Claudio Nizzi si racconta in città:
«Così ho salvato le storie di Tex»

Claudio Nizzi è probabilmente il più importante e prolifico sceneggiatore di fumetti in Italia. In cinquant'anni di attività è stato una delle colonne di riviste per ragazzi come "Il Vittorioso" e "Il Giornalino", ha scritto centinaia di albi di Tex.

«Claudio Nizzi è probabilmente il più importante e prolifico sceneggiatore di fumetti in Italia. In cinquant'anni di attività è stato una delle colonne di riviste per ragazzi come "Il Vittorioso" e "Il Giornalino", ha scritto centinaia di albi di Tex, divenendo l'indiscusso erede del mitico Gian Luigi Bonelli, e ha trovato anche il tempo di creare nuovi personaggi, come Nick Raider e Leo Pulp. Hanno disegnato le sue storie alcuni tra i più grandi disegnatori italiani e stranieri».

Così Roberto Guarino, avvocato torinese, presenta lo scrittore e sceneggiatore di fumetti cui ha dedicato un libro-intervista: «Tex secondo Nizzi» (Allagalla Editore, 224 pagine, 23 euro). Guarino e Nizzi (a Bergamo per presentarlo, alla Libreria Ibs.it di via XX Settembre). Nizzi ha creato e costruito le storie di Tex, uno dei fumetti italiani più celebri e di successo, per circa trent'anni, dai primi anni Ottanta (la sua prima storia, «Un diabolico intrigo», esce nel 1983) sino a due anni fa.

«Negli ultimi anni - informa Guarino - Nizzi ha rallentato la sua produzione fumettistica e ormai esiste una sola sua sceneggiatura ancora inedita: la sta disegnando Lucio Filippucci e dovrebbe uscire nel maggio 2013». Un fumetto tra i più conosciuti e venduti, si diceva, se non il primo della lista: «è stato interamente ristampato su Repubblica», ricorda Guarino, «ci hanno provato con altri personaggi, come Zagor, ma non hanno avuto lo stesso successo. Da Bonelli è stato ristampato integralmente, a colori, quattro volte. Ogni anno, o anche con maggiore frequenza, esce un Oscar Mondadori con le sue storie più belle. Per Natale, da quindici anni, Mondadori edita un cartonato con una sua storia a colori».

Tra i grandi appassionati di Tex si annoverano parecchi «insospettabili», personaggi famosi e persino intellettuali, da Roberto Benigni a Cofferati, da Bertinotti a Guccini, fino a, udite, Giulio Giorello, che lo ha citato anche in articoli e saggi, ed era molto amico di Sergio Bonelli, scomparso nel settembre 2011. Tex, spiega Guarino, «è trasversale, ha un pubblico molto vasto e vario, dal margaro di montagna all'intellettuale raffinato, magari collezionista maniaco. Altri eroi del fumetto sono più settoriali».

«Quando ho cominciato a scrivere le storie di Tex», ricorda Nizzi, «avevo già un'esperienza di più di vent'anni, avevo scritto sul "Vittorioso" e soprattutto sul "Giornalino". Ho tratto spunti anche dalla mia passione per la letteratura, per ragazzi, americana, di genere. Sono sempre stato appassionato di gialli, nelle prime storie ho sfogato questa mia predilezione. Coerentemente con le indicazioni della casa editrice, che mi aveva spinto a fare storie gialle, perché davano qualcosa di più». Una contaminazione giallo-western. Altra, se non la prima, fonte di ispirazione, le storie di Gian Luigi Bonelli: «Ho fatto un'operazione di rilettura completa, sistematica, del Tex di Bonelli. Ho studiato le tematiche, il linguaggio, cercando di imitare il più possibile il suo stile, di nascondermi in Gian Luigi Bonelli».

Per anni le sue storie sono uscite senza la sua firma: «Tanti esperti e lettori hanno scritto a Bonelli complimentandosi con lui per il fatto che aveva ritrovato la vena artistica di un tempo. Allora era anziano, scriveva meno. In realtà le avevo scritte io». Sergio Bonelli, figlio di Gian Luigi, «mi aveva chiesto di non firmare, per un certo periodo, le storie di Tex. Mi è costato moltissimo. Io avevo sempre firmato tutto, fin dal mio esordio sul "Vittorioso". Non insistetti perché vedevo Sergio davvero preoccupato all'idea che la scomparsa del mitico "text by Bonelli" e l'arrivo di un nome nuovo potesse disaffezionare i lettori». La sua prima storia, «Un diabolico intrigo», è disegnata da Erio Nicolò.

«Ho avuto la fortuna di realizzare almeno una storia con lui, prima della sua scomparsa. A Bologna era circondato da un gruppo di lettori adoranti, uno gli chiese: "Quali storie di Tex preferisci disegnare?" Lui: "Quelle dove ci sono meno cavalli, così faccio meno fatica"». Si direbbe che una storia sia progettata in modo più o meno felice a seconda del disegnatore cui è destinata. «È fatale che sia così. Non sprechi un buon soggetto con un disegnatore non in grado di valorizzarlo. Penso che anche gli sceneggiatori cinematografici scrivano una parte pensando all'attore che sarà chiamato a interpretarla».

Nizzi, insomma, specie nei primi tempi della sua collaborazione, è colui che recupera spirito e carattere originario del Tex di Gian Luigi Bonelli, assolvendo a un compito che gli era stato conferito dall'editore. Tanto che, una volta, racconta Guarino, Sergio Bonelli, presentandolo al pubblico, lo ha così definito: «Questo è quello che ha salvato Tex e la casa editrice».

Vincenzo Guercio

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