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#giovanifuturi. Da Treviglio alla Calabria, inseguendo il carciofino selvatico

Articolo. Quella di Valentina Brizzi è una storia di emigrazione “al contrario”: è tornata nella terra dei nonni per aprire la sua azienda agricola, scommettendo su un prodotto di nicchia

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Valentina Brizzi

Valentina Brizzi, nata a Treviglio nel 1994 da genitori di origini calabresi, ha già vissuto tante vite: ex campionessa di pattinaggio a rotelle, ingegnere biomedico, imprenditrice agricola. È la fondatrice e titolare di Zinurra, azienda familiare creata insieme al padre Domenico e alla madre Maria Cordì, dove ricopre il ruolo di responsabile delle vendite. Il prodotto di punta è un’antica tradizione della Locride: la raccolta e la conservazione del carciofino selvatico, detto appunto “zinurra”.

Un prodotto particolare

“La nostra è una piccola azienda familiare, nata tre anni fa. C’era molto scetticismo fra la gente del posto sulla possibilità di coltivare e commercializzare questo carciofino selvatico, tipico della tradizione domestica calabrese. Ma alle fiere e online abbiamo riscontrato non poco interesse. Si tratta di un prodotto di nicchia che deve essere capito, ma che conquista”, racconta Valentina.

Zinurra è un’azienda agricola moderna nel cuore della Locride, tra Benestare ed Ardore, in provincia di Reggio Calabria. I carciofini sono coltivati in terreni protetti trasformati direttamente nel laboratorio interno entro 24 ore dalla raccolta. “Si usa, per la conserva, solo il cuore del carciofo selvatico, che ha una consistenza diversa, più croccante, rispetto a quello coltivato, e una maggiore quantità di fibre. Con l’Università di Reggio Calabria stiamo cercando di fare attestare le sue proprietà”.

Con le foglie più esterne l’azienda produce un infuso che può essere bevuto caldo o freddo. Il carciofo, oltre a essere proposto in forma classica, sottolio, è offerto in tante varianti che riprendono i sapori calabresi: piccante, in agrodolce con cipolla di Tropea, miscelato con pistacchi, noci, mandorle, sotto forma di creme da usare su pasta, bruschette, carne o pesce.

Non mancano in catalogo altri prodotti locali, come le conserve di pomodoro siccagno (cioè coltivato “a secco”: le piante vengono irrigate solo una volta), le composte di frutta, i fichi secchi.

La storia di un ritorno

“Sono tornata in Calabria nel 2007, a 14 anni. Quando ci siamo trasferiti mio padre, che aveva già lavorato nel settore alimentare, alla Ferrero, aveva l’idea di iniziare a costruire qualcosa qui. Nel frattempo io mi sono trasferita di nuovo, a Roma, per studiare Ingegneria biomedica alla Sapienza. So che magari Ingegneria gestionale sarebbe stata più adatta in ottica imprenditoriale, ma la medicina è un mondo che mi incanta. Non ho mai avuto la vocazione del medico, ma mi piaceva l’idea di poter dare il contributo nella parte di risonanza magnetica e di elettronica applicata alle apparecchiature elettromedicali. Fin dalle medie ho sempre saputo che avrei voluto studiare ingegneria. Ora mi sono laureata da circa un anno, sto facendo degli stage e nel frattempo mi dedico a Zinurra. Credo che in futuro vorrò fare entrambe le cose”.

Pattini a rotelle

L’esperienza più formativa, negli anni dell’infanzia e della prima adolescenza, fra Treviglio e Vaprio d’Adda, è per Valentina la scoperta del pattinaggio artistico a rotelle. Più che un semplice hobby: “Ho iniziato con l’agonismo a 6 anni e cambiato diverse società. Mi allenavo 4 ore al giorno, 6 giorni su 7. Credo che lo sport faccia moltissimo nella vita di tutti. Io ho coltivato tante amicizie e un certo spirito di competizione che mi spinge a volere sempre migliorare e ottenere il massimo. Dedicare tante ore giorno allo sport fa capire il sacrificio necessario per raggiungere i propri obiettivi. Ho sacrificato tanti divertimenti e tempo libero al pattinaggio, ma era il mio gioco. Ho smesso perché già da piccola sapevo di volere fare ingegneria e mi ero resa conto che prima o poi avrei dovuto scegliere lo studio. Sono arrivata nona ai campionati italiani di pattinaggio artistico a rotelle nel 2007, solo quando ho smesso col pattinaggio siamo tornati in Calabria”.

Una famiglia con orizzonti aperti

Zinurra è una piccola, ma ambiziosa, azienda familiare. Papà Domenico cura tutto l’aspetto produttivo di Zinurra, oltre ad affiancare Valentina negli aspetti commerciali dell’azienda. Mamma Rosa, che ha in currriculum varie esperienze lavorative presso aziende alimentari, gestisce il laboratorio di trasformazione dei prodotti.

Occupandosi di vendite, molta parte del lavoro di Valentina è online. “Curo il sito e-commerce e i social, con soddisfazione. Abbiamo tanti clienti in nord Italia, ma anche in Germania, Francia e Austria. Credo che avere cambiato spesso città mi abbia reso più socievole, oltre a consentirmi di conoscere tante persone che fanno parte anche di mondi diversi. Non ho comunque sofferto il ritorno in Calabria perché già ci venivo per le vacanze e avevo i nonni e delle amicizie; è stato più complicato a livello lavorativo, per mio padre. Dalla Lombardia io e la mia famiglia ci siamo portati dietro una mentalità più “cittadina”, aperta ed evoluta. Abbiamo gli orizzonti larghi, non vogliamo rimanere nel nostro piccolo ma farci conoscere in tutta Italia e anche all’estero”.

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