Un minuto con Dante Alighieri
Le due chiavi d'oro e d'argento

Prima che l'angelo portiere consenta ai pellegrini di varcare la soglia, aprendo i battenti della porta, si sofferma a descrivere le chiavi che ha ricevuto direttamente da San Pietro.

LE DUE CHIAVI D'ORO E D'ARGENTO

9.115       Cenere, o terra che secca si cavi,
9.116    d'un color fora col suo vestimento;
9.117    e di sotto da quel trasse due chiavi.

9.118       L'una era d'oro e l'altra era d'argento;
9.119    pria con la bianca e poscia con la gialla
9.120    fece a la porta sì, ch'i' fu' contento.

9.121       «Quandunque l'una d'este chiavi falla,
9.122    che non si volga dritta per la toppa»,
9.123    diss'elli a noi, «non s'apre questa calla.

9.124       Più cara è l'una; ma l'altra vuol troppa
9.125    d'arte e d'ingegno avanti che diserri,
9.126    perch'ella è quella che 'l nodo digroppa.

9.127       Da Pier le tegno; e dissemi ch'i' erri
9.128    anzi ad aprir ch'a tenerla serrata,
9.129    pur che la gente a' piedi mi s'atterri».

Prima che l'angelo portiere consenta ai pellegrini di varcare la soglia, aprendo i battenti della porta, si sofferma a descrivere le chiavi che ha ricevuto direttamente da San Pietro.

Sono fatte di materiali diversi, una d'oro e una d'argento, ed hanno quindi due colori diversi: una è gialla mentre l'altra è bianca.
Secondo le interpretazioni correnti rappresenterebbero una l'autorità concessa da Cristo ai ministri della Chiesa di rimettere i peccati (derivando direttamente da Dio è la più preziosa), l'altra la sapienza richiesta al sacerdote nell'assolvere (è quella che richiede maggiore perizia perché il confessore deve comprendere nel profondo il cuore del penitente).

Se una delle due chiavi fallisce, non girando correttamente nella toppa, la porta non si apre.

A questo punto l'angelo aggiunge un'ultima nota interessante: Pietro, nel consegnarle all'angelo, gli ha detto di sbagliare pure nell'aprire piuttosto che nel chiudere.

Benvenuto commenta: «Se Dio è benigno, per qual motivo un suo sacerdote deve essere così severo?».

E' questa infatti la «logica» del Vangelo e del perdono cristiano concesso «settanta volte sette» (cfr. Matteo 18, 21), a condizione tuttavia che l'uomo di fede sia sinceramente e umilmente pentito.

Enzo Noris

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