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“Arancia Meccanica” e gli altri 6 film con Malcom McDowell a Bergamo Film Meeting

Guida. Il super ospite del prossimo BFM è un attore che ha recitato davvero di tutto. Un percorso attraverso la sua sconfinata filmografia che testimonia la sua incredibile versatilità

Lettura 5 min.

Malcom McDowell è senz’altro uno degli attori più iconici della storia del cinema. Un po’ per quel volto “ferino” che lo contraddistingue e un po’ per la fortuna e la bravura di aver recitato in alcuni film passati alla storia e diventati simbolo di un’epoca – “Arancia meccanica” (1971) su tutti. Proprio il ruolo di Alex DeLarge l’ha intrappolato in un personaggio dal quale l’attore ha faticato a liberarsi. Forse senza esserci mai davvero riuscito. Questo ha fatto sì che nel corso della sua carriera abbia accettato ogni genere di ruolo in ogni genere di film, arrivando a collezionare una filmografia di quasi trecento titoli.

Bergamo Film Meeting quest’anno dedicherà una piccola personale a McDowell, ospite d’onore del festival: ecco la nostra guida con i film in programma e altri cinque titoli come bonus.

In programma a Bergamo Film Meeting

“If…” di Lindsay Anderson (1968)

L’esordio di Malcom McDowell è in un film destinato a entrare nella storia. Parabola di ribellione alle istituzioni in piena stagione e spirito sessantottino, “Se…” racconta dalla reazione violenta ai soprusi e alle imposizioni borghesi di tre studenti di un college privato inglese. Il film ebbe un enorme successo per la sua carica anarchica ed eversiva e vinse la Palma d’oro a Cannes. Prima apparizione per il personaggio di Mick Travis, cui McDowell dà il volto, che tornerà in altri due film di Anderson, ruolo che indusse Kubrick a scritturare lo sconosciuto attore inglese per interpretare Alex in “Arancia meccanica”. Il titolo fa sardonicamente il verso alla celebre poesia “If–” di Rudyard Kipling, canzonandone il messaggio educativo-pegadogico.

“O Lucky Man!” di Lindsay Anderson (1973)

Il vero ruolo della vita per McDowell è stato senz’altro quello del citato Mick Travis, già protagonista in “Se…” e poi di nuovo in “Britannia Hospital” (1980). Travis è un “everyman carachter”, un personaggio cioè che non compie un vero arco narrativo fra un film e l’altro, ma il cui ruolo cambia con le necessità della storia. In “O Lucky Man!” Travis è un modesto commesso viaggiatore la cui vita viene sconvolta da una serie di incontri e avventure con personaggi bizzarri, in una città in preda a un delirio anarcoide. C’è tutta la verve satirica e indisciplinata del Free Cinema inglese e l’audacia di uno dei suoi maestri. McDowell in versione aggiornata del Candido volterriano è semplicemente indimenticabile.

“L’uomo venuto dall’impossibile” di Nicholas Meyer (1979)

Lo scrittore H. G. Wells costruisce per davvero la macchina del tempo di cui narra nei suoi libri, ma per un disguido Jack lo Squartatore, servendosi del congegno, fugge attraverso le epoche trovandosi dalla Londra del XIX secolo alla San Francisco del 1979 (il presente al tempo del film) e seminando il terrore. Eccezionale mescolanza del genere fantastico con il thriller gotico e la commedia, ma anche una riflessione tutt’altro che banale sulla contemporaneità e sulla violenza. Un McDowell insolito nella parte di Wells, con baffi, basette e occhiali, è una specie di Marty McFly ante litteram cui il protagonista di “Ritorno al futuro” deve moltissimo.

“Il bacio della pantera” di Paul Schrader (1982)

Remake del capolavoro horror di Jacques Tourneur del 1942 diventato un cult soprattutto fra gli amanti dei b-movie. Schrader aggiunge alla trama già piuttosto audace della donna-felino, che uccide i propri amanti trasformandosi in pantera, una forte connotazione erotica e violenta, come nel suo stile, e rende tutto più provocante. McDowell interpreta il fratello perverso e incestuoso della protagonista (Nastassja Kinski), in un ruolo che nel film originale non c’era e sembra scritto apposta per lui.

“The Company” di Robert Altman (2003)

Il penultimo film di Robert Altman, elegante, sottile e come sempre leggero solo in apparenza, è un viaggio all’interno di un’importante compagnia di danza classica di Chicago impegnata nella preparazione di un nuovo spettacolo. Un piccolo dramma della vita quotidiana fra sfide, delusioni, infatuazioni, tradimenti e amore per l’arte e la bellezza. McDowell nel ruolo del direttore di origine italiana Alberto Antonelli è strepitoso e regala la miglior performance della seconda parte della sua carriera.

“Evilenko” di David Grieco (2004)

Il film ispirato alla storia del “Macellaio di Rostov” Andrej Cikatilo, il serial killer sovietico che fra il 1978 e il 1990 uccise barbaramente più di cinquanta persone, perlopiù bambini e ragazzi molto giovani. Il film di Grieco (che aveva conosciuto McDowell ai tempi di “Mortacci”, vedi sotto, di cui era stato co-sceneggiatore), è una ricostruzione fantasiosa dal libro omonimo dello stesso Grieco, contaminata da una forte carica ideologica che si regge completamente sulla prova attoriale di McDowell. Volutamente eccessivo, animalesco e forse troppo vittima dei suoi cliché per risultare credibile fino in fondo.

Altre 5 pellicole

“Caccia Sadica” di Joseph Losey (1970)

Il secondo film di Malcom McDowell dopo “If...” di Lindsay Anderson (1968) è un thriller serratissimo nel più tipico stile del veterano Joseph Losey. La trama è scarna al limite dell’inconsistenza: due evasi di prigione cercano di fuggire attraverso una terra selvaggia e inospitale mentre un elicottero dà loro la caccia. I due protagonisti, che per tutta la parte iniziale del film hanno le braccia legate dietro la schiena, sono intrappolati in mezzo a deserti, montagne, giungle in cui più sconfinati sono i paesaggi più aumenta il senso di angoscia e oppressione. E con un finale amaro e beffardo come pochi.

“Mortacci” di Sergio Citti (1989)

Curiosa incursione di McDowell nel cinema italiano in cui l’attore inglese prende parte a un film collettivo, con un cast stellare, del quale quasi nessuno oggi si ricorda. Una commedia grottesca ambientata in un cimitero sorvegliato da un sinistro custode (Vittorio Gassman) in cui i morti prendono vita e sono protagonisti di micro episodi nei quali ricordano come erano morti. Piuttosto godibile e divertente. McDowell interpreta un attore incapace suicidatosi sulle scene in un ruolo che era stato pensato per Massimo Troisi.

“Classe 1999” di Mark L. Lester (1990)

Sequel di “Classe 1984” (1982) dello stesso regista e grande cult dei primi anni Novanta. In un futuro molto prossimo, per contenere la violenza dilagante nelle scuole pubbliche degli Stati Uniti, i professori vengono sostituiti da cyborg che sanno insegnare ma anche ricorrere alle maniere forti quando c’è bisogno. Violento, grezzo, eccessivo e ideologicamente aberrante, eppure irresistibile. McDowell interpreta il preside della scuola che tenta di opporsi alla violenza incontrollata degli androidi facendo una fine orribile.

“Halloween – The Beginning” di Rob Zombie (2007)

Il regista che più di tutti ha nobilitato, e in parte riscoperto, la figura di Malcom McDowell negli ultimi anni è stato senz’altro Rob Zombie. L’ex cantante del gruppo metal degli White Zombie, passato già da tempo alla regia e fra più apprezzati autori dell’horror contemporaneo, ha già firmato tre film in collaborazione con l’attore inglese. Il primo di questi è il remake e prequel insieme del classico dell’orrore “Halloween – La notte delle streghe” (1978) di John Carpenter. Esasperato, ampliato e reso torbido dallo stile personalissimo di Rob Zombie “Halloween” diventa un remake assolutamente fuori dagli schemi. A McDowell il regista riserva la parte del dott. Loomis, lo psichiatra del serial killer immortale Michael Myers e uno dei pochi in grado di opporvisi. Uno dei personaggi più amati della saga nel film originale interpretato da Donald Pleasence.

“Bombshell – La voce dello scandalo” di Jay Roach (2019)

L’ultimissimo film in ordine cronologico in cui appare Malcom McDowell, in sala in Italia dal marzo prossimo. È la ricostruzione delle vicende che fra il 2015 e il 2016 hanno portato l’emittente televisiva Fox a licenziare lo storico direttore e fondatore del canale News Roger Ailes in seguito a numerose accuse di molestie sessuali giunte da alcune delle più importanti giornaliste del canale. Uno scandalo che, vista la forte vocazione repubblicana della Fox, ha gettato diverse ombre sulla gestione dei rapporti di potere all’interno dell’establishment dell’informazione della destra americana. McDowell, in scena soltanto nel finale, interpreta il proprietario della Fox Rupert Murdoch denotando una insospettabile somiglianza.

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