Da odontotecnico ad attore per caso
Carlo Prussiani protagonista a Venezia

Carlo Prussiani, odontotecnico di Bergamo, viene notato dal regista Luigi Faccini a cui basta un provino per farne l'interprete del suo film «Rudolf Jacobs. L'uomo che nacque morendo». Il 2 settembre sarà alla Mostra del Cinema di Venezia.

Carlo Prussiani, odontotecnico di Bergamo, viene notato dal regista Luigi Faccini a cui basta un provino per farne l'interprete del suo film e, tra pochi giorni, il 2 settembre, si ritroverà sul palcoscenico della Mostra del Cinema di Venezia: il tutto in un battibaleno. Prussiani interpretà nel film Rudolf Jacobs, dal titolo «Rudolf Jacobs. L'uomo che nacque morendo». Si tratta di un film-viaggio sia nella geografia dei luoghi in cui visse e operò l'ex ufficiale tedesco ma anche nei meandri della memoria.

Il fatto curioso è come Prussiani è stato notato dal regista Faccini: «Durante un mio viaggio a Pitigliano, in provincia di Grosseto, avevo conosciuto Elena Servi, l'ultima ebrea del paese e curatrice del museo e della sinagoga - racconta -. Ricordo che fu un incontro molto toccante, tanto che sono ritornato a Pitigliano in occasione della presentazione del film documentario che Luigi Faccini aveva girato su di lei («Il pane della memoria»). Dopo il film, in una trattoria, ho incontrato e conosciuto il regista del film. Abbiamo cenato insieme e abbiamo parlato delle nostre vite, soprattutto del fatto che da qualche tempo avevo intrapreso un percorso di ricerca sulle origini del mio cognome: “Prussiani”. All'improvviso Luigi si ferma, mi guarda intensamente e mi dice: “Hai la faccia che ricorda quella di Rudolf Jacobs!”».

Da qui la proposta di fare l'attore: «Ero molto titubante, tanto che al primo provino mi sono completamente bloccato e ho chiesto di fermare tutto. Luigi mi ha sbloccato spronandomi a continuare e a concentrarmi sul libro che mi aveva dato da leggere: “Faccio il regista da quarant'anni”, mi ha detto, “fidati, se ti dico che nel tuo volto e nella tua gestualità vedo qualcosa. Vuol dire che qualcosa c'è, fidati”».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 28 agosto

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