Hannah Arendt e Papa Giovanni
Una pièce alla Cornabusa di Cepino

DeSidera Festival dedica a Papa Giovanni XIII, in occasione del cinquantenario della sua morte, stasera alle 21 presso il Santuario della Cornabusa di Cepino Imagna, la drammatizzazione «Il giornale dell'anima», di e con Paola Bigatto, con Eliseo Cannone e Lisa Capaccioli.

DeSidera Festival dedica a Papa Giovanni XIII, in occasione del cinquantenario della sua morte, stasera alle 21 presso il Santuario della Cornabusa di Cepino Imagna, la drammatizzazione «Il giornale dell'anima», di e con Paola Bigatto, con Eliseo Cannone e Lisa Capaccioli, che prende le mosse dalla recensione che Hannah Arendt fece del diario spirituale del Papa.

L'11 aprile del 1963 il pontefice emanava l'enciclica «Pacem in terris»; il 3 giugno successivo si spegneva in Vaticano. Nello stesso anno la Arendt, osservatrice attenta della situazione politica mondiale, si trovava in Italia, dove assistette alle reazioni popolari per la morte del Papa Buono.

Ebrea tedesca emigrata dapprima in Francia e poi negli Stati Uniti, per sfuggire al nazismo, aveva già pubblicato alcune delle sue opere più celebri, come il monumentale saggio «Le origini del totalitarismo» e «La banalità del male».

Nel 1965, in occasione dell'edizione in lingua inglese del «Giornale dell'anima», il diario spirituale di Angelo Giuseppe Roncalli, la New York Review of Books chiese alla Arendt di recensirlo. L'articolo che ne sortì, intitolato «Il Papa cristiano», è poi stato pubblicato anche in Italia (a breve sarà disponibile in un volumetto delle Edizioni Dehoniane).

Leggendo queste pagine si ha l'impressione che la Arendt (agnostica in materia di religione ma severa con gli atei, «che fingono di sapere ciò che nessun uomo può sapere») voglia soprattutto chiarire a se stessa i motivi del fascino esercitato, su di lei come su innumerevoli altre persone, dalla figura di Papa Giovanni: «Nel bel mezzo del nostro secolo - dice citando diversi passaggi del «Giornale» giovanneo - quest'uomo ha deciso di prendere alla lettera, e non simbolicamente, ogni articolo di fede che egli era stato insegnato. Egli desiderava veramente «essere schiacciato, disprezzato, negletto per amore di Gesù»; aveva disciplinato se stesso e la sua ambizione sino al punto di disinteressarsi completamente «dei giudizi del mondo, anche del mondo ecclesiastico».

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