Haber a Bergamo interpreta Craxi
«Che fine ha fatto la mia fidanzatina?»

«Ho ricordi molto belli di Bergamo Alta» dice. «Nel 1979 mi sono divertito a girare “La commediante veneziana”. Di Bergamo era anche la mia prima fidanzatina, Luciana, conosciuta al mare a 13 anni. Chissà che fine ha fatto».

Alessandro Haber sarà protagonista domani sera, alle 21, al Teatro Sociale di «Una notte in Tunisia». Haber indosserà i panni di Bettino Craxi. La regista Andrée Shammah, responsabile del Teatro Franco Parenti, ha messo in scena il testo di Vitaliano Trevisan, a sua volta ispirato al libro di Bobo Craxi e Gianni Pennacchi «Route El Fawara».

La pièce racconta la trama degli ultimi giorni di vita di Craxi – X è il suo nome nel testo – rappresentato come una sorta di grottesco condottiero fotografato negli ultimi attimi della propria vita, mentre rivive il glorioso passato e sputa sentenze sui suoi meschini successori. La malattia stessa del vecchio leader socialista è una metafora sulla condizione del Governo e dello Stato. Non vi è azione alcuna in scena, non ci sono cambiamenti di stato e quello a cui lo spettatore assiste per quasi due ore è un monologo continuo. (Biglietti, da euro 12,10 a euro 18,70, in vendita presso la Biglietteria del Teatro Donizetti).

«Una notte in Tunisia» è al suo terzo anno sulle scene, eppure quella in Città Alta è quasi una prima.

«Sì, è una “macchina” ancora da scaldare: al Teatro Sociale saliamo sul palco dopo un anno, con solo tre giorni di prove. Ogni anno facciamo qualche mese di repliche, anche se trovare il tempo è difficile. Ci mancano ancora molti teatri dove andare. Peraltro sono felicissimo di andare al Sociale, ho ricordi molto belli di Bergamo Alta».

Quali?

«Nel 1979 mi sono divertito molto a girare “La commediante veneziana”: tutti in costume per il centro storico. Non solo, di Bergamo era anche la mia prima fidanzatina, Luciana, conosciuta al mare, a Jesolo, a 13 anni. Chissà che fine ha fatto».

Questa pièce ha ricevuto critiche eccellenti, si può dire che sia stata scritta per lei?

«Sì, è andata così: incontro per caso in aeroporto Vitaliano Trevisan (l’avevo già conosciuto anni prima) e in una di quelle conversazioni imbarazzate tra un volo e l’altro gli chiedo: “Perché non mi scrivi qualcosa?”. Me ne ero completamente dimenticato, quando, durante una tournee in Sicilia, mi viene recapitato “Una notte in Tunisia”. Avevo già molti impegni e mi sono detto: “Speriamo non mi piaccia”, ma mi sono subito reso conto che era materiale che bruciava forte. Mi sono confrontato anche con altri e tutti ne sono rimasti folgorati».

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