«Ecco perché la poesia è un atto civile
e necessario... non solo a teatro»

Il maestro Antonio Catalano sul palco di Erbamil, nella stagione che celebra i trent’anni di fondazione della compagnia, ci conduce in un viaggio tra poesia e comicità sempre alla ricerca della meraviglia.

«L’atto più civile che si può fare oggi è la poesia», Antonio Catalano non ha dubbi. «Manca la poesia nel teatro di oggi, la poesia serve per poter guardare le cose della vita in modo anche trasversale, con un’attenzione e una sensibilità diversa: questo è un atto civile».

Antonio Catalano torna a Bergamo per festeggiare i trent’anni di Teatro Erbamil (per il programma della stagione clicca qui) e chi meglio di lui visto che fu proprio l’artista potentino a inaugurare la lunga avventura della compagnia nel lontano 1989. Oggi è sul palco con la stessa voglia di meravigliarsi e di sorprendere di 30 anni fa. «Mi arrendo alle fragole» non è solo uno spettacolo, ma un’esperienza di viaggio nel suo mondo meraviglioso (inteso nel senso di pieno di meraviglia) fatto di parole, suggestioni, riflessioni, battute e soprattutto di poesia. A confronto ci sono due diari: uno scritto da un uomo di settant’anni e l’altro da un bambino di poco meno di 10.

«È una riflessione sul tema dell’amore», ci dice Catalano, «perchè penso che il sentimento che lega un po’ tutti gli altri sentimenti sia proprio l’amore. Un confronto su come due età si rapportino ai sentimenti. Nel diario però si parla anche di religione, di dolore, di cura, di compassione e lo faccio in modo estremamente ironico, perché penso che la leggerezza in questi temi sia molto importante».

Catalano è attore, ma anche regista e sceneggiatore, è scrittore ma anche scultore e pittore; le sue performance sono vere e proprie esperienze uniche.

- Teatro, comicità e poesia sono un tutt’uno per te.
«Quando ho scoperto che teatro, poesia e comicità sono tutti linguaggi affrontano e scavano le parti dell’animo più profondo, non ho fatto altro che mettermi nei panni di un esploratore, di un indagatore».

- In un mondo in cui tutte le cose che facciamo sono rivolte ad un obiettivo preciso, la poesia sembra una cosa non necessaria.

«La poesia in apparenza nasce proprio perché non è necessaria, perchè non produce nulla è un gusto che l’animo ha di contemplare, di guardare e di osservare. Questa è la prima fase naturalmente, poi c’è il momento in cui la poesia smette anche di contemplare e allora è scritta sul corpo delle persone che non hanno più bisogno di scrivere, sono dentro, queste persone che mai hanno scritto poesie hanno la capacità di essere poesia, come diceva anche De Filippo, il problema non è il teatro, non è la poesia, è essere teatro, essere poesia».

Guarda qui tutta l’intervista a Antonio Catalano.

Leggi qui un intervista a Fabio Comana che ripercorre i trent’anni del Teatro Erbamil.

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