Ruggeri: «Canto l'emarginazione
Le diversità oggi ci fanno paura»

Del disco che uscirà il 7 maggio prossimo, sarebbe meglio non parlarne, per non anticipare i tempi, ma di lì partiamo. Enrico Ruggeri viene a Bergamo il 16 aprile, a cantare la terra, invitato dal Centro Etica Ambientale.

Del disco che uscirà il 7 maggio prossimo, sarebbe meglio non parlarne, per non anticipare i tempi, ma di lì partiamo. Enrico Ruggeri viene a Bergamo il 16 aprile, a cantare la terra, invitato dal Centro Etica Ambientale. Al mattino interviene al convegno pensato per le scolaresche della provincia a tema «Agricoltura, etica e tutela del territorio», in buona compagnia con esperti e giornalisti, e a sera tiene un concerto nell'Auditorium del Seminario vescovile Giovanni XXIII (inizio ore 21; ingresso 25 euro; organizzazione GeoMusic).

In giro c'è il singolo «Diverso dagli altri» e un video molto particolare che fa discutere. «Sul diario di bordo del mio sito sono stato abbastanza generoso di notizie», spiega il cantautore. «L'album è composto da tredici canzoni, ha allegato un romanzo breve, l'argomento è Frankenstein. È un concept album».

Un elogio della diversità
Nel brano ad un certo punto si dice: «Sono normale, ma diverso dagli altri». Sorta di elogio della diversità. «Il tema è interessante, attuale, complesso. Al di là della prima cosa che viene in mente: l'emarginazione, la diffidenza. La diversità può essere mentale, ideologica, culturale. Viviamo in un mondo dove l'omologazione è all'ordine del giorno, e laddove si scorge qualcosa di non omologato nasce la paura. Che la differenza sia fisica, etnica o mentale poco conta». Il mito di Frankenstein mette in campo la diversità, anche della vittima. «Nel caso del mostro del dottor Frankenstein è proprio quella diversità. Oggi del resto è sempre più difficile separare le vittime dai carnefici, come ci insegna la cronaca di tutti i giorni».

Ruggeri non ha mai scritto una canzone sul tema dell'ambiente, anche se spesso la natura ha fatto da sfondo ai suoi racconti. La prima canzone che viene in mente è «Mare d'inverno». La vocazione ambientalista è sentita, mai sbandierata. «La fascinazione del mare in inverno la metterei in prima fila. Il mare lontano dall'aspetto merceologico, industriale, è quasi una forza che recupera la sua naturalità. Prima di quella canzone il mare veniva inquadrato solo nel periodo estivo. Ombrelloni, situazione balneare, amori estivi e quant'altro. Era abbastanza strano, perché nella letteratura, nella pittura e al cinema l'immagine del mare d'inverno era stata usata a profusione. Ho solo colmato una lacuna culturale. Tutto qua. La natura l'ho sempre scrutata e l'ho spesso utilizzata come scenario delle canzoni. Scrivere un pezzo contro i biechi inquinatori sarebbe pericoloso: il rischio è di sconfinare nella retorica».

Nel disco che verrà, Ruggeri unisce le canzoni alla passione per la scrittura. La parola ancora una volta ha la meglio. Ecco la diversità dell'album. «Viviamo in tempi in cui qualcuno il calcio di rigore deve pur andare a tirarlo. Certe cose vanno dette, almeno di commento, senza pretese, senza voler a tutti i costi lanciare messaggi. Oggi le canzoni sembra che abbiamo come unico e dichiarato scopo quello di procurare evasione, rispetto ad un tempo in cui facevano riflettere. Sarà per la contrazione del mercato e la conseguente paura. Sta di fatto che le canzoni sono tre minuti di evasione avulsa da tutto: a me piaceva lei, a lei piaceva lui, allora io soffro, che bello il nostro amore, che brutto che te ne sei andata. Fine. Ho un'altra idea della canzone».

Atmosfere alla Greenaway
Il romanzo breve che s'accompagna al disco naturalmente è inerente al concept. Così come il video di «Diverso dagli altri» mette in scena un clima grottesco che fa pensare a certi film di Peter Greenaway. «Quello voleva essere il riferimento principale. Nella parte del pranzo, di quella strana festa. Poi ci sono momenti in cui sono da solo, senza vestiti: lì il riferimento va a De Niro e al suo Frankenstein. Il mostro che si alza da solo, nudo, e inizia la sua vita. Questi sono i due poli del video. Un racconto per immagini abbastanza assurdo, al quale si possono dare diverse interpretazioni: il fatto che l'artista viene dato in pasto; che oggi si consuma tutto con una rapidità tale per cui anche le persone vengono divorate. Nel video ci sono anche Ale & Franz che fanno gli anfitrioni e portano l'uomo tagliato a metà. Anche loro finiscono per mangiarsi un con l'altro. Altro carnefice che diventa vittima».

Ugo Bacci

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