Un minuto con Dante
Frate, lo mondo è cieco

Mentre i due pellegrini procedono immersi in questa fitta nebbia, una voce li interpella chiedendo loro di condividere un tratto di strada mantenendosi in contatto uditivo. Si tratta di Marco Lombardo, un uomo di corte vissuto probabilmente nella Marca Trevigiana presso il nobile Gherardo da Camino.

FRATE, LO MONDO E' CIECO

16. 64 Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!»,
16. 65 mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate,
16. 66 lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui.

16. 67 Voi che vivete ogne cagion recate
16. 68 pur suso al cielo, pur come se tutto
16. 69 movesse seco di necessitate.

16. 70 Se così fosse, in voi fora distrutto
16. 71 libero arbitrio, e non fora giustizia
16. 72 per ben letizia, e per male aver lutto.


Mentre i due pellegrini procedono immersi in questa fitta nebbia, una voce li interpella chiedendo loro di condividere un tratto di strada mantenendosi in contatto uditivo. Si tratta di Marco Lombardo, un uomo di corte vissuto probabilmente nella Marca Trevigiana presso il nobile Gherardo da Camino. Da quel poco che sappiamo su di lui e che ricaviamo dalle sue parole Marco Lombardo assomiglia per vita e costumi allo stesso Dante al punto che lo si considera una sorta di “alter ego” del poeta.

Proprio a questo personaggio Dante affida la trattazione di un argomento che gli sta particolarmente a cuore, vale a dire quello del “libero arbitrio”, cioè della libertà e della responsabilità dell'uomo. Dante gli chiede se il mondo è proprio così pieno di malvagità e se la causa di questa situazione va ricondotta al cielo o alla responsabilità degli uomini. La risposta di Marco non lascia dubbi: voi uomini siete ciechi e attribuite la colpa di ogni male all'influsso degli astri; se così fosse sarebbe distrutto in voi il libero arbitrio e non ci sarebbe possibilità alcuna di giustizia. Se l'uomo non è libero di scegliere e non è responsabile delle sue azioni, comportarsi bene o male non avrebbe alcun senso.

Enzo Noris

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