Il Carnevale di Luigi Giliberto
Un dono alla Società del Quartetto

L'arte al servizio della musica. La «Natura morta con strumenti musicali», opera di Luigi Giliberto di Bergamo, campeggia sulla copertina del programma della Società del Quartetto. Dono dell'artista allo stesso sodalizio, la tela si integra alla perfezione nel clima carnascialesco.

L'arte al servizio della musica. La «Natura morta con strumenti musicali», opera di Luigi Giliberto di Bergamo, campeggia sulla copertina del programma della stagione musicale della Società del Quartetto di Bergamo. Dono dell'artista allo stesso sodalizio, la tela si integra alla perfezione nel clima carnascialesco.

In realtà Giliberto non è solo artista delle maschere, benchè in numerose sue opere spiccano maschere, casacche di Arlecchino ed altri elementi della Commedia dell'Arte. In questi giorni, Giliberto ha raccolto presso il suo studio di Borgo Santa Caterina 46 (tel. 035. 230749 - 211872) in città tutta una serie di opere sul tema del carnevale, a sottolineare gli eventi festosi di questi giorni.

Nato il 9 novembre 1938 a Bergamo, Giliberto ha iniziato le sue prime esperienze artistiche in via Camozzi in un laboratorio pittorico e la sua ultima esposizione si è tenuta in anni recenti nella sala Camozzi della Provincia. Giliberto in realtà si è scoperto pittore nel 1956, l'anno dopo ha partecipato alla sua prima collettiva di artisti bergamaschi a Palazzo della Ragione. Lo skyline di Città Alta è da sempre il leit motiv di numerose sue opere. Vedutista e paesaggista dal tratto sicuro ed efficace, Giliberto vanta un'ampia produzione artistica: paesaggi bergamaschi (e no), panoramiche degli alpeggi a Vilmaggiore, visuali della Presolana, della Val di Scalve. Da sempre la pittura di Giliberto è inglobata dalla critica nei canoni di un percorso timbrato dal marchio novecentista-paesistico.

Tuttavia la sua opera merita una rilettura più approfondita per tentare di scorgere quasi in filigrana i segreti di un percorso pittorico, posto sì nel solco di tanti maestri bergamaschi, ma che ha saputo proporre elementi nuovi. E il percorso di Giliberto appare sempre lineare e coerente, i suoi quadri – mai ripetitivi – sono un crogiolo di sentimenti e di stati d'animo. Nel corso degli anni Giliberto si è distinto in mostre alle quali hanno preso parte anche grossi nomi dell'arte. Sul tavolo dello studio sfoglia un catalogo del 1972: «È una delle mie più grandi soddisfazioni. Guardi qui: il mio nome accanto a quelli di Guttuso, Cassinari, Brindisi, Tozzi». Autodidatta sempre alla ricerca di nuovi orizzonti, Giliberto per un breve periodo si è trasferito anche in Spagna, a Granada e a Siviglia. «È stato un viaggio dal quale sono scaturite altre opere – dice l'artista –, quelle lande bruciate dal sole, e poi le case bianche hanno ispirato una ricerca cromatica nuova». Vedutista doc, Giliberto per la critica vanta una sorta di affinità elettiva con Ernesto Quarti Marchiò e Sandro Pinetti.

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