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«Cinefilosofia»: abbiamo bisogno di visioni e pensiero. Cioè di cinema e filosofia

Articolo. Le pellicole di Crialese, Baichwal, Kore’eda Hirokazu, Weerasethakul e Pasolini sono lo spunto per riflessioni su alcune questioni fondamentali del nostro tempo attraverso l’intervento di filosofi che “dialogano” con il grande schermo. Dal 1 febbraio al 1 marzo al cinema Conca Verde

Lettura 5 min.
«Nuovomondo» di Emanuele Crialese

Qual è il rapporto fra cinema e filosofia? Forse Pasolini risponderebbe: «Il cinema non è solo un’esperienza linguistica ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un’esperienza filosofica». Insomma il cinema è filosofia. Tutto il cinema, anche quello più di cassetta e d’intrattenimento, esprime una visione del mondo, trasuda lo spirito del suo tempo, lo svela (a volte involontariamente), oppure lo evidenzia o ancora lo mette in crisi – e il grande cinema, come tutta la grande arte, scavalca il proprio presente e raggiunge il domani come un’onda, impregnandolo.

Quello fra cinema e filosofia è un dialogo fra pensiero e immagine che, ad esempio, nei film di Pasolini era quasi programmatico: la forza delle opere cinematografiche del friulano ancora oggi sembra essere quella di girare film a tesi, dove la storia, le immagini, le musiche compongono le argomentazioni a sostegno di un pensiero (si pensi a «Teorema», non a caso in programma quest’anno, o all’abrasivo «Salò»).

Per questo non stupisce, ma rincuora, che il felice legame fra filosofia e cinema sia arrivato all’undicesima edizione in «Cinefilosofia. Dialoghi, scambi e legami tra filosofia e cinema». Una rassegna, dal 1 febbraio al 1 marzo, di cinque film seguiti da altrettanti incontri nei quali intellettuali che gravitano dentro e intorno l’universo filosofico riflettono su un tema partendo dall’intensità veritativa delle immagini, dalle parole, dai suoni, dalla complessità e dalla ricchezza del linguaggio del cinema.

Organizzata da S.A.S. Servizio Assistenza sale al Cinema Conca Verde di Longuelo, l’edizione 2023 di «Cinefilosofia» è quanto mai ricca di spunti, che partono da film belli e interessanti (anche quando evidenziano la contraddizione che portano in loro stessi). Spunti fecondi in un’epoca di complessità aggrovigliate fra loro e di pochi riferimenti rimasti. Mai come oggi abbiamo bisogno di filosofia, e quindi di cinema: non è forse questo, ad esempio, ad essere mancato durante la pandemia? Da una parte, l’assenza in tv dell’aiuto di un pensiero filosofico nella crisi – invece che di uno sciame di epidemiologi spesso in contraddizione fra loro; dall’altro, l’impossibilità, dovuta al lockdown, di andare al cinema, di rifugiarsi nel buio della sala per immergersi in una storia, che è visione, pensiero, compagnia esistenziale. Di seguito il programma della rassegna.

Mercoledì 1 febbraio / «Nuovomondo»

Cinefilosofia si apre con la proiezione di «Nuovomondo» di Emanuele Crialese, pellicola che “dialogherà” con Maria Russo sul tema «Utopie e Rappresentazioni»: America come nuova utopia. Consumo e abbondanza come promessa del capitalismo. Materializzazioni del desiderio e della libertà. Potenza reale e simulazione di potenza. Inclusione ed esclusione nello spazio utopico.

Nella Sicilia degli inizi del Novecento, Salvatore fa un voto e chiede un segno al cielo: vuole imbarcarsi per il nuovomondo e condurre in America i figli e l’anziana madre. Il segnale è una cartolina di propaganda che ritrae minuscoli contadini accanto a galline giganti o a carote sproporzionate. Venduta ogni cosa posseduta, Salvatore lascia la Sicilia alla volta dell’America.

Maria Russo è ricercatrice in Filosofia Morale presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele e Visiting Fellow presso la University of the West of England. È vice-direttrice della rivista Studi Sartriani e del Centro di Ricerca Interateneo (con l’Università degli Studi di Verona) di Filosofia e Cinema PHILM. Tra i suoi scritti: «Per un Esistenzialismo Critico. Il rapporto tra etica e storia nella morale dell’autenticità di Jean-Paul Sartre», 2018; «Libertà in situazione. La finitezza umana in Kant e Sartre», 2014; «La dialettica della libertà in Nietzsche e Dostoevskij», 2014.

Giovedì 9 febbraio / «Antropocene – l’epoca umana»

«Un paradosso chiamato Antropocene» è il titolo della riflessione di Telmo Pievani sul film di J. Baichwal, E. Burtynsky e N. de Pencier: non si sa quando farlo cominciare, ci attribuisce una grande importanza, lascia supporre che le colpe siano di tutti e non dei più ricchi. L’Antropocene è parola intrisa di contraddizioni, eppure irresistibile.

«Antropocene – l’epoca umana» è un viaggio alla scoperta di come l’uomo abbia cambiato la natura. Immagini spettacolari dal forte impatto visivo in un documentario sviluppato in maniera organica e complessa. Completamento di una trilogia di film sull’impatto delle attività umane sul nostro pianeta. Un viaggio in sei continenti per accostare i diversi modi nei quali l’uomo sta sfruttando le risorse terrestri e modificando la Terra come mai prima.

Telmo Pievani è filosofo ed evoluzionista, ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova. Tra i suoi libri «Il giro del mondo nell’Antropocene», 2022; «La natura è più grande di noi», 2022; «Serendipità», 2021; «Viaggio nell’Italia dell’Antropocene», 2020; «Finitudine», 2020; «Imperfezione», 2019; «Homo sapiens e altre catastrofi», 2018; «La vita inaspettata», 2011. Collabora con Il Corriere della Sera, Le Scienze e Micromega (di recente lo abbiamo intervistato proprio sul tema dell’Antropocene).

Mercoledì 15 febbraio / «Father and son»

Il bellissimo film di Kore’eda Hirokazu sarà il presupposto da cui partirà Paolo Mottana per la riflessione «La famiglia, l’amore, i legami»: il cinema esatto ed emozionante di Kore-eda è uno dei pochi che ci ricorda, al tempo della cibernetizzazione della nostra vita, chi siamo, o forse, chi eravamo.

«Father and son» racconta la vicenda di Nonomiya Ryota, un professionista di successo, un uomo che lavora sodo ed è abituato a vincere. Un giorno, lui e la moglie Midori ricevono una chiamata dall’ospedale di provincia dove sei anni prima è nato loro figlio, Keita, e vengono a sapere che sono stati vittima di uno scambio di neonati. Il piccolo Keita è in realtà il figlio biologico di un’altra coppia, che sta crescendo il loro vero figlio, insieme a due fratellini, in condizioni sociali più disagiate e con uno stile di vita molto differente.

Paolo Mottana è professore di filosofia dell’educazione e di Ermeneutica della formazione e pratiche immaginali all’Università di Milano Bicocca. Dirige, insieme a Romano Madera, il Master in Culture simboliche per le professioni dell’arte, dell’educazione e della cura. Presiede l’Associazione IRIS (Istituto di Ricerche Immaginali e Simboliche). Tra i suoi scritti: «L’arte che non muore. L’immaginale contemporaneo», 2010; «La controeducazione di James Hillman», 2015; «La città educante», 2017; «L’ipergesto. Disseminare utopia», 2017.

Mercoledì 22 febbraio / «Memoria»

L’opera più recente di Apichatpong Weerasethakul – un film splendido: enigmatico e affascinante – porterà Rocco Ronchi a riflettere su «Memoria inceppata, zoppicante, che non distingue più il reale dalla sua ombra»: Weerasethakul condivide con Fellini l’idea che il cinema sia una faccenda di memoria, ma inceppata, e parla della soglia impalpabile che separa e congiunge la vita onirica e la vita desta.

«Memoria» vede come protagonista una superlativa Tilda Swinton nel ruolo di Jessica, una donna inglese in visita alla sorella a Bogotà, che viene attirata da un misterioso suono che la sorprende più volte: di notte, per strada, in un ristorante. È reale il suono o è solo nella testa di Jessica? La ricerca dell’origine dello strano fenomeno, porta Jessica dalla città alla foresta, dove incontra un pescatore che le fa capire come ogni persona è connessa alle altre e le mostra ricordi di vite mai vissute.

Rocco Ronchi insegna filosofia presso l’Università degli Studi di L’Aquila e presso l’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicanalisi Applicata) di Milano. Tra le sue pubblicazioni: «Il canone minore. Verso una filosofia della natura», 2017; «Gilles Deleuze, credere nel reale», 2015; «Come fare. Per una resistenza filosofica», 2012; «Brecht. Introduzione alla filosofia», 2015; Ha curato il volume H. Bergson, W. James, «Durata reale e flusso di coscienza. Lettere e altri scritti», 2014.

Mercoledì 1 marzo / «Teorema»

In collaborazione con l’associazione Diaforà, il film “filosofico” di Pier Paolo Pasolini introduce l’incontro con Florinda Cambria, «Dove l’attesa finisce»: come un décalage dell’attenzione, come una lacerazione nell’orizzonte del possibile, l’inatteso sconquassa e riconfigura istantaneamente il senso, non solo di quel che sarà, ma anche di ciò che è stato.

«Teorema» è stato premiato al Festival di Venezia. In una famiglia dell’alta borghesia milanese giunge, annunciato da un telegramma, un misterioso giovane. Questi ha rapporti sessuali con tutti i componenti della famiglia – padre, madre, figlia, figlio e domestica – che prendono a comportarsi in maniera insolita e bizzarra.

Florinda Cambria ha insegnato all’Università dell’Aquila e all’Università dell’Insubria. È docente di Filosofia presso la Scuola di Psicoterapia Comparata di Genova. È membro del Groupe d’Etudes Sartriennes di Parigi e, a Milano, coordina le attività di «Mechrí / Laboratorio di filosofia e cultura». Principali pubblicazioni: «Corpi all’opera. Teatro e scrittura in Antonin Artaud», 2001; «Far danzare l’anatomia. Itinerari del corpo simbolico in Antonin Artaud», 2007; «La materia della storia. Prassi e conoscenza in Jean-Paul Sartre», 2009.

Info

Ogni proiezione inizia alle ore 20.30, dopo il film ci sarà l’incontro filosofico. Ingresso 7,50 € (ridotto over 65 e under 26: 6,50). Ingressi ridotti con i carnet da 3, 6, 9 ingressi validi un anno.

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