Vecchioni: «Non appartengo
più alle cose di questo tempo»

Roberto Vecchioni mercoledì sera 21 maggio (ore 21) è al Creberg Teatro con «Io non appartengo più», tour che ha al centro il suo ultimo album, uscito a ottobre.L’ultimo Gaber non si sentiva italiano, Vecchioni dice di non appartenere più «alle cose di questo tempo»

Roberto Vecchioni mercoledì sera 21 maggio (ore 21) è al Creberg Teatro con «Io non appartengo più», tour che ha al centro il suo ultimo album, uscito a ottobre.L’ultimo Gaber non si sentiva italiano, Vecchioni dice di non appartenere più «alle cose di questo tempo», al mondo «del delirio digitale, del pensiero orizzontale»; di non riconoscersi in un mondo di «borghesi, inciuciai, banche», confessa di avere «pure il dubbio che persino Dio sia un refuso».

«È una canzone molto rischiosa quella - spiega -, perché può sembrare una canzone di resa. E non lo è, assolutamente. Esprimo schifo e vergogna per certe cose che ho intorno, però alla fine “lascio uno spiraglio alla mia porta”. Ed è giusto, è normale che sia così: non potrei vivere senza».

Lei a cosa appartiene, Vecchioni?

«A tutta la costruzione di sogni che ho da sempre cominciato a scrivere, fin da ragazzo, con la chitarra e con la penna».

Sono già un po’ di anni che fa dei bilanci. Però poi nell’affrontare la vita sembra sempre un ragazzo, spalanca la finestra della stanza.

«Un ragazzo che ne ha prese tante... Ma quella voglia ci vuole. E anche sincerità».

In «Ho conosciuto il dolore» mette in piazza una lotta interna a se stesso.

«C’è una lotta esterna anzitutto, due tumori che sono stati debellati, un infarto... C’è un figlio malato che per il momento sta bene ma potrebbe anche peggiorare. Ci sono naturalmente gli amori andati male, e poi c’è il bilancio con me stesso, che non è mai positivo: mi sento sempre inferiore a quello che vorrei essere e forse è giusto così».

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