno stile del tutto peculiare, in bilico tra pop e canzone d’autore con un’inclinazione del tutto originale. L’approccio è moderno e il più possibile diversificato, l’elettronica ha un suo spazio. Per averne un’idea basterebbe pensare ad una Piccola Orchestra Avion Travel con tutt’altra strumentazione e qualche concessione ai languori partenopei, o a un Battiato in libera uscita dal suo stile nobile e consolidato. Due album alle spalle, Sussidiario illustrato della giovinezza e La moda del ballo lento , i Baustelle sembrano guardare il mondo con una lente deformante che mescola passato, presente e futuro. Il video di Arriva lo ye-ye rievoca i B-movie di fantascienza degli anni Sessanta e Settanta, la musica in genere si compone di spezzoni intelligentemente rimontati e rivisitati in chiave poetica. L’insieme è un po’ intellettuale, ma non c’è nulla in circolazione di questi tempi che sia altrettanto originale quanto la musica dei Baustelle. Di loro colpisce anche l’attitudine: quell’aristocratico distacco che porta i musicisti ad interpretare le canzoni senza esserne mai del tutto coinvolti.

Diverso e in qualche modo affine il discorso dei Sulutumana. Il gruppo, nato in provincia di Como, si è già guadagnato in campo nazionale l’attenzione del Premio Tenco. Chitarre e fisarmonica, violini e fiati servono a dare veste e profondità di campo ad una canzone che tra De André e Conte, Van De Sfroos e i Mau Mau, sceglie di seguire una via creativa piuttosto originale. Il nome tradotto dal dialetto valassinese significa «sull’ottomana», il gruppo è in circolazione da un bel po’, per la precisione dall’inizio degli anni Novanta. Per molto tempo la band ha suonato e riletto le canzoni dei cantautori classici, ha rivisitato i canti della tradizione popolare, poi si è messa a scrivere brani originali. Pezzi come quelli raccolti nell’ultimo album Di segni e di sogni , ad un passo dalle radici e dalle storie paesane, ma con una vesta fresca e moderna. In tutto dieci brani, compresa una storica cover che il gruppo propone da anni. Quanto al titolo, vuole in qualche modo giocare con due elementi vicini e contrapposti: da una parte i segni, che sono visibili palpabili e misteriosi e dall’altra i sogni, che sono confusi inconsistenti, spesso irraggiungibili.

(17/07/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA