Personale di Jannis Kounellis alla galleria Fumagalli

Personale di Jannis Kounellis alla galleria FumagalliI lavori di Jannis Kounellis sono di scena fino al 6 dicembre alla Galleria Fumagalli di via G. Paglia 28, in una mostra personale che presenta grandi opere appositamente realizzate per l’occasione ma anche aspetti inediti del lavoro del noto artista di orgine greca.

Alla ricerca della totalità perduta: i lavori di Jannis Kounellis sono di scena fino al 6 dicembre alla Galleria Fumagalli di via G. Paglia 28, in una mostra personale che presenta grandi opere appositamente realizzate per l’occasione ma anche aspetti inediti del lavoro del noto artista di orgine greca (Pireo, Atene, 1936) che dal 1957 vive e opera a Roma, legato fin dagli esordi al movimento dell’Arte Povera.

Come in una sorta di «teatro», dove protagoniste sono soltanto opere «aperte», capaci di avere un impatto immediato e radicale sul fruitore, l’artista infatti dispone quegli oggetti di uso comune che, caricati di nuovi rimandi e significati, ricorrono nel suo percorso espressivo proprio come fossero le lettere di un personale alfabeto: sacchi di juta imbrattati di fuliggine e pieni di carbone, mensole di ferro, abiti, farfalle e pittura. E proprio la pittura è l’ultimo elemento entrato a far parte (o meglio reintrodotto di recente) della grammatica di Kounellis, non come materia e strumento espressivo ma, chiara, densa, spatolata e corposa, come oggetto tra gli oggetti, come materiale tra i materiali. Anch’esso frammento ritrovato di un’unità perduta che l’artista «demiurgo» cerca di ricomporre e ricucire in un nuovo e potente sistema simbolico: «Penso che la mia più grande aspirazione - spiega l’artista stesso - sia di diventare un ago per cucire tutto insieme,…ricucire tutto quanto di nuovo», e ancora: «non riuscirò a ricomporre la totalità, ma l’onesto tentativo di un pittore è tentare». In una composizione inquietante e drammatica lo spettatore si trova dunque al centro di una molteplicità di relazioni: l’inerzia del ferro e la naturalità e leggerezza di una farfalla, le memorie, i drammi e le fatiche evocate da un sacco pieno di carbone e il gesto presente dell’artista materializzato dalla pittura, gli estremi coloristici e luminosi del bianco e del nero, la presenza-assenza dell’uomo in un soprabito enigmaticamente appeso a rendere ancora più intenso quel senso di magia, di sospensione e anche di attesa che aleggia in tutte le opere di Kounellis.(24/11/03)

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