È morto a New York l’artista Christo
Nel 2016 The Floating Piers sul lago d’Iseo

Lutto nel mondo dell’arte internazionale. A 84 anni è morto Christo Vladimirov Javacheff, conosciuto da tutti come Christo: nel 2016 ci aveva fatto sognare con la sua opera The Floating Piers nelle acque del Lago d’Iseo.

L’artista è scomparso per cause naturali a New York City come spiega l’annuncio sulla pagina Facebook Christo and Jeanne-Claude Official. «Ha vissuto una vita piena, in cui non solo ha sognato ciò che sembrava impossibile, ma lo ha realizzato - si legge nell’annuncio -. Il lavoro di Christo e Jeanne-Claude ha unito le persone facendo condividere loro esperienze in tutto il mondo, la loro opera vive nei nostri cuori e nei nostri ricordi».

«Christo è nato il 13 giugno 1935 a Gabrovo, Bulgaria. Lascia la Bulgaria nel 1957 e poi fugge a Vienna. Si trasferì a Ginevra - si legge sulla pagina Fb -. Nel 1958, Christo andò a Parigi, dove incontrò Jeanne-Claude Denat de Guillebon, non solo sua moglie, ma anche compagna di vita nella creazione di opere d’arte ambientali monumentali. Jeanne-Claude morì il 18 novembre 2009. Christo ha vissuto a New York per 56 anni».

Considerati tra i maggiori rappresentanti della Land Art, anche se Christo preferisce la definizione di «Arte ambientale», Christo e Jeanne-Claude Denat de Guillebon sono stati gli autori di decine di opere sorprendenti, realizzate in tutto il mondo. «Lei e io» diceva sempre Christo. Hanno realizzato decine di opere indimenticabili e in tutto il pianeta, da «The gates» che con i suoi 7.503 «cancelli» ha colorato la neve di Central Park a febbraio del 2005, ai sorprendenti «Umbrellas» che in contemporanea hanno acceso di blu i dintorni di Tokyo e di giallo i dintorni di Los Angeles: 1.340 in Giappone, 1.760 in California. Poi i celebri impacchettamenti, dal Pont Neuf a Parigi al parlamento tedesco a Berlino. E tante altre maxi installazioni che hanno acceso l’ambiente in cui sono state collocate. Gli hanno dato un volto e un ricordo nuovo nella storia dell’arte. Come è successo la lago d’Iseo.

«In una lettera del 1958 Christo scrisse: “La bellezza, la scienza e l’arte trionfano sempre”. Teniamoci queste parole in suo ricordo» scrivono su Fb.
«L’arte perde oggi un grande protagonista che ha amato l’Italia e che ha stupito il mondo con opere che sapevano rendere spettacolari i paesaggi e le bellezze naturali. Ricordo di aver ’camminato sull’acqua insieme a Christò sul lago di Iseo. Un momento emozionante», ha commentato il ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini. «Lo sapete che non ho alcuna opera esistente? Tutte scompaiono quando sono finite. Ho solo gli schizzi e questo rende in qualche modo il mio lavoro leggendario», disse Christo in un’intervista al New York Times negli anni 1990. «Ritengo che ci voglia più coraggio a creare cose che poi se ne vanno, che a creare cose che restano».

«Christo e Jeanne-Cluade hanno sempre detto chiaramente che la loro arte sarebbe continuata dopo la loro morte. L’Arc de Triompe Wrapped (Project for Paris) resta in corsa per il 18 settembre-3 ottobre 2021», si legge nella nota in Fb.

La Bergamasca non lo dimenticherà: «The Floating Piers», la passerella realizzata dall’artista sul lago d’Iseo, è stato l’evento espositivo più visitato nel 2016 in Italia con un milione e mezzo di visitatori. Dal 18 giugno al 3 luglio si poteva camminare sui pontili galleggianti da Sulzano a Monte Isola e da lì all’isoletta di San Paolo. Un’opera d’arte temporanea, interamente finanziata dall’autore e costata circa 18 milioni di euro, ampiamente ripagati dal ricavato della vendita dei bozzetti.

Christo e sua molgie sono stati gli autori di decine di opere sorprendenti, realizzate in tutto il mondo. L’idea della passerella era nata cinquant’anni prima, ma non era mai stata realizzata. Prima a Buenos Aires, alle foci del Rio de la Plata, poi nella baia di Tokyo, per due volte erano state negate le autorizzazioni, che sul lago d’Iseo, invece, sono state concesse. Duecentomila blocchi di polietilene, alti 35 centimetri, per 4,5 chilometri. Per unire tra loro i tessuti, ci sono voluti 330 chilometri di filo, realizzato dalla Filtes International di Capriolo, guidata dal bergamasco Sergio Carrara. L’opera d’arte non era costituita soltanto dalla passerella in sé, ma comprendeva il territorio circostante: ne erano parte l’acqua, gli alberi, le case di Monte Isola e Sulzano. Giallo dalia il colore scelto per il tessuto, molto sensibile all’umidità dell’aria. Al mattino diventava arancio, poi, rapidamente, si trasformava in un giallo dorato e riflettente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA