Barbarossa, il leader della Lega
nell'epic movie di Martinelli

Lo scorso 14 marzo, a Pontida, era stato proiettato il «dietro le quinte» di Barbarossa, il nuovo film di Renzo Martinelli coprodotto da Rai Fiction e da Rai Cinema. «Una produzione come questa non ha precedenti, nella storia del cinema europeo», aveva detto in quell’occasione il regista. «Abbiamo girato in Romania per contenere i costi di produzione, che ammontano comunque a 30 milioni di dollari: abbiamo usato migliaia di comparse, abbiamo costruito una Milano medievale su un’area equivalente a due campi sportivi e stiamo lavorando al computer per modificare, con il digitale, moltissime scene».

Ieri sera Martinelli ha proposto una breve anteprima del film (che il 9 ottobre uscirà in 300 sale italiane) ad Alzano Lombardo, intervenendo alla ventesima Bèrghem Fest. Nel corso dell’incontro, Martinelli ha risposto ad alcune domande formulate dall’onorevole Giancarlo Giorgetti, segretario nazionale della Lega Lombarda; soprattutto, ha rimarcato i significati simbolici, morali e politici di questo suo epic movie di ambientazione medievale, che ha due protagonisti: il primo è l’imperatore tedesco Federico I Hohenstaufen (detto appunto Barbarossa), interpretato da Rutger Hauer; il secondo è Alberto da Giussano (Raz Degan), il condottiero che, secondo la tradizione, avrebbe difeso il carroccio nella battaglia combattuta e vinta dalla Lega Lombarda (omonima del partito fondato da Umberto Bossi) a Legnano, il 29 maggio 1176, contro le truppe imperiali.

Ma appunto, se Alberto appare in una luce decisamente più positiva, incarnando l’amore per la propria terra e per la libertà (che “non si dona” ma “si conquista”, come recitano le locandine del film), perché si è scelto come titolo “Barbarossa”, anziché “Alberto da Giussano”? “Perché così facendo – ha risposto Martinelli -, il film non sarebbe mai stato finanziato. Già con il titolo “Barbarossa” abbiamo incontrato, in Rai, molte ostilità, che sono state superate grazie al coraggio e alla testardaggine del segretario federale (della Lega Nord, cioè Umberto Bossi, ndr.). In compenso, l’edizione inglese della pellicola, destinata a essere “esportata” in altri Paesi, si intitola The Company of Death, perché “compagnia della morte” si chiamava il gruppo di 900 giovani costituito da Alberto per difendere con le armi la libertà dei popoli padani, minacciata da Barbarossa: spero che questo film possa essere visto dal pubblico di tutto il mondo, e divenire per la nostra terra un analogo di ciò che Braveheart è stato per la cultura e l’identità scozzesi”.

Il significato politico dell’operazione cinematografica condotta da Martinelli (“L’istinto di dominio con cui Barbarossa guardava alla Padania – ha detto Giorgetti – era lo stesso istinto con cui oggi Roma guarda il Nord”) è stato colto e apprezzato dal numeroso pubblico presente all’incontro di ieri sera, che ha accolto più passaggi del discorso del regista con scroscianti applausi; è stato anche comunicato che il promo di Barbarossa sarà ospitato sul sito Internet della Provincia di Bergamo. Infine, una curiosità, segnalata dallo stesso Martinelli: in segno di affetto e riconoscenza, egli ha voluto dedicare un piccolo “cameo” proprio a Umberto Bossi, che comparirà dunque in una sequenza di Barbarossa.

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