Film Meeting, obiettivo su una «donna coraggio»

Certo, ci sono i film della rassegna Simenon che stanno conquistando ed emozionando il pubblico, sempre più folto, di Bergamo Film Meeting: Jean Gabin - sempre straordinario - ne La Marie du port , o nel ruolo dell’avvocato Gobillot in In caso di disgrazia con una conturbante Brigitte Bardot mai più così Bardot (ma ci sarebbe da dire anche della Annie Girardot di Tre camere a Manhattan , sinfonia in jazz di Marcel Carné).

Ma il film che ha colpito ed emozionato forse più di altri in questa prima parte del Meeting 2003 è stato il cortometraggio di Chiara Cremaschi, Quella cosa incredibile da farsi . Tra memoria e storia, il film ricostruisce la figura di Elisabetta (Lisa) Ghelfenbein - bisnonna dell’autrice - vittima negli Anni 40 delle leggi razziali. Un film al confine, quello di Chiara Cremaschi: tra la grande storia e quella dei singoli; tra documentario e reportage. Scavando tra le coppie orale/scritto e narrativo/filmico, trasformando i materiali tipici dell’inchiesta televisiva (le fotografie, i documenti, le testimonianze) in materia viva e pulsante sotto l’occhio del cinema. Cinema allo stato puro quello di Chiara Cremaschi che si ispira al Truffaut di Adele H. (citato nel video) e agli esperimenti di montaggio della scuola sovietica per percorrere i sentieri battuti della grande storia (la Rivoluzione russa, la Seconda guerra mondiale) attraverso la vicenda per certi versi esemplare di una donna forte e coraggiosa vittima di quelle leggi razziali (contro gli ebrei) la cui applicazione in Italia (e soprattutto a Bergamo) sembrava, fino ad un certo punto, assolutamente improponibile.

Ma è anche un racconto a più voci, quello del film, una polifonia per generazioni, voci di donne nelle quali l’eco di quella della bisnonna, risuona ancora e riesce, ancora, a commuovere. Il film, prodotto dalla Lab 80 Film con il contributo de L’Eco di Bergamo , offre anche l’occasione di fare un tuffo in un passato non proprio lontanissimo (si cita la ferrovia delle valli, si vedono immagini di una Bergamo in bianco e nero).

Piuttosto sorprendente anche la proiezione del film muto di Arthur Robison Ombre ammonitrici accompagnato dal vivo al pianoforte da Umberto Petrin e dal percussionista Roberto Dani. Un film che, partendo da una base espressionista, cerca (a volte riuscendovi) di superare quel modello spesso puramente estetico, per penetrare nell’essenza dello specifico filmico. Accompagnando la pellicola Petrin ha scelto una via extracolta che ha avuto momenti sublimi di perfetta adesione vorremmo dire empatica con la pellicola (certi ritmi di tango, certi sfrenati volteggi), ed altri forse più convenzionali nell’ambito dell’accompagnamento di un film, integrata anche dalla lettura di tre brevi passi poetici - da Dino Campana e Roland Barthes - la lettura di Petrin e Dani ha scartavetrato la superficie del film riportandolo alla sua essenza astratta di frammento di un discorso amoroso.

Ancora un’anteprima invece oggi, nel programma del festival. Si tratta della proiezione (alle 17) del film Sei pezzi facili girato da 6 allievi della Scuola Nazionale di cinema di Roma (e prodotto insieme a Rai Cinema): un film collettivo per raccontare l’Italia di oggi. Tra gli interpreti di uno dei sei episodi (precisamente Chi ci ferma più? di Claudio Cupellini) anche l’attore bergamasco Maurizio Donadoni. In mattinata, invece, dopo il film Panique di Julien Duvier (da non perdere per la straordinaria interpretazione di Michel Simon) il Meeting dedica un piccolo omaggio a Gianni Da Campo, che ha donato al Festival la sua collezione di libri e materiali su Simenon, proiettando il suo film del 1986 Il sapore del grano .

(17/3/2003)

Andrea Frambrosi

© RIPRODUZIONE RISERVATA