Sanremo, duetti magici
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il Festival di Bonolis piace. Ha superato brillantemente la prova della seconda serata, che patisce sempre un calo fisiologico, ma ha messo comunque a sedere davanti al video più di 12 milioni di telespettatori. E la musica va: promossa Ania per la categoria Giovani Sanremo Web, a casa quattro big, televoto a notte fonda.
La serata di ieri ha proposto duetti e performance di lusso. I grandi che evitano volentieri Sanremo sono consensualmente caduti nel gioco di Bonolis e calcano il palco dell'Ariston senza troppi patemi. Riccardo Cocciante si rispecchia nel giovane Filippo Perbellini, e strega l'Ariston con l'enfasi drammatica di «Quando finisce un amore». Pino Daniele sostiene Silvia Aprile, da chitarrista, e da solo si mette al centro della scena a ricordare «Quando», l'anima di un amico, e il suono di «Napule è».
La migliore canzone di questo Sanremo s'intitola «Come in ogni ora». L'ha scritta Burt Bacharach e Karima la canta impeccabilmente incrociando la voce pastosa dell'ottimo crooner Mario Biondi, accompagnati al piano dal grande compositore. Un intenso momento di buona musica, null'altro da dire.
Papà Fornaciari e i Sorapis giocano con la voce black di Irene Fornaciari, e in dieci minuti sostengono la ragazza e stringano un medley all'insegna della par condicio: un pezzo per Dodi, uno per Vandelli, un paio di cover accaldate e «Baila» di Sugar.
Il professor Vecchioni mette al servizio di Chiara Canzian il fascino di una voce ritrovata, per poi dedicare alla «nipotina» la canzone più ovvia: «Sogna ragazzo sogna».
A ruoli cambiati Lucio Dalla fa il controcanto all'amica Iskra, sua corista da sempre. Quindi siede al piano e fa cantare Laurenti, Bonolis, l'orchestra, il teatro, persino Del Noce, improvvisando tra «4 marzo '43» e «Piazza grande».
Simona Molinari, la più «Egocentrica» del Festival, divide affinità elettive con Ornella Vanoni che, sola sul palco, rende omaggio a Mino Reitano cantando «Una ragione di più». Ranieri ribatte la voce indomabile di Barbara Gilbo, e poi ricorda «Perdere l'amore» con l'orchestra di Bruno Santori che si piega duttile ad ogni esigenza.
Arisa è la «Sincerità» fatta canzone, accompagnata al piano dall'ottuagenario Lelio Luttazzi, Malyka Ayane duetta con Paoli e guarda oltre il giardino di Sanremo, verso un futuro che certamente sarà interessante.
Tante storie che s'intrecciano, tante canzoni che rivivono, e l'orchestra di Bruno Santori che rende omaggio a Burt Bacharach, accompagna Laurenti (la rivelazione del Festival) in una strepitosa versione di «My Way», e tocca il cielo con un dito assecondando il bravissimo Kevin Spacey nelle pieghe di «Faith To Moon».
L'happening alla fine è festoso. All'inizio Giovanni Allevi è un pianista sull'Oceano che annuncia la melodia di quel film, per poi avventurarsi nell'informalità di «Piano Karate», Gli Easy Star All Stars suonano in levare come Bob Marley, Alain Clark duetta con papà con la canzone giusta, Giorgio Pasotti legge un pensiero di Ammanniti, Gabriella Pession è un'attrice in libertà sul palco dell'Ariston. Il bellone di turno si chiama Thyago Alves e tira anche calci al pallone, amico fraterno di Kakà. Il contenitore Sanremo anche stavolta è zeppo di segni. Domani si vedrà, anche se l'interpretazione del festival secondo Bonolis ormai non la discute più nessuno, o quasi.

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