«Soundcheck » per Bergamo Jazz
In attesa dei concerti, cinema e fotografia

Bergamo Jazz sta per cominciare: da domenica 18 a mercoledì 21 sono in programma i primi appuntamenti, tutti incentrati sui legami fra musica, cinema e arti visive più in generale.

Il consueto passaggio di testimone tra Bergamo Film Meeting e Bergamo Jazz (domenica 18 marzo all’Auditorium di Piazza della Libertà, dalle ore 15.30) viene scandito prima dalla proiezione del cortometraggio Misterioso di Andrea Montanari (musiche del pianista Gianni Lenoci) e del film La rapina al treno postale, poliziesco del 1967 firmato dall’inglese Peter Yates, e poi dalla sonorizzazione da parte del pianista Umberto Petrin de La principessa delle ostriche, girato nel 1919 da Ernst Lubitsch. Tratto da una storia vera e soprattutto da una rapina celebre, La rapina al treno postale (Robbery) racconta dell’assalto a un treno compiuto da una numerosissima e ben organizzata banda che ruba vari milioni di sterline (siamo negli anni Sessanta), senza spargimento di sangue grazie a un piano perfetto. Ma c’è sempre il granello che va a rovinare la perfezione dell’ingranaggi. Musiche di Johnny Keating, musicista e compositore noto anche in ambito jazz.

La principessa delle ostriche è un film di un maestro del cinema, il tedesco, ma hollywoodiano di adozione, Ernst Lubitsch. È un’ironica presa in giro del capitalismo americano, con il suo “re delle ostriche” che la dà sempre vinta alla viziatissima Ossi, figlia ed erede designata, degna - per lui - soltanto di un vero principe. Umberto Petrin è musicista di ampia esperienza internazionale e aperto al confronto con altre arti, poesia, teatro e, appunto, cinema: ha suonato anche accanto a un illustre collega di strumento come Cecil Taylor e ha fatto parte della Italian Instabile Orchestra, collaborando anche, fra gli altri, con Gianluigi Trovesi e con lo scrittore Stefano Benni.

Martedì 20 marzo

Ancora cinema, in collaborazione con LAB80, sempre all’Auditorium di Piazza della Libertà (ore 21), con il film documentario dello svedese Kasper Collin I Called Him Morgan, intenso ritratto del leggendario trombettista Lee Morgan, scomparso tragicamente nel 1972 a soli 33 anni, ucciso con un colpo di pistola per mano della sua compagna, Helen Moore. E proprio la stessa Moore, dopo aver scontato alcuni anni di carcere, offre con la sua voce una delle testimonianze più vibranti raccolte nel film che, per la sua bellezza e rilevanza documentaria, sta ora facendo il giro di festival e rassegne jazz, dopo essere stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2016. A raccontare la musica, la vita e la morte, che destò grande clamore nel mondo del jazz, di Lee Morgan ci sono anche, tra gli altri, Wayne Shorter, Billy Harper, Bennie Maupin e Harold Mabern, tutti musicisti che condivisero con il trombettista di Filadelfia un’importante stagione della musica afroamericana, quella che dall’hard bop degli anni Cinquanta si spinse tra le braccia del soul.

Mercoledì 21 marzo
All’ex Chiesa della Maddalena di Via Sant’Alessandro (ore 18) si inaugura la mostra fotografica Bergamo Jazz Festival 1969-2017, a cura di Luciano Rossetti e Roberto Valentino: un viaggio per immagini attraverso gli scatti di Luisa Cairati, Elena Carminati, Roberto Masotti, Alfonso Modonesi, Pino Ninfa, Luciano Rossetti, Gianfranco Rota, Riccardo Schwamenthal, che ripercorrono la storia di uno dei più prestigiosi e longevi appuntamenti italiani con la musica jazz. Una mostra allestita per ripercorrere, attraverso le immagini scattate da nove fotografi, la storia del festival jazz di Bergamo nelle sue due denominazioni di Rassegna Internazionale del Jazz (dal 1969 al 1978 e poi 1982 e 1983) e di Bergamo Jazz (dal 1991). Al Teatro Donizetti (ma anche al Palazzetto dello Sport, all’Auditorium del Seminario, per le due edizioni finali della Rassegna, e poi al Teatro Sociale e in altri spazi della città) si sono potuti ascoltare numerosissimi artisti di levatura internazionale, da Keith Jarrett all’Art Ensemble of Chicago, da Charles Mingus a Gato Barbieri, da Dee Dee Bridgewater a John Scofield, da Gerry Mulligan a Chick Corea e Herbie Hancock, da Michel Portal a Gianluigi Trovesi, solo per fare qualche nome, senza dimenticare Uri Caine, Paolo Fresu, Enrico Rava e Dave Douglas, che dal 2006 in avanti si sono alternati alla guida di Bergamo Jazz. Musicisti che tutti insieme rappresentano un importante spaccato della storia e dell’attualità della musica jazz nelle sue varie diramazioni stilistiche. Alla mostra si accompagna un libro/catalogo (Lubrina Editore) che estende il raggio d’azione a incontri speciali avvenuto nel backstage e ad altre curiosità. La mostra sarà visitabile dalle 15.00 alle 19.00 nei seguenti giorni: 22-25 marzo, 31 marzo e 1 aprile, 7 e 8 aprile, 14 e 15 aprile.

Nella stessa giornata di mercoledì 22, la mattina, prendono il via i tradizionali incontri didattici riservati gli allievi delle scuole primarie e secondarie, a cura di CDpM Europe e in programma sino a sabato 24 all’Auditorium di Piazza della Libertà. La composizione nel jazz è il tema scelto quest’anno: un tema importante, affrontato grazie alla musica di grandi autori, eseguita da un gruppo di musicisti che, a seconda delle mattinate, vedrà coinvolti i sassofonisti Gabriele Comeglio e Nicholas Lecchi, il trombettista Sergio Orlandi, il trombonista Andrea Andreoli, il pianista Claudio Angeleri, il bassista Marco Esposito e il batterista Luca Bongiovanni, le cantanti Caterina Comeglio e Paola Milzani. Sono previsti anche interventi dell’attore Ettore Castagna e del musicologo Maurizio Franco. Nell’insieme hanno aderito agli incontri 24 istituti scolastici di Bergamo e provincia, per un totale di oltre 1.900 alunni. www.teatrodonizetti.it

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