L'affresco nell'ex chiesa di S.Agata
I lavori sono di Quaglio e Bianchi

Un banale incidente, la caduta della controsoffittatura del terzo piano della ex chiesa di Sant'Agata in Città Alta, qualche mese fa aveva svelato una nuova opera d'arte. Era comparso un affresco di cui però non era noto l'autore.

Un banale incidente, la caduta della controsoffittatura del terzo piano della ex chiesa di Sant'Agata in Città Alta, qualche mese fa aveva svelato una nuova opera d'arte. Era comparso un affresco di cui però non era noto l'autore.

Nell'estate del 2008, in una sala al piano terra del Circolino, oggetto di lavori per l'ampliamento della pizzeria, era già accaduta una cosa simile e la cooperativa di Città Alta si era attivata chiedendo la consulenza della ricercatrice Tosca Rossi al fine di delineare una ricostruzione storica utile per l'identificazione dell'artista. Lo stesso è avvenuto, poi, dallo scorso dicembre per l'affresco di Sant'Agata, messo sotto la lente di ingrandimento degli alunni della classe 4C del liceo artistico Manzù.

Questi due differenti progetti, uniti in un unico lavoro, hanno consentito di stabilire l'origine barocca e la paternità: gli affreschi sono di Giulio Quaglio e Salvatore Bianchi. Di Giulio Quaglio è l'episodio pittorico che raffigura la vicenda del profeta Elia rinvenuto nel salone del Circolino. A occuparsi della sua analisi è stata la ricercatrice Tosca Rossi, che ha compiuto un raffronto dei soggetti raffigurati con le altre fatiche dell'artista, in particolare con quella presente nella cattedrale slovena di Lubjana.

«La datazione – spiega – pare appropriata per opportune valutazione tecniche, ma anche per la presenza del Quaglio a Bergamo impegnato a dipingere per Mia nelle chiese di Sant'Alessandro in Colonna, San Carlo dei Mendicanti e in molti altri edifici religiosi. A fornire una solida base di partenza è stata la nutrita bibliografia locale, come quella del Tassi, Batoli e Pasta».
È la mano di Salvatore Bianchi, invece, ad avere dipinto i quattro campi pittorici al terzo piano della ex chiesa di Sant'Agata: «Non è stato facile dare un nome – dice l'insegnante Lucia Dreoni del Liceo artistico Manzù – perché Bianchi era poco conosciuto a Bergamo e perché molte delle sue opere sono state distrutte. Inoltre il suo cognome era molto diffuso e quindi spesso si è fatta confusione con i suoi omonimi». Questo percorso di riscoperta, sia dei singoli prodotti artistici, sia dell'immobile, non è terminato.

Dall'8 al 15 dicembre prossimi, nell'Ex-Ateneo piazza Reginaldo Giuliani si terrà una mostra con pannelli riguardanti l'architettura del complesso di Sant'Agata. Nello stesso periodo verrà organizzato un convegno e pubblicato un libretto. «L'affresco di Giulio Quaglio – dichiara Aldo Ghilardi, presidente della cooperativa Città Alta che ha sostenuto per l'intero il restauro dell'affresco – è la viva testimonianza di una preziosa ricchezza culturale, per la maggior parte ancora gelosamente custodita dalla storia e dalla pietra. È nostra volontà quella di continuare a salvaguardare e a valorizzare questi tesori immensi, per liberare la purezza e il sublime dell'arte e della cultura dal giogo ormai diffuso dell'edonismo e dell'apparenza».

El. Ri.

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