Celestini accende la «Radio clandestina»

Celestini accende la «Radio clandestina»Non ha che trent’anni, è esploso con spettacoli come La gallina canta e Cecafumo , è diventato in poco tempo un piccolo divo del teatro di ricerca italiano, ha vinto in successione il Premio della Critica 2002 e il Premio Ubu.

È Ascanio Celestini, classe 1972, romano, che mercoledì e giovedì è all’auditorium di piazza della Libertà con Radio clandestina , per gli «Altri percorsi» del Teatro Donizetti.

Della rassegna di quest’anno, dedicata alla narrazione, questo è uno degli appuntamenti più interessanti: Celestini è infatti, oltre che un emergente, portatore di uno stile narrativo originale e seducente. Settimana scorsa, il pubblico di «Crucifixus», a Tavernola Bergamasca, ha potuto farsi un’idea del suo modo di comporre, raccontare, porgere una storia al pubblico. Lo spettacolo era La fine del mondo : stralunato, poetico, fiabesco, strettamente legato alla cultura popolare e alla sua concezione magica della vita e dell’universo. Con Radio clandestina , che rievoca l’eccidio delle Fosse Ardeatine, sarà possibile notare un altro aspetto della sua produzione.

Celestini non tradisce mai le sue fonti di ispirazione: la musica e le canzoni popolari; un certo modo di vivificare il patrimonio orale, con una narrazione ricca di echi ritmici, ripetizioni, ritornelli, accenti musicali, intrusioni ed espressioni dialettali in romanesco; l’attenzione a personaggi poveri e umili, che ricorda (con meno patetismo, senza la ricerca del pathos) Pasolini o De André. Ma un conto è narrare storie di fantasia, del folklore e della memoria popolare, come in Baccalà e Vita morte e miracoli , che compongono con La fine del mondo una trilogia. Un altro conto è affrontare le tragedie del ’900, come le deportazioni e i massacri dei ghetti ebraici di Lodz e Roma (in Saccarina ) o, come appunto in Radio clandestina , il massacro delle Fosse Ardeatine.

Eppure, ciò che ha stupito la critica e il pubblico, in questi anni, è la capacità di Celestini di tenere ferme le proprie caratteristiche, pur adeguandosi a una materia più «alta». Rimane lo stesso il punto di vista: quello degli ultimi, della povera gente che non fa storia. Per approfondire, è previsto giovedì alle 18 un incontro con il pubblico nella sala conferenze del Donizetti.

Inizio spettacolo ore 20,30. Ingresso euro 10,3; ridotti 7,8 euro; Giovanicard 4,1 euro.

(08/04/03)

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