Arzuffi, una regista da primati:
La corsa agli ascolti rovina la tv

Con le sue trasmissioni televisive è entrata nelle case di milioni di italiani. Li ha divertiti sino alle lacrime, li ha emozionati, o più semplicemente ha fatto loro buona compagnia. Silvia Arzuffi è una regista da primati.

Con le sue trasmissioni televisive è entrata nelle case di milioni di italiani. Li ha divertiti sino alle lacrime, li ha emozionati, o più semplicemente ha fatto loro buona compagnia. Silvia Arzuffi – tornata a risiedere a Bergamo dopo una vita trascorsa a Milano – è una regista da primati: tra le prime a sdoganare la professione al femminile, ventisette anni di collaborazione con Antonio Ricci, ha diretto tutte le edizioni di Paperissima e tenuto a battesimo il primo reality show con Stranamore. E poi Scherzi a parte, Striscia la notizia e prima ancora, negli anni Ottanta, Drive In.

Chi meglio di lei può raccontare come è cambiata la tv di intrattenimento dalla nascita delle reti private ad oggi? Il suo ultimo lavoro è una sit-com con Enrico Beruschi e Margherita Fumero (Io e Margherita, in onda sul Canale 80 del digitale terrestre), con i quali aveva lavorato ai tempi di Drive In.

Una volta, spiega la regista, i prodotti tv nascevano da un'idea intorno alla quale un team di professionisti, provenienti dalle reti locali o dalle radio, lavorava magari per mesi. Ora il procedimento è inverso. Si parte dal personaggio. «Oggi bastano i giornali scandalistici o i reality a fare dei numeri uno. Prima sei famoso e poi fai la gavetta. Ci vuole buon senso e sale in zucca per riuscire a gestire il successo improvviso».

E oggi i maestri da cui imparare chi sono? «Chi ha fatto la storia della televisione non c'è più, ma ci sono comunque buone scuole di regia. Io consiglio ai giovani di iscriversi a una di queste, di fare stage, e di proporsi ad una tv locale per fare esperienza; solo così si impara il mestiere».

Regista del primo reality, quello Stranamore che tentava di riavvicinare coppie in crisi («spiavamo i sentimenti altrui, e il più delle volte erano buoni sentimenti»), Silvia Arzuffi pronostica un esaurimento fisiologico dei reality («il pubblico vuole sempre nuove sorprese e quando tutti i sentimenti saranno stati sezionati, la fine arriverà per stanchezza, come è successo per i quiz»).

Dice grazie al piccolo schermo ma non lo difende a tutti i costi. «Non ne parlo male ma consiglio di farne buon uso. Ai genitori dico: controllate cosa guardano i vostri figli, non fatevi vincere dalla pigrizia, siate vigili». E ha qualcosa da dire sulla corsa agli ascolti: «I dati Auditel sono una divinità che impedisce di sperimentare. Appena una trasmissione non fa ascolti viene chiusa, indipendentemente dalla qualità».

Leggi di più su L'Eco di martedì 7 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA