«Il venditore di miracoli»
trionfa al Film Meeting

Non c'è stata praticamente gara: il film Il venditore di miracoli (Handlarz Cudów, 2009) dei registi polacchi Boleslaw Pawica e Jaroslaw Szoda, si è aggiudicato a stragrande maggioranza il Primo Premio Bergamo Film Meeting.

Non c'è stata praticamente gara: il film Il venditore di miracoli (Handlarz Cudów, 2009) dei registi polacchi Boleslaw Pawica e Jaroslaw Szoda, si è aggiudicato a stragrande maggioranza il Primo Premio Bergamo Film Meeting. Secondo classificato è risultato il film tedesco La canzone in me (Das Lied in Mir, 2011) di Florian Cossen, mentre al terzo posto si è piazzato il film italiano La strada verso casa (2011), opera prima di Emiliano Corapi.

Che il film polacco sarebbe entrato nel terzetto dei vincitori lo si era capito dal lungo, convinto, appassionato e quasi interminabile applauso che aveva accolto la sua proiezione, venerdì sera all'auditorium dove era passato ultimo dei sette film del concorso.

LA TRAMA
Stefan è stato da poco dimesso da una clinica dove ha cercato di disintossicarsi dall'alcolismo. Gira per i centri di recupero e istituti vari vantando la sua conversione religiosa che gli avrebbe permesso di abbandonare la bottiglia, e intanto raccogliere fondi per un suo imminente viaggio a Lourdes. Raggranellato un certo gruzzolo Stefan si mette in viaggio, ignaro che due ragazzini di origine cecena Hasim e Urika, fuggiti da un campo di accoglienza, si sono intrufolati nel suo furgoncino con la speranza di raggiungere la Francia, dove vive la loro famiglia. Scoperti, vengono malamente scacciati dall'uomo. Il quale, però, poco dopo, scopre di essere stato derubato di tutti i soldi. Pensa subito ai due ragazzini e si mette a cercarli. Il terzetto così si riforma e cerca di rimettersi in viaggio. Hasim è taciturno e ha scatti di violenza (possiede anche un coltello), anche contro la sorella quando questa cerca un minimo dialogo con l'uomo. Stefan però cede ancora una volta all'alcol e si ubriaca finendo in clinica dove, disperato, tenta il suicidio. Deciso a riscattare la sua vita disgraziata, affranto per aver abbandonato e deluso i due ragazzi ai quali ha cominciato ad affezionarsi, si fa dimettere e, trovatili, si mette infine in viaggio con loro, deciso ad ogni costo a portarli a destinazione. Una destinazione con sorpresa.

Il film ha una sua potenza intrinseca che trascende la vicenda in sé pur originando da quella. La potenza di immagini che catturano, di una regia che «pressa» i protagonisti e insieme li lascia liberi di misurarsi con le proprie forze.

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