Benedetto e Pina, una vita da burattinai
La storia straordinaria dei Ravasio - Video

Sabato 9 gennaio al Mutuo Soccorso di Bergamo, con la «Fondazione Benedetto Ravasio», si è svolta la manifestazione per ricordare la celebre coppia di burattinai bergamaschi. «Cambiarono il linguaggio dello spettacolo per adattarlo al pubblico, coinvolgendo i bambini nella narrazione».

Quando entrò nella cucina della sua casa a Bonate Sotto teneva in mano un sacco. Lo aprì e incominciò ad allineare sul tavolo tante teste di legno. Incomincia così, nel 1947, la storia di Benedetto Ravasio, il più noto dei burattinai bergamaschi. Fu l’ultimo «Principe dei burattinai», come venivano chiamati quei burattinai che per bravura e successo rappresentavano al meglio la grande tradizione di questo spettacolo popolare, un tempo diffusissimo. La scena, quasi teatrale, con Ravasio che arriva di corsa in casa col gran sacco in spalla e che incomincia a estrarre quelle teste è rievocata dalla moglie Giuseppina Cazzaniga, per tutti Pina, in una decina di pagine di memorie raccolte nel 2005: «Non avevo mai visto burattini in vita mia; li stese in fila uno per uno con delicatezza e ben allineati perché io e i miei figli li contemplassimo».

Quello che avvenne in tempi ormai lontani nella cucina dei Ravasio cambiò la vita di tutti: di Benedetto, di sua moglie e della famiglia. Storie lontane e quasi perse in vaghi ricordi. La guerra era finita da poco. Tra stenti, sacrifici inimmaginabili, fame e miseria, la gente faticava a tirare avanti. Si arrabattava con mille mestieri. Compreso quello del burattinaio. Storie lontane, rivissute sabato 9 gennaio nel salone dell’Associazione di Mutuo Soccorso, in via Zambonate, grazie alla manifestazione «Pina e Benedetto Ravasio, una vita da burattinai» organizzata dal Mutuo Soccorso e dalla Fondazione Benedetto Ravasio.

Un’occasione di incontro per ricordare questa bella coppia di burattinai: Benedetto nel centenario della nascita (1915), Pina per renderle omaggio a cinque mesi dalla scomparsa (il 9 agosto scorso all’età di 98 anni), entrambi tra gli ultimi protagonisti della grande tradizione del teatro popolare dei burattini che affonda le radici nell’Ottocento, fino a spingersi molto più in là. Al convegno sono intervenuti Pino Capellini, Remo Melloni, Oreste Castagna, Piergiorgio Nosari, Alberto Bagnò, Daniele Cortesi, Pietro Roncelli e Luciano Ravasio. In esposizione burattini e scenografie con video di Benedetto Ravasio.

«La compagnia Benedetto Ravasio e Pina –spiega Sergio Ravasio, presidente della Fondazione e figlio dei coniugi burattinai – ha rappresentato un momento importante di transizione dalla tradizione ottocentesca al nuovo spettacolo novecentesco: sono stati dei “traghettatori”, trasformando lo spettacolo e cambiandone il linguaggio per adattarlo a un pubblico che era cambiato. Benedetto intuì che lo spettacolo dei burattini doveva diventare più comunicativo ed è riuscito a creare uno spettacolo in cui i bambini avevano un ruolo attivo, potevano partecipare». Il burattino secondo Sergio Ravasio gioca ancora un ruolo chiave nella cultura, soprattutto nell’educazione dei più piccoli: «Lo vediamo nelle piazze e nelle scuole, è diventato anche importante per gli insegnanti: alcune scuole addirittura utilizzano per insegnare, oggi può sicuramente fare ancora molto per i bambini».

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