«La Luna nacque dallo scontro
tra la Terra e un altro pianeta»

Sulla Luna ci siamo stati, nei mitici Anni Sessanta abbiamo realizzato il grande sogno dell'umanità, era il 20 luglio del 1969: fu il coronamento di un decennio mirabolante dal punto di vista astronautico, e non soltanto. Ma le conoscenze sul nostro satellite sono ancora limitate.

Sulla Luna ci siamo stati, nei mitici Anni Sessanta abbiamo realizzato il grande sogno dell'umanità, era il 20 luglio del 1969: fu il coronamento di un decennio mirabolante dal punto di vista astronautico, e non soltanto. Ma le conoscenze riguardanti il nostro satellite sono ancora limitate: dopo un periodo di assenza, alcune sonde automatiche sono tornate verso la Luna, fra altre anche la missione Grail della Nasa, due navicelle gemelle che hanno effettuato studi riguardanti anche l'interno del satellite.

Ne ha parlato stamattina al Teatro Sociale per Bergamo Scienza Maria Zuber, del Mit (Massachusetts institute of technology). Maria Zuber è lo scienziato principale della missione.

Quali sono le principali scoperte della missione Grail?
«La missione ci ha mandato tanti elementi nuovi e le analisi delle informazioni sono ancora in corso. Comunque abbiamo avuto conferma che le parti esterne della Luna hanno subito profonde fratture per il bombardamento di meteoriti che ha riguardato la prima fase di vita del Sistema Solare. Abbiamo nuove informazioni sulla composizione e sull'origine della Luna che effettivamente pare essersi formata per un formidabile impatto della Terra appena nata con un altro corpo di dimensioni planetarie. Abbiamo avuto conferma della presenza di "mascons", ovvero zone dove si registrano anomalie della gravitazione lunare, in corrispondenza delle aree scure. Anche queste anomalie sono legate ai grandi impatti meteorici primordiali».

La Luna ha mai posseduto un'atmosfera?
«La Luna ebbe un'atmosfera umida e spessa poco tempo dopo la sua formazione. Ma non durò a lungo: la forza gravitazionale non è abbastanza intensa per trattenerla. Oggi ancora possiede un'atmosfera, ma si tratta giusto di un pugno di atomi per centimetro cubo».

Ci saranno nuove esplorazioni della Luna con equipaggio umano?
«Io credo nell'esplorazione dello spazio da parte dell'uomo, è una grande sfida per l'umanità. Sulla Luna ci siamo stati e sarà importante tornare. Il viaggio verso Marte sarebbe qualche cosa di straordinario, di eccitante, una fantastica sfida. Per lo sviluppo scientifico e tecnologico queste eventuali missioni sarebbero fondamentali».

Che cosa ci dice dell'esplorazione degli altri pianeti terrestri del Sistema Solare?
«La superficie di Mercurio è così calda da fondere il piombo, un luogo del tutto inospitale. Su Venere abbiamo temperature di 500 gradi, un'atmosfera di anidride carbonica che ha innescato un terribile effetto serra. Ci sono nubi di acido solforico. La pressione atmosferica è pari a quella che si trova a un chilometro di profondità nel mare. Non penso che si potrà mandare su questi pianeti un equipaggio umano, non certo in tempi brevi. Per Marte il discorso è diverso. Marte ha un'atmosfera di anidride carbonica rarefatta simile a quella che si trova sulla Terra a un'altitudine di venti-trentamila metri. Marte è freddo, ma durante l'estate all'equatore si può arrivare a venti gradi centigradi sopra lo zero. C'è una grande quantità di ghiaccio d'acqua appena sotto il suolo. In breve, sarebbe una grande sfida per l'esplorazione umana, ma fattibile a patto di un grande sforzo. Gli americani mandarono un uomo sulla Luna in dieci anni da quando lo decisero. Io credo che un tempo simile sarebbe necessario oggi per Marte qualora si decidesse di realizzare la missione. Io spero che la missione verso Marte verrà organizzata a livello internazionale».

C'è vita su Marte?
«La sonda Curiosity ha accertato che l'acqua si trovava un tempo sulla superficie di Marte. Sta cercando una risposta riguardo alla presenza della vita. Secondo alcuni studiosi, quando l'atmosfera di Marte divenne troppo sottile, le creature viventi del pianeta trovarono rifugio sotto la superficie. Io credo che sia lì che dobbiamo cercare. La ricerca della vita sul Pianeta Rosso continua».

Paolo Aresi

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