Al Caffè Letterario il poeta Jack Hirschman

«O poeta, conficca la tua penna nel pane / e pugnalalo come il coltello di questa notte / ha dato inizio all’infinita pugnalata». Sono i versi finali de L’arcano di Pristina di Jack Hirschman, pubblicato nella raccolta Arcani, edita in Italia da Multimedia Edizioni. Ne sintetizzano lo spirito: l’attenzione ai conflitti del mondo, la sensibilità verso gli ultimi e gli sconfitti, la necessità di una poesia fortemente compromessa con la vita e la realtà, la speranza che le parole possano contribuire a riscattare e modificare le cose.

Hirschman, considerato oggi uno dei maggiori poeti contemporanei, sarà lunedì 29 settembre al Caffè Letterario di via S. Bernardino, 53, in una performance poetica e pittorica. Con lui ci saranno la poetessa svedese Agneta Falk, di cui Multimedia ha da poco tradotto It’s not Love, It’s Love, i musicisti Omar Pedrini e Enrico Ghedi dei Timoria, il giovane poeta Igor Costanzo. La performance prevede musica, il reading di alcune opere di Hirschman e della Falk, un’azione pittorica sul rottame di un automobile. Sostanzialmente è un caro, vecchio happening, tra teatro, letteratura e arti visive.

Il titolo della performance è Da Flux is Peace, ed è organizzato dal Caffè Letterario con il sostegno di due sponsor (Del Rosso Vernici e Edp), il patrocinio dell’Università di Bergamo e, soprattutto, la collaborazione dell’Archivio Conz di Verona. Da trent’anni, l’Archivio è la memoria italiana di alcuni dei movimenti artistici e letterari più importanti, come la poesia visiva, fluxus e l’azionismo viennese. La sua collezione - tra documenti e opere d’arte - è vastissima. L’anno scorso organizzò diverse serate in Italia con Hirschman e Ferlinghetti (che tra l’altro venne a Bergamo per "Notti di luce"): è il singolare destino degli intellettuali dissidenti americani, più facilmente accolti e studiati da noi che nel loro paese.

Sovente accostato alla "Beat Generation", Hirschman appartiene in realtà a una generazione successiva (è nato settant’anni fa a New York) e, soprattutto, ha una formazione diversa. Ha insegnato per anni all’Università di Berkeley, e la sua rete di riferimenti culturali unisce la cultura yiddish (è di origini ebreo-russe) al surrealismo, la cabala ebraica a Pasolini (di cui è il traduttore americano). Ad avvicinarlo al Beat è l’uso del verso libero, il linguaggio modellato sullo "slang", la contestazione della cultura contemporanea.

Inizio ore 21. Per informazioni, www.ilcaffeletterario.com, tel. 035-243964.

(25/09/2003)

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