Servillo al Sociale: Verba manent
«Io stakanovista? Vi sbagliate»

Dopo Vito Mancuso, Clara Gaymard e Remo Bodei, sarà Toni Servillo, sinonimo, in Italia, di attore «serio» e impegnato, a incontrare il pubblico, lunedì 15 aprile alle 21 al Teatro Sociale, per questa seconda edizione di «Verba manent».

Dopo Vito Mancuso, Clara Gaymard e Remo Bodei, sarà Toni Servillo, sinonimo, in Italia, di attore «serio» e impegnato, a incontrare il pubblico, lunedì 15 aprile alle 21 al Teatro Sociale, per questa seconda edizione di «Verba manent», rassegna di incontri con i protagonisti della Cultura e dello Spettacolo organizzata dal relativo Assessorato del Comune e dalla Casa delle Arti. Tema: «L'intelligenza e il talento al servizio dell'arte» (ingresso gratuito su prenotazione: 035.4160601/602/603).

Servillo, di cosa parlerà?
«Sarà una conversazione sulla mia formazione di attore e sulla prassi, il metodo con cui lavoro a cinema e a teatro. Racconterò la cosa più importante che ho fatto: formare, 25 anni fa, il gruppo Teatri Uniti, con cui continuo a lavorare, nato da una passione condivisa con alcuni giovani allora usciti dal liceo. La passione per il teatro, poi diventato cinema, sempre in forma indipendente. È stata la nostra "impresa": culturale, ma anche nel senso che ci siamo dati un lavoro».

Ha interpretato Gomorra, il Divo, recentemente il politico Pd in «Viva la libertà»: il suo mestiere vuol dire anche rendersi interprete di pezzi di storia, costume, politica italiana? Diventa, insomma, uno strumento conoscitivo di prima linea?
«Questo per me ha un valore in generale, aldilà dell'interpretazione di questi film: frutto naturalmente di una scelta, di una condivisione con i registi, determinata dall'interesse comune ad occuparsi dell'oggi. L'atteggiamento morale è molto importante nell'esercizio della professione. Non ho mai fatto teatro né cinema in maniera disinvolta, disimpegnata, mercenaria».

Visto da fuori, sembra affetto da una certa bulimia artistica…
«Mi offre un'occasione per poterlo smentire categoricamente. Nessuna forma di bulimia artistica. Faccio uno spettacolo a teatro ogni quattro anni, interpreto con molta serietà il momento delle recite, della tournée, delle repliche. L'ultimo spettacolo, "La trilogia della villeggiatura", risale a 5 anni fa, ha girato il mondo con 400 repliche. Questo che ha appena debuttato, "Le voci di dentro" di Eduardo, si appresta a fare altrettanto. Per il cinema faccio un film all'anno, a volte uno e mezzo. Anzi, sono uno che si occupa molto della vita, mi piace vivere, sono appassionato al lavoro ma non ossessionato dal lavoro».

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