E' morto Ferruccio Guidotti
Decano degli scultori bergamaschi

Ferruccio Guidotti, il decano degli scultori bergamaschi, è morto nella sua casa di Passaggio Calepino a Bergamo. Lo scorso 22 settembre aveva compiuto 90 anni. L'artista lascia le figlie Paola e Milena. Numerose le personali in tutta Italia e i riconoscimenti.

Ferruccio Guidotti, il decano degli scultori bergamaschi, è morto questa mattina alle 8 nella sua casa di Passaggio Calepino a Bergamo. Lo scorso 22 settembre aveva compiuto 90 anni. L'artista lascia due figlie, Paola e Milena

Scultore e pittore tra i più apprezzati, Guidotti aveva frequentato la scuola d'arte Fantoni e l'Accademia Carrara. Numerose le mostre personali in tutta Italia e numerosi i riconoscimenti ricevuti. Le sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all'estero.

L'ultima sua scultura è stata il monumento commemorativo dedicato alla scrittrice e poetessa Mariana Frigeni Careddu in via Giovanni da Verrazzano.

Guidott, tempo fa, aveva risposto all'invitorivolto dal presidente della Provincia Valerio Bettoni agli artisti bergamaschi a donare opere per la collezione permanente dell'arte bergamasca del '900. Lo scultore e pittore bergamasco aveva donato due grandi bronzi: una Maternità e un'allegoria de La Musica, collocate all'interno del Palazzo della Provincia in via Tasso.

In quell'occasione Guidotti così si espresse: «Sono rimasto l'ultimo degli scultori bergamaschi della mia generazione e della precedente. Sono scomparsi i miei maestri e gli amici, gli scultori Piero Brolis e Stefano Locatelli, poco più grandi di me, e i pittori Raffaello e Orfeo Locatelli. Ho alle spalle settant'anni di scultura e ho smesso di esporre in mostre personali dal 2003, dall'antologica che il Comune di Bergamo mi ha dedicato al Teatro Sociale, dopo che ho realizzato e donato il busto di Giacomo Carrara posto nei giardini dinanzi all'Accademia».

Da bambino, Guidotti modellava piccole figure d'argilla lungo un ruscello a San Fermo in Bergamo e le cuoceva nella stufa in ghisa di casa e, da ragazzo, sempre nei pressi della casa in via Torretta, disegnava all'aperto attirando l'attenzione dello scultore Attilio Nani, la cui bottega era luogo di ritrovo e collaborazione tra artisti. Come l'adiacente studio dello scultore Costante Coter, per cui Guidotti fu apprendista tra i 14 e i 15 anni.

Fra le opere di Guidotti: gioielli e medaglie (alcune conservate in Vaticano, altre fuse ad esempio per l'Atalanta negli anni '80), i ritratti di Simone Mayr e dei tenori Camozzo e Dolci al Teatro Donizetti, i monumenti agli alpini di Selvino e ai caduti di Pradalunga e Albegno e un'opera per l'Università dell'Illinois.

Ed ancora ostensori, altari, vetrate, portali e Via Crucis (destinati ad esempio a chiese di Brembo, Nese, Fiorano al Serio, Clusone e Costa Imagna), l'Annunciazione in bronzo nel museo nazionale di Assisi e molte opere funebri come la bella Deposizione in bronzo del '78 nel Cimitero di Bergamo e la stele per le vittime del disastro delle Azzorre.

Negli ultimi anni il ritorno alla pittura: «Sono uno scultore che dipinge in modo coerente - diceva -, perché l'opera dev'essere sincera espressione di se stessi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA