Un minuto con Dante
Se tu avessi cento larve

Rientrato in sé dopo questo rapimento estatico, nel quale Dante partecipa ai tre episodi esemplari di mansuetudine, il pellegrino procede barcollando ed il maestro - accorgendosi del suo stato - lo rimprovera: occorre ritrovare lucidità e determinazione.

SE TU AVESSI CENTO LARVE

15.124 «O dolce padre mio, se tu m'ascolte,
15.125 io ti dirò», diss'io, «ciò che m'apparve
15.126 quando le gambe mi furon sì tolte».

15.127 Ed ei: «Se tu avessi cento larve
15.128 sovra la faccia, non mi sarian chiuse
15.129 le tue cogitazion, quantunque parve.

15.130 Ciò che vedesti fu perché non scuse
15.131 d'aprir lo core a l'acque de la pace
15.132 che da l'etterno fonte son diffuse.

15.133 Non dimandai "Che hai?" per quel che face
15.134 chi guarda pur con l'occhio che non vede,
15.135 quando disanimato il corpo giace;

15.136 ma dimandai per darti forza al piede:
15.137 così frugar conviensi i pigri, lenti
15.138 ad usar lor vigilia quando riede».


Rientrato in sé dopo questo rapimento estatico, nel quale Dante partecipa ai tre episodi esemplari di mansuetudine, il pellegrino procede barcollando ed il maestro - accorgendosi del suo stato - lo rimprovera: occorre ritrovare lucidità e determinazione per proseguire il cammino. Dante, volendo giustificarsi, vuole spiegare a Virgilio quanto gli è successo ma il maestro ribatte: se anche avessi cento maschere sulla faccia i tuoi pensieri - per quanto piccoli e segreti - non mi rimarrebbero nascosti.

La domanda di Virgilio non aveva per scopo l'acquisire informazioni già note al maestro ma serviva a spronare il discepolo e a suscitare in lui la vigilanza necessaria ad affrontare la tappa successiva. Del resto anche gli episodi di mansuetudine ai quali Dante ha preso parte avevano la stessa finalità: quella di disporre il suo cuore ad accogliere le acque della pace diffuse dalla fonte eterna che è Dio stesso.

Enzo Noris

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