Banca Popolare e Art Up di marzo
«La Cera di Roma» di Piangiamore

Banca Popolare di Bergamo promuove il progetto Art Up, un’iniziativa culturale finalizzata alla conoscenza del proprio patrimonio artistico.

Ogni mese, un’opera d’arte diversa facente parte della collezione della Banca, verrà esposta al pubblico nell’atrio della Sede Centrale di Piazza Vittorio Veneto 8. Non una semplice presentazione, ma un vero e proprio «invito» alla lettura e alla fruizione tramite schede storico-critiche illustrate e collezionabili, realizzate per l’occasione dallo storico dell’arte Enrico De Pascale, Curatore responsabile della collezione. Con il progetto Art Up vengono così rese visibili opere d’arte antica e contemporanea normalmente «inaccessibili» perché ubicate negli uffici, nelle filiali, nei caveaux della Banca.

La collezione d’arte della Banca, che assomma diverse centinaia di opere di età compresa tra il XIV e il XXI secolo (dipinti, sculture, disegni, fotografie, stampe, ecc.), si è formata nel corso di quasi centocinquant’anni, intrecciando le proprie vicende con quelle della Banca stessa, fondata nel lontano 1869. Una raccolta ampia e variegata capace di coniugare l’attenzione per la produzione artistica locale e nazionale - da Baschenis a Fra’ Galgario, da Piccio a Manzù, da Ghirri a Boetti - con l’interesse per le proposte più sperimentali della scena internazionale: da Kapoor a Buren, da Armleder a Gillick, da Halley a Yan Pei Ming. Una varietà di opzioni linguistiche ed espressive che è frutto di precise scelte collezionistiche orientate a rappresentare al meglio il complesso e articolato panorama della cultura artistica passata e contemporanea.

«Nel mese di marzo viene proposto il terzo appuntamento del progetto Art Up 2016, che ha preso avvio nel 2014 - dichiara Osvaldo Ranica, Direttore Generale di Banca Popolare di Bergamo -, con l’esposizione di un’opera di Alessandro Piangiamore, artista vincitore nel 2015 del Premio Arte Cairo, il quale realizza lavori che si manifestano come un prolungamento sensoriale e immaginativo del reale».

ALESSANDRO PIANGIAMORE

La Cera di Roma #3 (2012 - cm 205 x 125x4 – candele in cera d’api, carnauba e cera di palma fuse).

L’opera è un lavoro in cera di grandi dimensioni ottenuto fondendo residui di candele recuperati dall’autore in diverse chiese della Capitale o dalle abitazioni di amici e conoscenti. La mescolanza tramite il calore di materiali acquisiti da situazioni e provenienze diverse, ha donato al lavoro una fisionomia, una colorazione del tutto casuali e una geografia formale dai contorni imprecisi. Appoggiata alla parete come una sorta di lapide profumata e screziata, l’opera è un ibrido a metà strada tra scultura e pittura in grado di innescare imprevedibili sensazioni e associazioni mentali.

«La Cera di Roma - dichiara Piangiamore - è un titolo che mira ad evocare un’origine del materiale costitutivo delle opere in questione, ovvero residui di candele raccolte nella città nella quale da un po’ di anni vivo. È un titolo che non intende fornire un significato, piuttosto spero contribuisca a favorire una visione altra, inaspettata (…). Quando ho iniziato a realizzare questo tipo di opere, non avevo contemplato il ruolo che il colore avrebbe esercitato, pensavo solamente a come ridare senso a del materiale fortemente caratterizzato da un punto di vista simbolico. Mi sono subito reso conto che l’aspetto formale più legato alla cromia non era facilmente gestibile all’interno del mio processo. Certamente anche la scelta della loro collocazione nello spazio, molto più vicina a quella classica dell’opera bidimensionale, contribuisce ad accentuarne l’ambiguità, rendendo labile il confine tra pittura e scultura».

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