Un minuto con Dante
L'occhio vostro a terra mira

Nel canto XIV Dante incontra altri due invidiosi: Guido del Duca e Rinieri da Calboli, due illustri rappresentanti di un'antica nobiltà ormai decaduta. Prendendo a pretesto le origini fiorentine di Dante, del Duca pronuncia parole severe contro la corruzione.

L'OCCHIO VOSTRO A TERRA MIRA

14.142 Già era l'aura d'ogne parte queta;
14.143 ed el mi disse: «Quel fu 'l duro camo
14.144 che dovria l'uom tener dentro a sua meta.

14.145 Ma voi prendete l'esca, sì che l'amo
14.146 de l'antico avversaro a sé vi tira;
14.147 e però poco val freno o richiamo.

14.148 Chiamavi 'l cielo e 'ntorno vi si gira,
14.149 mostrandovi le sue bellezze etterne,
14.150 e l'occhio vostro pur a terra mira;

14.151 onde vi batte chi tutto discerne».


Nel canto XIV Dante incontra altri due invidiosi: Guido del Duca e Rinieri da Calboli, due illustri rappresentanti di un'antica nobiltà ormai decaduta. Prendendo a pretesto le origini fiorentine di Dante, alle quali il poeta aveva alluso citando il fiume Arno, Guido del Duca pronuncia parole severe contro la corruzione delle città sorte lungo il corso dell'Arno e contro alcune case nobiliari della Romagna altrettanto decadute.

Congedandosi dagli invidiosi, Dante e Virgilio odono tuoni e voci che squarciano l'aria proclamando esempi di invidia punita: il primo è quello di Caino, il secondo è quello di Aglauro, una fanciulla trasformata in pietra perché invidiosa della sorella innamorata.

A questo punto Virgilio si sfoga prendendosela con la facilità con cui gli uomini si lasciano attirare dall'esca del demonio, abboccando all'amo delle sue tentazioni; le punizioni degli invidiosi dovrebbero agire da freno come il duro camo (v. 143), cioè il morso di ferro che tiene a freno i cavalli, ma questo non avviene. Eppure il cielo con tutte le sue bellezze eterne dovrebbe richiamare l'attenzione degli uomini verso mete più elevate e nobili ma il loro sguardo è appesantito e rivolto alla terra ed ai beni materiali. Per questo Dio, giustamente, li punisce.

Enzo Noris

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