La Passione in dialetto antico
In scena a Verdello giovedì sera

«Ki völ odì de nostro Signior / cum al morì cum grant dolor», chi vuole sapere di nostro Signore, di come morì con grande dolore, può ascoltare, o leggere l’antica «Passione» in dialetto bergamasco, una «Passio» scritta nel Trecento.

«Ki völ odì de nostro Signior / cum al morì cum grant dolor», chi vuole sapere di nostro Signore, di come morì con grande dolore, può ascoltare, o leggere l’antica «Passione» in dialetto bergamasco, una «Passio» scritta nel Trecento (ma le origini sono forse ancora precedenti) da un autore rimasto sconosciuto.

La Passione in bergamasco antico venne riscoperta a metà Ottocento, ma poi ripresa e studiata da monsignor Luigi Chiodi, storico direttore della biblioteca Mai, nato a Verdello nel 1914 e morto nel 1988. Per celebrare il centenario della nascita del suo prete intellettuale, Verdello ha organizzato alcune manifestazioni, fra le altre la rappresentazione di questa Passione, affidata all’attore Maurizio Tabani, giovedì sera nel santuario di Santa Maria Annunciata.

Ha detto Tabani: «Per me è stata un’esperienza intensa, questa Passione ha una forza spirituale e drammaturgica che coinvolge profondamente. L’ho scoperta attraverso il mio amico regista Adriano Freri che aveva partecipato a un seminario con Maria Corti, la nota medievista, che conosceva la nostra Passione. Non in questa versione, perché in realtà esistono tre versioni, in antico bergamasco, di questo stesso testo».

Tabani riferisce di «grande energia teatrale», cita il monologo di Maria che parla con la Croce, Maria che dice in principio del suo intervento: «O fiol me tu m’ fe morì. / Quant e te guardi, fiol me bel, / Ol cor me passa d’un cortel» . Spiega Tabani: «Queste rappresentazioni erano piuttosto diffuse, forti, coinvolgenti, profondamente umane. Vennero scoraggiate dopo il Concilio di Trento perché ritenute in qualche modo pericolose, forse eccessivamente emotive, troppo coinvolgenti su un piano sentimentale. Si era alla ricerca di una religiosità come dire, più sobria».

Chiodi trascrisse e commentò il testo. I suoi studi sull’antica produzione poetica bergamasca illuminano secoli lontani.

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