Notte degli Oscar, trionfa «Parasite»
Statuette a Phoenix, Zellweger e Brad Pitt

Parasite del sudocreano Bong Joon Ho vince gli Oscar come miglior film, miglior film internazionale, per la regia e per la sceneggiatura originale. Joaquin Phoenix miglior attore per per Joker di Todd Phillips, Renee Zellweger miglior attrice per Judy. Premiati Brad Pitt e Laura Dern come non protagonisti. A 1917 di Sam Mendes tre statuette per il sonoro, la fotografia e gli effetti speciali. Per Joker anche il riconoscimento per la migliore colonna sonora originale. Sul red carpet, l’omaggio di Spike Lee a Kobe Bryant: uno smoking color viola e oro con il 24 sulla giacca.

Per la prima volta un film straniero vince l’Oscar per il miglior film: Parasite del sudcoreano Bong Joon Ho ha infranto 92 anni di «soffitto di vetro» a Hollywood aggiudicandosi il più prestigioso degli Oscar. Quella del «noir» recitato in lingua originale è stata la vera sorpresa della serata al Dolby Theatre di Los Angeles aperta da Spike Lee con un omaggio, nello smoking viola e oro con scritto 24, a Kobe Bryant, il gigante del basket morto due settimane fa in un incidente di elicottero.

Già Palma d’oro a Cannes, Parasite ha portato a casa in totale quattro statuette: oltre al Best Film, anche quelle per il miglior regista (con un omaggio a scena aperta a Martin Scorsese sui cui film - ha detto Bong - aveva studiato da giovane), miglior film internazionale e migliore sceneggiatura originale, mentre Brad Pitt e Laura Dern hanno ricevuto i loro primi Academy Awards come miglior attori non protagonisti, rispettivamente per C’era una volta..a Hollywood e Storia di un matrimonio. Scontati alla vigilia anche i due migliori protagonisti, Renee Zellweger in Judy e Joaquin Phoenix, al suo primo Oscar per Joker di Todd Phillips, film che ha vinto anche per la miglior colonna sonora originale.

«Dobbiamo lottare contro l’idea che una razza, un’idea, sia dominante rispetto a qualcuno impunemente», ha detto Phoenix spiegando che il dono più grande che gli ha dato il cinema «è quello di poter dare voce a chi voce non ce l’ha». Durante il suo discorso, Phoenix ha lanciato un appello a lottare a favore dei «diritti» contro «le diseguaglianze di genere, il razzismo, o la discriminazione Lgbt. Siamo così disconnessi dalla natura, con un punto di vista egocentrico - ha sottolineato - che andiamo nella natura e la distruggiamo. Commettiamo crimini contro gli animali. Abbiamo paura dell’idea di cambiare, ma dovremmo usare l’amore e la compassione come principi di guida».

Poi citando parole di una poesia scritta dal fratello River quando aveva 17 anni: «Corri verso il rifugio con amore e la pace seguirà». Renee Zellweger ha citato «l’unicità e l’eccezionalità di Judy Garland» che mai ha ricevuto l’onore della statuetta.

Elton John ha vinto per la miglior canzone originale di Rocketman, Jacqueline Durran per i costumi di «Piccole Donne», il film di Greta Gerwig snobbato alle nomination per la miglior regia (ma un omaggio alle donne registe lo ha fatto Natalie Portman con i lori nomi ricamati su una cappa di Dior indossata sul red carpet).

A 1917, il favorito della vigilia, sono andati alcuni premi tecnici e la miglior fotografia di Roger Deakins. Fuori dai premi, nonostante le 10 candidature, The Irishman di Martin Scorsese: il regista è stato citato più volte dai premiati, in particolare dal regista sudcoreano. Sullo sfondo durante tutta la cerimonia il tema delle donne e del gender gap ad Hollywood.

Sigourney Weaver con Brie Larson e Gal Gadot hanno parlato delle “donne super eroine, in questa serata in particolare. Dopo lo show facciamo un Fight Club, tutti gli uomini sono invitati: chi perde deve rispondere alle domande dei giornalisti su come si sente una donna ad Hollywood», presentando la prima donna direttrice d’orchestra in 92 anni di Notte degli Oscar: Eimear Noone. A vincere per la colonna sonora è stata giusto appunto una donna: l’islandese Hildur Guonadottir per Joker. Per lei standig ovation dalla platea: «abbiamo bisogno di far sentire la nostra voce» ha detto rivolta alle donne.

Nonostante le 24 candidature, Netflix ha incassato una delusione: oltre alla Dern ha vinto con il documentario “American Factory» prodotto da Michelle e Barack Obama: in italiano Made in Usa - Una fabbrica in Ohio di Steven Bognar, Julia Reichert e Jeff Reichert, il film è il primo sfornato da Higher Ground, la società dell’ex presidente e della moglie che si sono congratulati con i registi «per aver raccontato una storia così complessa e commovente sulle conseguenze molto umane del difficile cambiamento economica».

Nel bilancio finale: due statuette per Quentin Tarantino e C’era una volta a ...Hollywood che aveva 10 nomination e due su 11 per Joker di Todd Phillips.

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