Il mondo visto da Fausto
Un libro per ricordarlo

«Fausto. 2002-2012» è il titolo di un libro ricchissimo di fotografie per ricordare Fausto Radici a dieci anni dalla sua scomparsa. Sabato ad Alzano è stato presentato un volume a lui dedicato. Il racconto della moglie Elena Matous.

Attento e con piglio ironico, come amava fare quando si ritrovava suo malgrado davanti all'obiettivo. Fausto Radici le foto preferiva farle: quando si scopriva al centro del mirino sollevava il foglio e, veloce, ci si schermava. In questi giorni il ricordo assume i contorni nebbiosi della malinconia, a dieci anni dalla sua tragica scomparsa.

E dai cassetti della memoria la moglie Elena Matous ha tolto la foto di un Fausto unconventional, e l'ha messa sull'invito spedito ad amici e conoscenti per l'evento organizzato in suo onore. Si è tenuto ad Alzano Lombardo nella giornata di sabato per consentire una più ampia partecipazione, sabato come quel 13 aprile 2002 in cui Fausto Radici morì.

Fu trovato dopo una notte di ricerche nella legnaia del bel cascinale di famiglia che domina il monte Croce, in Val Gandino, senza vita accanto a una Smith & Wesson 38 special. Il capitano d'industria che guardava al mondo e nel 1982, quando ancora non si sentiva parlare di Cina, capì che il futuro era anche lì, l'uomo dall'occhio di vetro diventato campione sugli sci, osannato per le sue vittorie in Coppa del mondo accanto a Gustav Thöeni, Ingemar Stenmark, Paolo De Chiesa e Piero Gros, marito e papà pieno di premure, figlio di quel Gianni Radici dal quale aveva ereditato fabbriche e passione vera.

AL SUO MUSEO
Trediciaprileduemilaedue. Ha vinto il buio, ma non si dimentica. «Sono già trascorsi dieci anni e in tanti mi hanno chiesto di ritrovarci insieme per ricordarlo - spiega la moglie Elena Matous -: appuntamento al museo Alt di Alzano Lombardo, da lui voluto insieme a Tullio Leggeri e a lui dedicato». Lì sabato alle 15 è stata celebrata una Messa, animata dal coro di voci bianche «Gli Harmonici» insieme alla soprano Elena Bertocchi che, dopo la funzione, si sono esibiti in concerto.

Negli spazi museali di via Gerolamo Acerbis 14, nell'ex cementificio Italcementi, è stato presentato il libro ideato dalla moglie Elena, un ritratto a 360 gradi di Fausto Radici, pennellato da chi l'ha conosciuto e gli è stato amico. Sportivi, allenatori e manager, operai, amici. Sono 130 pagine pensate come una pubblicazione allo specchio: «Presenta come lui vedeva il mondo, attraverso le fotografie che Fausto ha scattato nei suoi viaggi - aggiunge Elena nel suo ufficio tappezzato di foto del marito -, ma anche come il mondo vedeva lui: questo attraverso le testimonianze dei tanti amici a cui due mesi fa ho suggerito di inviarmi uno scritto su di lui».

Si tratti di Guido Barilla o dell'operaio Luigi della Radicifil restano tutti, comunque, amici. Per questo vengono citati soltanto per nome, incastrando tra loro, anche a livello grafico, i ricordi degli industriali a quelli di politici, collaboratori, amici d'infanzia, nipoti o compagni di squadra, la mitica Valanga azzurra. Alla fine Elena la sciatrice di Coppa del mondo diventata poi (in soli tre mesi di fidanzamento), nel 1982, sua moglie, ha dovuto scegliere tra oltre 120 messaggi, ricordi spontanei «nati dal cuore».

«SLALOM DI PASSIONE»
C'è chi svela come dietro all'esplosione dell'Università di Bergamo ci sia stata l'intuizione di Radici, ai tempi in cui lui era vicepresidente di Confindustria con delega alla formazione («un suo pallino: ogni anno frequentava almeno uno o due corsi alla Bocconi, non era mai stanco di imparare») e Andrea Moltrasio ne era presidente. Arrivò nell'allora centro servizi della banca Imi San Paolo di via dei Caniana con sguardo scettico, ma presto si innamorò dell'idea di portarci gli studenti. E non ci fu storia: si doveva fare. Chi, come il compagno di squadra Pietro Gros, gli scrive a cuore aperto rendendolo partecipe di una sua recente sciata, «con una neve come nella nostra gioventù, dovresti vederla». Un amico di gioventù lo definisce in cinque parole: «Slalom di passione ed energia», per un altro «c'era lui con la sua mezza visuale», un modo per sottolineare la sua forza di volontà che, nonostante l'handicap dell'occhio sinistro perso a causa di un glaucoma, l'aveva portato nell'olimpo dello sci. Chi racconta la forza e l'idea di purezza che traspariva dalle sue parole, soprattutto quando al centro dei suoi discorsi c'era una poesia o un'opera d'arte. Scorri le pagine e in grassetto c'è chi di Fausto Radici ricorda l'«essenza del fare piena di dignità e umiltà e di quel coraggio che lo ha portato a scelte importanti». Tante sfaccettature che facevano del re del nylon e dei polimeri un amico prezioso e che oggi la moglie Elena ama ricordare con tenerezza. E infinito rimpianto. «Era un uomo poliedrico, amava le arti, la filosofia, lo sport e l'impresa. E aveva una grande spiritualità».

DAL SOGNO ALLA REALTA'
«Per i tuoi cinquant'anni voglio regalarti un libro con le tue fotografie, gli dicevo. Lui si schermiva, modesto com'era. Ma quelle foto, che conserverò sempre gelosamente, sono lo specchio della sua personalità». Ora si possono sfogliare nel libro «Fausto. 2002-2012»: dai ritratti rubati in giro per il mondo dove gli affari lo portavano sempre più spesso ai paesaggi fuori casa, «qui pare di leggere il suo sguardo limpido di sognatore» aggiunge la moglie Elena mentre fa scorrere sul computer le fotografie e ricorda di come sapesse suonare un po' tutti gli strumenti, a orecchio. «Era un marito meraviglioso e un padre splendido - aggiunge con un sorriso velato -, che spronava sempre tutti a provare, a buttarsi. Come quella volta che disse ai nostri figli Alessandro e Vittoria di andare a camminare insieme a piedi scalzi, nella neve». L'altra notte la neve è scesa in cima al monte Croce.

Marta Todeschini

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