Omaggio a Jean-Pierre Léaud
La Nouvelle Vague al Film Meeting

Le anticipazioni dell’edizione che si svolgerà a Bergamo dall’8 marzo 2019. In nove giorni di proiezioni 150 film.

Protagonista della retrospettiva della 37a edizione di Bergamo Film Meeting sarà Jean-Pierre Léaud, attore simbolo della Nouvelle Vague francese, non solo icona e alter ego di François Truffaut, ma interprete privilegiato del cinema europeo d’autore a partire dalla fine degli anni ‘50, da Godard a Pasolini, da Assayas a Kaurismäki.

Come di consueto, attraverso le sezioni Mostra Concorso e Visti da Vicino, il Festival darà spazio alle ultime tendenze e agli autori emergenti nel campo della fiction e del documentario. Sostenuto anche per la prossima edizione dall’Unione Europea attraverso il sottoprogramma MEDIA di Europa Creativa, Bergamo Film Meeting privilegerà il cinema del nostro continente, con una proposta di oltre 150 film per 9 giorni di programmazione.

Alle proiezioni in sala si affiancheranno gli incontri con gli autori, gli eventi speciali, i percorsi formativi rivolti alle scuole e agli spettatori under 18, insieme a un vivace contorno di proposte tra arte, musica e fumetti, realizzate grazie al network di collaborazioni con le numerose realtà culturali territoriali e non solo.

Bergamo Film Meeting inaugurerà ufficialmente la sua 37a edizione venerdì 8 marzo, presso la Ex-Chiesa di Sant’Agostino alle ore 20.30, con la sonorizzazione live di Metropolis, capolavoro di Fritz Lang in versione restaurata, che sarà eseguita in anteprima nazionale dal leggendario dj statunitense Jeff Mills.

La retrospettiva 2018: JEAN-PIERRE LÉAUD Quando si parla di Jean-Pierre Léaud il pensiero va subito a François Truffaut, che nel 1958 lo ha scelto, ancora quattordicenne, per interpretare il giovane Antoine Doinel ne Les quatre cents coups (I 400 colpi, 1959). Il sodalizio tra i due dura vent’anni: sette film per seguire la crescita di un attore e, in parte, del personaggio di Doinel. Vent’anni che vedono il fiorire della Nouvelle Vague. Léaud lavora anche con Jean-Luc Godard, come assistente ma anche come attore, interprete principale in Masculin, féminin (Il maschio e la femmina, 1966) e La chinoise (La cinese, 1967). Nel 1968 partecipa alla contestazione del Festival di Cannes quando sempre Godard apre gli Stati Generali del cinema francese, un avvenimento che guadagna i favori di gran parte degli autori e di alcuni membri della giuria. Léaud incarna un modo di essere attore che esprime anticonformismi e inquietudini generazionali: alcuni suoi gesti, come il ripetuto passarsi le mani nei capelli, l’indecisione nei trasporti affettivi, l’andatura nevrotica, un’immaturità mai superata, un’instabilità emotiva appartengono alla storia di un periodo che ha cambiato la cultura e i comportamenti e eroso per sempre poderosi contrafforti ideologici. Ma Léaud non è solo Nouvelle Vague francese. Nel 1967 è protagonista di Le départ (Il vergine), del regista polacco Jerzy Skolimowski, rappresentante di spicco della scuola di Łódź. Nel 1969 è protagonista dell’episodio di Julien in Porcile di Pier Paolo Pasolini. Nel 1971 è Colin nel film fiume – 760 minuti - Out 1, di Jacques Rivette, rappresentante di spicco della fucina dei Cahiers du Cinéma, anche lui coinvolto, seppure trasversalmente, nella Nouvelle Vague. Nel 1978 si chiude con L’amour en fuite (L’amore fugge) il ciclo di Antoine Doinel: è un film che contiene citazioni dagli altri film della serie e da altri girati sempre con Truffaut, La nuit américaine (Effetto notte, 1973) e Les deux Anglaises et le continent (Le due inglesi, 1971). È anche l’ultimo film con il regista che lo aveva plasmato: una somma di situazioni autobiografiche che appartengono tanto al creatore che al suo personaggio; l’addio definitivo a un ruolo di cui forse Léaud non si è mai completamente liberato. La carriera dell’attore francese, che negli stessi anni lo ha visto partecipe di film “memorabili” come Ultimo tango a Parigi (1973) di Bernardo Bertolucci e La maman et la putain (1973) di Jean Eustache, continua fino ai nostri giorni. A testimonianza della sua esperienza artistica, importanti registi come Aki Kaurismäki, Olivier Assayas, Tsai Ming-liang lo chiamano a interpretare alcuni tra i loro film più belli, rispettivamente I Hired a Contract Killer (Ho affittato un killer, 1990), Irma Vep (1996), Ni na bian ji dian (Che ora è laggiù?, 2001). Come in passato, Léaud riversa nei nuovi personaggi fragilità, debolezza, meschinità, con quel fare ancora da adolescente che trapela nel suo corpo appesantito dall’età. Del 2016 è La mort de Louis XIV di Albert Serra; una prova d’attore straordinaria, capace di vestire con intensità e senso drammatico i panni impegnativi di un grande protagonista della storia di Francia. Jean-Pierre Léaud sarà ospite del Festival.

CINEMIX: JEFF MILLS PLAYS METROPOLIS Jeff Mills, nato a Detroit nel giugno del 1963, dj e produttore discografico statunitense attivo fin dagli anni ‘80 , è da ritenersi uno dei padri fondatori della musica elettronica. Famoso per la sua continua e incessante ricerca musicale, che lo ha portato a spaziare dall’industrial all’ambient attraverso set eccezionali e a condividere il palco con orchestre sinfoniche, nella sua carriera si è esibito in luoghi prestigiosi quali il Museo del Louvre a Parigi e la Royal Albert Hall di Londra. Un artista dalle mille sfaccettature che, spinto dal grande amore per il cinema, intraprende la strada dei Cinemix - performance dove musica e cinema si fondono - e a partire dal 2000 realizza il progetto più memorabile della propria carriera: la creazione di una nuova colonna sonora per Metropolis, il film capolavoro di Fritz Lang del 1926. Il progetto, per cui l’artista concepisce dapprima solo una parte della partitura, prosegue dopo il restauro del 2010 della fondazione Friedrich-Wilhelm-Murnau e della Deutsche Kinemathek, che fa seguito al ritrovamento in Argentina di 25 minuti di pellicola ritenuti perduti. Nel 2017 Jeff Mills presenta in anteprima mondiale la sonorizzazione completa di Metropolis per la UFA di Berlino (Universum-Film Aktien Gesellschaft). L’appuntamento a Bergamo è la prima data italiana. La realizzazione di parte dell’evento è coperta dalla raccolta del 5x1000 2016 donato all’Associazione Bergamo Film Meeting Onlus.

I PREMI DI BERGAMO FILM MEETING MOSTRA CONCORSO Come sempre riservata ai nuovi autori, la competizione internazionale presenta 7 lungometraggi, inediti in Italia, che si caratterizzano per l’originalità linguistica e narrativa con cui affrontano i temi della contemporaneità. I lungometraggi selezionati concorreranno al Premio Bergamo Film Meeting, assegnato ai tre migliori film della sezione sulla base delle preferenze espresse dal pubblico. Al film vincitore andrà il Premio Bergamo Film Meeting - Ubi Banca del valore di 5.000 euro, istituito come sostegno rivolto alle produzioni che investono nei giovani autori, nel cinema indipendente e di qualità. VISTI DA VICINO Corti, medi e lunghi: produzioni indipendenti provenienti dal panorama internazionale, tutti inediti in Italia. Film documentari nei quali lo sguardo curioso e attento del regista si addentra senza remore nel vivo della realtà, dimostrandosi capace di cogliere e sintetizzare il visibile e l’invisibile, di raccontare un tema, un luogo, un personaggio “da vicino”, con intensità e partecipazione. Due i premi che verranno attribuiti: il Premio Miglior Documentario CGIL Bergamo – Sezione Visti da Vicino, del valore di 2.000 euro, sarà assegnato in base alle preferenze espresse dal pubblico, come riconoscimento alle produzioni cinematografiche indipendenti; e il Premio della Giuria CGIL, del valore di 1.000 euro, riservato al film che meglio affronta i temi legati al mondo del lavoro, verrà attribuito dai delegati sindacali di CGIL Bergamo al regista del miglior film in concorso.

PASOLINI E LE MILLE E UNA NOTTE In occasione della 37a edizione di Bergamo film Meeting sarà presentato il progetto Pasolini e le Mille e una notte. Al poeta, scrittore e regista, considerato uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento, il Festival dedicherà una mostra, che prende il titolo dal progetto, una tavola rotonda e la proiezione di due film restaurati. La mostra Pasolini e le Mille e una notte, in programma presso l’Ex-Chiesa della Maddalena dal 9 al 17 marzo, vede la trasformazione dell’ambiente espositivo in un luogo in cui, grazie ad un coinvolgente allestimento, convivono fotografia, immagine in movimento e manifesti. Le fotografie, realizzate da Roberto Villa nel 1972 sul set de Il fiore delle Mille e una notte (1974), ritraggono alcuni dei momenti più salienti di lavorazione del film e indagano i volti e i corpi della popolazione iraniana e dello Yemen; due schermi introdurranno il visitatore nell’universo etnologico del cinema pasoliniano con rari filmati tratti dalle sue opere; e infine una rassegna di manifesti d’epoca per avvicinarsi al linguaggio extrafilmico con i grandi cartellonisti del cinema italiano.

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