Yuri Gagarin, si celebra l'impresa:
successo per la ristampa de L'Eco

Ha riscosso successo e tanta curiosità la ristampa L'Eco di Bergamo di giovedì 13 aprile 1961, il giornale con il quale 50 anni fa era stato annunciato il successo dell'impresa di Yuri Gagarin: un'impresa che aveva dato il via all'era spaziale.

Ha riscosso successo e tanta curiosità la ristampa L'Eco di Bergamo di giovedì 13 aprile 1961, il giornale con il quale 50 anni fa era stato annunciato il successo dell'impresa di Yuri Gagarin: un'impresa che aveva dato il via all'era spaziale.

«Per la prima volta nella storia, l'Unione Sovietica ha lanciato un uomo nello spazio. Il primo cosmonauta della storia, il cui fantastico volo nello spazio è durato – dalla partenza all'atterraggio – 108 minuti, è un Maggiore di 27 anni e il suo nome è Yuri Gagarin».

Erano queste le prime parole dell'articolo su L'Eco: per celebrare l'avvenimento, mezzo secolo dopo, ill giornale di quel giorno è stato ristampato integralmente nelle sue dodici pagine di grande formato e è stato distribuito nella giornata di mercoledì in una eccezionale «edizione straordinaria» che è stata distribuita in diversi bar del centro città, in un percorso ideale che dal nostro giornale arriva fino all'Accademia Carrara, alla sede della Gamec, la Galleria d'arte moderna e contemporanea, dove è in corso di svolgimento la mostra di Matteo Rubbi, «Bounty nello spazio», cominciata il 23 marzo e che si concluderà il prossimo 14 maggio.

La locandina della mostra riprende l'immagine che l'agenzia di stampa della ex Unione Sovietica diffuse in tutto il mondo: il pianeta Terra con tratteggiata attorno la linea dell'orbita della Vostok, la navicella spaziale di Gagarin, con indicati i punti di maggiore distanza (302 chilometri) e di maggiore avvicinamento alla Terra (175 chilometri dalla superficie del pianeta).

La mostra di Rubbi è legata alla vicenda di Gagarin, un «viaggio attraverso esplorazione, scoperta, conoscenza, immaginazione». La mostra è composta da quattro lavori legati dal tema della «conoscenza come forma di esplorazione e dall'apprendimento come forma di immaginazione e scoperta».

All'ingresso il visitatore è accolto da un'installazione che mostra la volta celeste con scampoli di stoffa che rappresentano stelle e pianeti. Attorno, le pareti diventano una grande lavagna nera, trasformata in un grande affresco: hanno espresso la loro creatività i bambini di alcune scuole primarie di Bergamo, ma anche studiosi e scienziati dell'università di Milano invitati da Rubbi a dare vita con i gessi colorati alla loro immaginazione, rappresentando il mondo subatomico.

Ma la mostra impegna pure a un'altra impresa, la ricostruzione, su scala reale mediante materiali di recupero, del mitico vascello Bounty. Il quarto elemento ideato da Matteo Rubbi coinvolge il nostro giornale: verrà effettuata una performance basata sulla ristampa integrale del nostro giornale, di quel mitico numero del 13 aprile 1961 che raccontava «La notizia sensazionale», come recitava l'occhiello, al quale seguiva il titolo su due righe, in caratteri enormi per l'epoca (le notizie venivano date con molta più discrezione rispetto a oggi): «Lanciato nello spazio il russo / ha girato la terra in 89 minuti». E nel sommario: «La nave spaziale russa "Vostok", con il primo uomo, è partita alle ore 7,07 di ieri mattina – Alle 8,55, dopo complessivamente un'ora e 48 primi, l'astronauta maggiore Gagarin è sceso con il paracadute sano e salvo – L'eccezionale impresa scientifica».


E poi incastellato sotto il titolo principale: «In tutto il mondo / enorme impressione». Dice il sommario del secondo articolo: «Kennedy e i Capi di Stato di tutti i Paesi si felicitano con i russi - L'avvenimento commemorato alle Camere italiane - Dichiarazioni di Fanfani - «L'Osservatore Romano» auspica tappe serene e pacifiche per l'uomo e un rafforzarsi della fratellanza.

L'immagine grande, al centro della pagina, è la stessa usata da Rubbi per la sua locandina: il pianeta Terra al cui centro c'è disegnato il viso di Gagarin e l'indicazione dell'orbita della Vostok. L'impresa di Gagarin fu resa possibile grazie soprattutto alla capacità di ingegnere e di organizzatore di Sergej Pavlovich Korolev, il «progettista capo», la cui identità venne tenuta segreta per decenni. Korolev aveva avviato le sue ricerche negli Anni Trenta, ricerche di tale avanguardia che non solo non vennero comprese dal regime staliniano, ma che addirittura gli valsero una condanna a dieci anni di lavori forzati nel gulag di Kolyma in Siberia.

Korolev venne poi riabilitato e fu il genio che condusse i russi nello spazio. Dopo il suo atterraggio, quel 12 aprile attorno alle nove di mattina (ora italiana) Gagarin disse semplicemente: «Il cielo è molto, molto scuro, e la Terra è blu. Si scorge tutto molto distintamente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA