L’omaggio internazionale al regista
«Ci lascia un gigante del cinema italiano»

Il ministro della Cultura Dario Franceschini: «Intellettuale profondo che ha indagato e esplorato i misteri dell’uomo»

«Con Ermanno Olmi perdiamo un maestro del cinema e un grande esempio di cultura e di vita. Il suo sguardo incantato ci ha raccontato e fatto capire le radici del nostro paese». Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Arrivano da tutta Italia i messaggi di cordoglio per la scomparsa del regista bergamasco.

«La scomparsa di Ermanno Olmi priva la cultura italiana di un gigante, uno dei grandissimi maestri del cinema italiano. Intellettuale profondo che ha indagato e esplorato i misteri dell’uomo e raccontato, con la poesia che contraddistingue le sue opere, il rapporto tra uomo e natura, la dignità del lavoro, la spiritualità». Così il ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini. «Ho avuto il regalo di un lungo e indimenticabile incontro con lui nella sua casa di Asiago – conclude Franceschini – e di ascoltare un fiume di intelligenza, idee, entusiasmo».

«Il Veneto perde un eccezionale cantore della sua gente e della sua terra. Ermanno Olmi ci ha lasciato proprio nell’anno conclusivo del centenario della Grande Guerra, abbandonando quei verdi prati dell’Altopiano di Asiago che aveva scelto come “buen retiro” e come luogo e immagine-simbolo per siglare, con il suo “Torneranno i prati”, tutto il dolore e la disumanità della guerra e la speranza nell’avvento della pace». Così il presidente del Veneto Luca Zaia si stringe al dolore dei famigliari, degli amici e di quanti hanno conosciuto e amato Ermanno Olmi. «Ho avuto la fortuna di incontrarlo più volte - ricorda - era una persona di un carisma unico e di una grande forza morale, sempre coniugata con una grande serenità interiore e uno stile di signorile discrezione. È stato il poeta delle nostre terre, della civiltà contadina di cui era figlio autentico, un cantore del lavoro e dei valori forti delle persone semplici, immortalati nell’Alberto degli Zoccoli».

«Ci mancherà il suo sguardo che spaziando tra generi diversi è sempre stato attento al mondo e ai sentimenti della gente semplice, alla vita quotidiana delle persone» ha scritto in un tweet il presidente della Camera, Roberto Fico.

«Viene prima la dignità delle persone, poi c’è il mercato»: così lo ricorda in un tweet anche Maurizio Martina, politico bergamasco e segretario reggente del Pd che in Fb.

«Grazie Maestro - ha scritto in Fb Martina -. Per l’attenzione e l’amicizia che mi hai regalato quando ci siamo incontrati e conosciuti. Per le domande scomode che mi hai posto su temi che ci hanno appassionato e sfidato insieme: il cibo per tutti, il valore della terra, la dignità della persona e il suo equilibrio con la natura prima di ogni altra cosa. Per la tappa ad Asiago e le conversazioni successive: mai nulla di scontato perché ogni parola, anche la più leggera, con te aveva un peso particolare. Come se la si dovesse respirare. Per aver reso orgogliosa la mia gente e i luoghi dove sono nato rendendoli protagonisti di uno straordinario racconto popolare sulla civiltà contadina. Per averci insegnato la grandezza dell’anima. Grazie per tutto. Noi ora cercheremo di essere all’altezza del tuo incontro»

«Eravamo amici, più che amici. Ci dicevamo “siamo tre fratelli”. Ermanno e noi venivamo da formazioni culturali diverse eppure ci è sempre stato familiare il suo grande cinema tra documento e incantata religiosità» ha dichiarato il regista Paolo Taviani, fratello di Vittorio recentemente scomparso. «”L’albero degli Zoccoli” è una delle poche opere che regge il confronto con quelle del cinema italiano del dopoguerra, il nostro secondo rinascimento. È un capolavoro del cinema italiano e non solo italiano» dice Taviani.

Ai David di Donatello omaggio del regista bergamasco con le foto storiche della sua carriera e dei premi al cinema.

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