Gamec, concorso «Che fare»
Voto on line, 100 mila di premio

La Gamec, con l’Accademia Carrara e altre istituzioni, ha dato vita a un progetto che ha superato una prima selezione di un concorso «Che fare». In palio centomila euro, per votare la Gamec basta andare sul sito www.che-fare.com.

Un progetto della Gamec per aggiudicarsi i centomila euro del premio «cheFare». «Le altre storie» sono i racconti che i mediatori museali narrano intrecciando la propria vicenda con quella dei visitatori e delle opere d’arte ospitate in quattro grandi musei lombardi in un progetto in lizza con altri quaranta per aggiudicarsi i 100 mila euro di «cheFare», premio per la cultura.

La Gamec di Bergamo, insieme all’Accademia Carrara, alla Pinacoteca di Brera, al Museo del Novecento di Milano, Tramiteteatro e Storyville ha dato vita al primo network di istituzioni pubbliche e private realizzando un progetto che ha superato una prima selezione, comparendo tra quaranta finalisti scelti tra seicento.

Ora il gioco si fa duro e serve la collaborazione di tutti i cittadini. Infatti la seconda fase di selezione non è affidata ad una giuria, ma al voto on line sul sito www.che-fare.com. C’è tempo fino al 13 marzo per permettere a «Le altre storie» (progetto numero 19) di essere tra gli otto finalisti. (Ecco in questo link il video del progetto)

«Come punto di forza del nostro progetto – spiega Giovanna Brambilla, responsabile dei servizi educativi della Gamec – il fatto che siamo già una rete di musei, che condividono buone pratiche. Dal 2006 la Gamec, primo museo in Italia, ha formato mediatori museali provenienti da altri Paesi, dando origine a percorsi rivolti a visitatori stranieri e italiani». Il mediatore, infatti, non è un interprete o semplice traduttore, «ma mostra come di fronte ad un’opera d’arte non si debba essere ammiratori passivi; l’arte e il patrimonio artistico rappresentano valori fondamentali attraverso cui si ricostruisce una comunità, e in cui essa si riconosce».

Lo strumento è quello della narrazione della propria storia che diventa la storia di altri. «Il nostro progetto – sottolinea Brambilla - non deve essere sperimentato per sapere che funziona. Lo abbiamo già attuato, prima alla Gamec, poi all’Accademia Carrara, lo scorso anno a Brera e quest’anno al Museo del Novecento. Vincere il premio permetterebbe di far diventare i mediatori già esperti formatori di altri operatori; di allargare la rete prima in Lombardia, poi in Italia, coinvolgendo altre istituzioni che non hanno ancora maturato competenze nell’ambito dell’intercultura; coinvolgere l’Università con borse di studio per neolaureati; utilizzare le nuove tecnologie per produrre e mettere a disposizione materiali».

Si pensa anche a Expo: «I mediatori valorizzano non solo il patrimonio museale, ma anche i turisti; il prossimo grande evento è un opportunità per favorire scambi e intrecci, e la Gamec può divenire luogo di dialogo con un percorso che riunisce i quattro musei in rete», conclude Brambilla.

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