Capitale della cultura, un flop
«Poca Europa, idee deboli»

Le tanto attese motivazioni della bocciatura di Bergamo capitale europea della cultura 2019 sono sferzanti come una doccia fredda. In dodici righe redatte in inglese la giuria internazionale motiva il perché del siluramento di Bergamo.

Le tanto attese motivazioni della bocciatura di Bergamo capitale europea della cultura 2019 sono sferzanti come una doccia fredda. La commissione giudicatrice, in un report che il Ministero per i beni culturali non ha ancora ufficializzato, evidenzia luci e ombre dei dossier delle 21 candidate e dà conto dei colloqui che hanno portato alla definizione della short list.

In dodici righe redatte in inglese la giuria internazionale motiva il perché del siluramento di Bergamo. Loda lo sforzo ma picchia duro. Riconosciuta la volontà di sviluppare le infrastrutture culturali della città e ben accolta l’intenzione di mettere insieme arte, scienza e innovazione, la commissione scrive che «non è chiara la connessione tra l’intenzione dichiarata e il programma proposto». E ancora, non appare evidente come la città intenda sviluppare il rapporto tra arte e scienza e si esprimono perplessità sulla reale partecipazione della cittadinanza al progetto.

Dubbi sul fatto che i 35 milioni di euro preventivati per realizzare il programma del dossier potessero consentire lo sviluppo di nuovi progetti. «Il programma appare troppo basato su attività già esistenti piuttosto che su eventi appositamente pensati per il 2019». E poi c’è la dimensione europea, che secondo la commissione giudicatrice non è sufficientemente sviluppata, manca la consapevolezza della diversità delle culture in Europa. L’Ambasciata della cultura europea non basta e nemmeno la capacità di attrarre visitatori e artisti da tutto il Vecchio Continente. Un esempio? Il dialogo tra Nord e Sud Italia, tra Bergamo e Palermo, poteva essere esteso oltre confine.

Ulteriori elementi a giustificazione della bocciatura arrivano dai giudizi dati sui dossier delle sei candidate incluse nella short list (Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena). La città sarda (l’outsider che ha fatto il miracolo in pochi mesi, a fronte degli anni di lavoro messi in campo dalle altre finaliste) ha fatto centro con una presentazione particolarmente convincente e con un approccio fortemente europeo – si legge nel giudizio finale –. Matera (che si conferma la favorita) ha presentato un «concept» forte e chiaro (la volontà di diventare un laboratorio creativo al centro del Mediterraneo) coinvolgendo i giovani e guardando a un pubblico internazionale.

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