Yoani Sànchez al «Manzoni» di Monza
Segui con noi la diretta in streaming

Yoani Sanchez presenta alle 17 al teatro Manzoni di Monza il suo libro «In attesa della Primavera» e dialogherà con Giorgio Bardaglio, il direttore de «Il Cittadino» di Monza e della Brianza. Entra nella notizia per vedere l'incontro in diretta

La primavera è donna a Cuba. Ha i capelli lunghi della protesta (non li taglia per solidarietà al padre al quale erano stati contestati i capelli lunghi) e la mitezza di una giovane donna di 37 anni che ha aperto le finestre su una realtà che ai più è restata celata sin dal trionfo della Rivoluzione del 1959.

Yoani Sanchez, che oggi alle 17 presenterà al teatro Manzoni di Monza il suo libro «In attesa della Primavera», scritto con Gordiano Lupi e pubblicato da Edizioni Anordest, e dialogherà con Giorgio Bardaglio, il direttore multimediale del Cittadino di Monza e della Brianza. Clicca qui per vedere l'incontro in diretta (dalle 17)

Sono molti i temi che la blogger cubana toccherà nell'incontro di oggi: la tecnologia innanzitutto «Il primo computer l'ho montato da sola e l'ho chiamato Frankestein perché era la somma di innumerevoli componenti», poi la sua scrittura intesa come «esercizio di codardia, perché credo nella narrazione della verità dei fatti e non dei proclami» e infine la sua grande passione per il giornalismo «vorrei un giorno aprire una testata giornalistica a Cuba, o almeno vorrei che il Granma ospitasse i miei articoli, vorrei che i giornalisti nel mio paese fossero liberi di fare cronaca pura».

Non ha un programma politico Yoani Sanchez, nel suo «giro del mondo in 80 giorni» desidera solo raccontare del valore della parola, della tecnologia, della democrazia. Anche per la sua amata Cuba.

Scrive Mario Calabresi nella sua presentazione al libro della Sànchez: «Due persone sono state decisive per convincermi definitivamente dell'importanza del lavoro che Yoani Sánchez porta avanti da anni: Barack Obama e il mio barbiere. Nel 2009 Yoani inviò alla Casa Bianca sette domande sul futuro di Cuba, indirizzate al presidente Obama. Una persona qualunque poteva attendersi come replica, al massimo, due righe cortesi di ringraziamento redatte da qualcuno dello staff presidenziale. Passarono invece poche settimane e a casa di Yoani arrivò una risposta scritta di Obama, che si dilungava nel dettagliare la linea della sua Amministrazione nei confronti del regime castrista. “Il suo blog – scrisse tra l'altro il presidente alla Sánchez – offre al mondo una finestra unica per scoprire la realtà della vità quotidiana a Cuba”. Il settimanale “Time” aveva già inserito poco tempo prima Yoani nella lista delle 100 persone più influenti del pianeta. Ma la mossa di Obama significava qualcosa di più, perché faceva della blogger cubana un interlocutore diretto per il governo degli Stati Uniti, un modo per l'America di raggiungere direttamente il popolo cubano. Nel nostro piccolo, noi de La Stampa da questo punto di vista avevamo preceduto il presidente americano di diversi mesi, riconoscendo l'eccezionale opportunità di capire Cuba che ci offrivano i racconti di Yoani. Il governo de L'Avana nella primavera 2009 le vietò di partecipare al Salone del Libro di Torino: l'espatrio per Yoani era solo un sogno e sarebbero passati altri quattro anni di battaglie prima che le fosse concesso di avere il passaporto e lasciare l'isola. Visto che il regime all'epoca non la lasciava andare in giro per il mondo e ostacolava in ogni modo il suo lavoro sul web, decidemmo di darle ospitalità sul nostro giornale e su LaStampa.it, diventato la casa italiana del blog “Generaciòn Y” di Yoani. Da allora, è diventata una di “famiglia” per noi della Stampa, una testimone eccezionale che ci ha aiutato a scoprire la complessa evoluzione delle vicende cubane. Attraverso Yoani, però, sono stati soprattutto i lettori italiani a vivere l'altalena di frustrazioni e piccole e grandi conquiste che caratterizzano la vita quotidiana sotto uno degli ultimi regimi comunisti al mondo. Yoani ha storie da raccontare che colpiscono chiunque, dal presidente degli Stati Uniti alla gente comune. A farmelo capire è stato il mio barbiere. Un giorno sono entrato nel suo negozio, mi sono seduto per attendere il mio turno e sul tavolino in bella evidenza, dove di solito dominano le riviste di gossip, ho visto il libro “Cuba Libre” di Yoani. “Cosa ci fa qui?”, ho chiesto al barbiere. “L'ho comprato perché ero incuriosito dall'autrice – mi ha risposto – e ho scoperto che ci racconta come si vive davvero a Cuba, senza censure. Lo tengo a disposizione dei clienti nella speranza che lo sfoglino, così il tempo che passano nell'attesa serve a qualcosa. Gli ho regalato una finestra su Cuba…”. Il mio barbiere a Torino la pensava esattamente come Barack Obama a Washington. E allora buon viaggio con Yoani».

Clicca qui per vedere la diretta dell'incontro con Yoani Sanchez

© RIPRODUZIONE RISERVATA