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ArtDate 2019: il programma fra corpi liquidi, voci scultoree, lingua dei segni e bambini

Articolo. Torna la manifestazione di The Blank dal 14 al 17 novembre. Con un denso calendario di mostre, performance, laboratori per i più piccoli e una particolare attenzione ai non udenti. “Essere Parte / Being Part Of” il tema di questa edizione

Lettura 4 min.

Da giovedì 14 a domenica 17 novembre Bergamo ospita la nona edizione del Festival di Arte Contemporanea ArtDate, progettato da The Blank Contemporary Art d’intesa con il Comune di Bergamo: più di trenta appuntamenti che coinvolgono tutta la città di Bergamo, oltre 100 artisti a presentare i loro lavori, sei sezioni tematiche (Show Time, Talk, Collezioni e Dimore, Studio Visit, Kids, ArtErasmus).

Il ricchissimo e multiforme programma – mostre, conferenze, visite agli studi d’artista, iniziative in musei, gallerie e spazi indipendenti – a una prima scorsa può disorientare, ma ArtDate ha sempre un tema che fa da filo rosso tra proposte e iniziative per tutte le età.
Essere Parte / Being Part Of” è il percorso tematico proposto per questa edizione, una riflessione estesa sul significato di condivisione, che parte dal corpo umano e si estende fino al corpo sociale e politico, con un’attenzione speciale alle tematiche di accessibilità e partecipazione.

Corpi liquidi in una società liquida

Prima di esplorare il programma di ArtDate (di cui vi forniamo una sorta di best of dell’ampio programma consultabile sul sito di The Blank, link in fondo), non resisto alla tentazione di condividere con il lettore uno spunto di riflessione sul tema posto dal Festival.
Mens sana in corpore sano”, già auspicava Giovenale. Dalla Venere di Willendorf (24.000-22.000 a.C) ai Tableaux Vivant di Vanessa Beecroft, il corpo è da sempre un campo irrinunciabile di indagine non solo dell’arte, ma delle più svariate discipline: archeologia, religione, politica, letteratura, antropologia, ecologia, sociologia, tecnologia e chi più ne ha più ne metta. Perché il corpo è sempre stato il luogo primario della conoscenza, delle relazioni, delle esperienze. In sostanza la chiave per definire il nostro posto nell’universo.

Nel libro “Il corpo nell’arte contemporanea”, Sally O’ Reilly scrive che “è la forma in cui si esprime nella società l’individuo e, nello stesso tempo, l’unità costitutiva della folla; è il luogo in cui possiamo esplorare, discutere e contestare il rapporto tra l’individuo e le masse, tra il sé e le categorie di alterità”. Anche nel nostro linguaggio è evidente come il corpo sia il tramite fondamentale tra noi e il mondo: fare corpo, prender corpo, dare corpo, essere corpo, possedere il corpo, corpo a corpo.
Nei millenni il corpo ne ha vissute di tutti i colori: idealizzato e mascherato, esibito e nascosto, posseduto e sottratto, clonato e censurato, liberato e politicizzato, amato o rifiutato. Ma il paradosso contemporaneo supera ogni possibilità di previsione. Oggi la nozione stessa del corpo nella sua oggettività è messa in discussione e il plurale – corpi – diventa d’obbligo nell’impossibilità ormai di mettere a fuoco di che cosa esattamente stiamo parlando.

Non c’è più solo il corpo naturale, ma anche il cybercorpo o il corpo trans-umano e post-umano. Quel corpo – così reale che pensavamo di conoscere e di portare sempre con noi, che cambiava insieme a noi e al quale erano ancorate la nostra identità e la nostra percezione del tempo che passa – sembra non esistere più: “corpi plastificati e siliconati sanciscono la fine di ogni storia che la vita incide sulla pelle. È la nascita del corpo banalizzato, anonimo, vuoto: senza età, sesso, storia, memoria?” si chiede Anna D’Elia nel volume, consigliatissimo, “Diario di un corpo. Frammenti, immagini, connessioni fra sé e il mondo” (Unicopli, Milano, 2002).

Ma questo non è tutto. Per dirla con Zygmunt Bauman, siamo corpi liquidi in una società liquida. Siamo ormai liberi dal vincolo del contatto fisico con gli altri e con il mondo, possiamo cambiare faccia e identità quando e come vogliamo, cancellare con un clic dalla nostra vita le persone che non ci interessano e diventare altro da noi per piacere a quelle che ci interessano.
Cosa ancor più inquietante, il corpo non è più costretto a misurarsi con lo spazio e con il tempo, ma può aspirare all’ubiquità e all’eternità. Ma a quale prezzo? Per chiudere di nuovo con la storica dell’arte Anna D’Elia: “come è possibile ad un’umanità senza occhi, mani, piedi, senza più la coscienza del dolore, della gioia, senza più la cognizione della vita o della morte, trovare un limite, conservare una misura delle cose, un’idea dell’umano?”.

Forse, come suggeriscono alcuni antropologi, sarà la cara e saggia stagione della vecchiaia a porre a un certo punto, inevitabilmente, un limite alla nostra illusione di poterci dare nuove forme all’infinito. E a consentirci, finalmente, di ritrovare il nostro corpo e con esso il nostro posto nel mondo. Meglio tardi che mai.

ArtDate Highlights

La mostra: “Il corpo insensato”
15 novembre – 16 gennaio, Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione

Il dialogo tra le opere di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei e gli affreschi medievali e rinascimentali presenti nella Sala delle Capriate ci interroga, a cura di Stefano Raimondi, sul tema del corpo. Su come la sua percezione sia cambiata e su quanto la nozione classica nonché la presenza stessa del corpo siano state messe in discussione, fino a chiedersi che cosa potrà diventare in futuro.

Una ricerca che si sviluppa nelle opere di Vanessa Beecroft, Mariella Bettineschi, Joseph Beuys, Maurizio Cattelan, Elmgreen & Dragset, Hans-Peter Feldmann, Regina José Galindo, Oscar Giaconia, Gilbert & George, Mimmo Jodice, Anish Kapoor, William Kentridge, Barbara Kruger, Eva Marisaldi, Jonathan Monk, Hermann Nitsch, Paul McCarthy, Takashi Murakami, Andres Serrano, Cindy Sherman, Thomas Schütte, Bill Viola e Sislej Xhafa.

La performance: “I’m Happy to own my implicit biases” di Nora Turato
Venerdì 15 novembre, ore 19:30, Palazzo Moroni

Nel salone da ballo dell’antica dimora protagonista è Nora Turato, artista croata di base ad Amsterdam, con un evento performativo curato da Maria Marzia Minelli e Claudia Santeroni, incentrato sulla presenza scenica nella pratica artistica e sulle potenzialità scultoree dell’uso della voce.
Prendendo spunto dalla tradizione delle cosiddette donas de fuera siciliane – le “donne dell’altrove” che ai tempi dell’Inquisizione spagnola venivano additate come reiette a causa dei loro poteri e comportamenti fuori dagli schemi – l’artista genera un monologo che, facendosi carico del peso della repressione delle voci femminili nel corso della storia, dà vita con il corpo e con la voce ad una elaborazione critica sulla libertà di espressione.

L’accessibilità: la Lingua dei Segni

Grazie al percorso formativo di The Blank Listen Project, un team di nove mediatori culturali esperti nella narrazione dell’arte contemporanea in Lingua dei Segni Italiana, ArtDate renderà accessibile per la prima volta alle persone sorde la programmazione della manifestazione attraverso visite guidate e laboratori creativi gratuiti.
Inoltre il 15 novembre, nella Sala Curò in Piazza Cittadella, il convegno “Patrimonio artistico e persone sorde: obiettivi e percorsi per l’accessibilità e la partecipazione” attiva lo scambio di idee tra operatori e istituzioni internazionali, con l’obiettivo di diffondere e valorizzare le migliori pratiche di accessibilità e inclusione in ambito museale in Italia e in Europa (iscrizione obbligatoria entro lunedì 11 novembre).

ArtDate for Kids

Il pomeriggio di domenica 17 novembre è rivolto ai più piccoli alla scoperta dell’arte contemporanea con il laboratorio di educazione al movimento “Corpi umani”, a cura di Luci su Marte in collaborazione con The Blank LISten Project, e la “Lettura animata per bambini” organizzata da GAMeC in occasione della mostra “Libera. Tra Warhol, Vedova e Christo” in collaborazione con Libreria Fantasia.

Sito The Blank

(contenuto promozionale)