Ricordi dal Concilio Vaticano II
Libro-intervista all'arciv. Capovilla

Che cosa è stato il Vaticano II? A che punto siamo con l'attuazione? A queste domande risponde il libro di Ernesto Preziosi «Ricordi dal Concilio. Siamo appena all'aurora» (La Scuola), che si snoda in un'intervista all'arciv. Capovilla.

Che cosa è stato il Vaticano II? Quando è nata l'idea del Concilio? E a che punto siamo con la sua attuazione? A queste domande risponde il libro di Ernesto Preziosi «Ricordi dal Concilio. Siamo appena all'aurora» (Editrice La Scuola pp.169, € 9,50), che si snoda in un'intervista all'arcivescovo Loris Capovilla, segretario di Giovanni XXIII.

Indetta nel 1959 dal papa bergamasco, celebrata dal 1962 al 1965, l'assemblea conciliare vide la partecipazione di 2.540 vescovi di tutti i continenti, 500 teologi e i rappresentanti delle Chiese ortodosse e protestanti. A distanza di mezzo secolo, i ricordi del segretario sono ancora nitidi. «Il Concilio è stato provvidenziale - spiega mons. Capovilla - ha risposto a precise esigenze, ha obbligato a pregare, a studiare, a progettare. Ha favorito incontri, ha ricondotto alle fonti biblico-patristiche, ha dilatato gli spazi delle opere della misericordia».

Ma dall'arcivescovo arriva anche un monito: «Gli studiosi non dovrebbero attribuire ad esso ciò che non gli appartiene né caricare i suoi protagonisti di responsabilità che non hanno, nemmeno dovrebbero alterare i suoi contenuti e piegarli a favorire progetti che niente hanno a che fare con l'evangelizzazione. Si sono aperte strade su cui occorre proseguire spediti: la profonda conoscenza delle vicende della Chiesa; la consapevolezza della corresponsabilità collegiale nel governo della Chiesa da parte di tutto l'episcopato». Il libro ha il pregio di offrire al lettore il clima di una stagione fra le più feconde del Novecento e di far rivivere le attese di una generazione.

«Siamo appena all'aurora», recita il sottotitolo di queste memorie, a sottolineare che il Concilio, nella sua attuazione, è ancora agli inizi. Tuttavia l'intervistato esorta a «camminare col Vaticano II». E chiosa: «A chi si lamenta di risultati esigui o di involuzioni reali o apparenti, a chi è disilluso per l'emergere, o il riemergere, di nuove o vecchie barbarie, la cui esplosione ha ferito tutti i Paesi nel disprezzo della carta dei diritti umani e degli organismi internazionali; a chi denuncia la paralisi dell'ecumenismo all'interno della comunità cristiana e del dialogo con le religioni monoteistiche, voglio ricordare la sorte dei profeti, la cui parola ad ogni buon conto non si è spenta con la loro morte. Se ci collochiamo accanto a uomini e donne, che hanno ampiamente beneficato l'umanità con il dono di sé, scompariranno pessimismi e presunzioni. Nulla, infatti, va perduto». Tra le pieghe dell'intervista emergono aspetti privati e familiari, del rapporto fra mons. Capovilla e Giovanni XXIII, ma anche tratti poco noti della vita del «papa visto da vicino».

Leggi di più su L'Eco di Bergamo in edicola domenica 27 febbraio

© RIPRODUZIONE RISERVATA