93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Da Donizetti cavaliere del sogno a “Chiamami col tuo nome”: 10 film girati a Bergamo

Guida. Il set impareggiabile di Città Alta ma non solo. La nostra è una città ricca di location uniche cui il cinema ha spesso fatto ricorso

Lettura 5 min.

Più di tutti gli altri – e ci mancherebbe altro – ci ricordiamo “L’albero degli zoccoli”. Lo splendido film di Ermanno Olmi – Palma d’oro a Cannes nel 1978, riconosciuto come uno dei capolavori della storia del cinema – venne girato in gran parte fra i paesi di Palosco, Cividate al Piano e Martinengo. Eppure di film realizzati a Bergamo e provincia ce ne sono tantissimi. Ne abbiamo raccolti dieci girati a Bergamo nel corso degli ultimi settant’anni. Da riscoprire magari per vedere com’era un tempo la città.

“Il cavaliere del sogno” di Camillo Mastrocinque (1947)

Uno dei pochissimi film dedicati alla figura di Gaetano Donizetti non poteva che essere girato nei luoghi in cui visse e abitò per lunga parte della sua vita. L’opera di Camillo Mastrocinque racconta un episodio romantico della vita del grande compositore, quando dopo la morte della moglie, intrattenne una presunta relazione con una donna sposata conosciuta negli anni trascorsi a Napoli. Il più classico dei melodrammi dell’epoca d’oro del melodramma con Amedeo Nazzari nei panni di Donizetti. Una delle prime volte in cui si vede Bergamo al cinema: la Città Alta in bianco e nero di Mastrocinque, appena ritoccata per sembrare quella di cent’anni prima, è già uno splendore.

“One Night with You” di Terence Young (1948)

Sempre a tema operistico è questo piccolo film inglese, remake della celebre commedia italiana “Fuga a due voci” (1943), diretto dal regista dei primi James Bond. Inedito in Italia ma facilmente reperibile, è una delicata commedia degli equivoci con diverse incursioni musicali e un vero tenore italiano, Nino Martini, per protagonista. La più suggestiva delle scene cantate si svolge nell’eccezionale scenario di una Piazza Vecchia notturna e solcata da tagli di luce malinconici e romantici come nella più tipica tradizione del cinema classico.

“Il marito di Olga” di Luigi Zampa (episodio de “I nostri mariti”) (1966)

Secondo capitolo del film collettivo I nostri mariti scritto dal regista con Age, Scarpelli e Mario Monicelli, quella di Zampa è la più tipica delle commedie all’italiana di quegli anni. Sfruttando la ben nota fama di Bergamo quale “città bianca” gli autori vi ambientano una storia che ironizza sull’ortodossia del credo religioso. I dissidi morali di un giovane ragioniere della Curia (Jean-Claude Brialy) che nonostante le apparenze punta solo alla ricchezza personale, lo porteranno a perdere l’onore. Numerose le riprese della città alta e bassa e di Piazza Vecchia incredibilmente invasa dalle auto. Curioso come gli attori siano tutti doppiati con accento brianzolo.

“William Wilson” di Louis Malle (ep. di “Tre passi nel delirio”) (1968)

Ancora un film collettivo: famoso soprattutto per “Toby Dammitt”, l’episodio felliniano, ma che annovera tre grandi autori (il terzo è Roger Vadim) alle prese con l’adattamento di tre racconti di Edgar Allan Poe. Nel capitolo ambientato a Bergamo, con Alain Delon e Brigitte Bardot, vediamo forse per la prima volta Piazza Vecchia e Piazza Duomo a colori. Il duello finale fra William e il suo doppio, girato fra Santa Maria Maggiore e le arcate del Palazzo della Ragione all’alba è di grande suggestione. Dentro il Caffè del Tasso, in Piazza Vecchia, c’è una vecchia foto della lavorazione del film incorniciata e appesa alla parete.

“Cuori solitari” di Franco Giraldi (1970)

Film drammatico con intenti provocanti che racconta la tentazione di darsi allo scambismo di una coppia borghese di mezz’età. Con Ugo Tognazzi e Senta Berger che vivono una vita agiata (e annoiata) fra Città Alta e il lago di Como. Nei (pochi) esterni, oltre a via Gombito e via Colleoni – percorsa dai protagonisti in auto a gran velocità – si riconoscono il palazzo delle Poste di via Masone e soprattutto la Basilica di Sant’Agostino, in cui il personaggio di Tognazzi si reca per assistere a un’assemblea del “Movimento anti-divorzio”.

“Una farfalla con le ali insanguinate” di Duccio Tessari (1971)

Giallo con Helmut Berger ambientato fra Milano e Bergamo. Un giornalista, accusato ingiustamente dell’omicidio della sua giovane amante viene arrestato, ma mentre è in prigione il vero assassino torna a colpire. Un noir che confonde i piani temporali e le soluzioni narrative in maniera audace, risultando di grande impatto. Nei numerosissimi esterni Bergamo è ovunque e troviamo pure una scena con una corsa in funicolare. Ma è soprattutto l’inseguimento a piedi per le viuzze di Città Alta a metà del film, con uso labirintico di una zona quasi mai vista prima al cinema – fra il Sarpi, via Arena e il Seminario – a fare di Tessari il migliore di tutti nel dare risalto all’espressività, anche enigmatica, del nostro centro storico.

“La poliziotta” di Steno (1974)

Probabilmente l’opera di transizione per eccellenza fra la stagione della commedia all’italiana e quella della commedia sexy, “La poliziotta” è anche il film che annovera più location della città di Bergamo. In controtendenza però, snobba quasi del tutto Città Alta. Perché Bergamo deve sembrare il paesino fittizio di Ravedrate, in provincia di Milano. La piccola realtà urbana in cui un’onesta e zelante vigilessa urbana, interpretata da Mariangela Melato, si accorge che l’integrità mal si concilia con un mondo in cui le istituzioni e le forze dell’ordine sono occupate da uomini dediti a ogni tipo di truffa, clientelismo e ruberia. Gli esterni della Ravedrate dello schermo comprendono fra gli altri Piazza Pontida, l’ingresso del vecchio Ospedale Maggiore, il Sentierone, Palazzo Frizzoni, la chiesa di San Marco e persino una veduta dal cavalcavia del quartiere di Boccaleone.

“Colpire al cuore” di Gianni Amelio (1982)

L’esordio al cinema di Gianni Amelio è uno dei film simbolo della stagione degli anni di piombo. Riflessione profonda sull’eredità culturale di una generazione simboleggiata dal rapporto fra un padre docente universitario (Jean-Louis Trintignant) implicato con la lotta armata di matrice terroristica e il figlio diciottenne che non ne comprende le motivazioni. La Bergamo invernale di Amelio è una città fredda e piovosa in cui si accentuano i toni drammatici e l’incomunicabilità fra i due protagonisti. Gli esterni sono quasi tutti fra il caffè della Funicolare e Piazza Vecchia, ma è il piano sequenza del dialogo fra padre e figlio mentre risalgono Viale Papa Giovanni XXIII (con alle spalle i Propilei) ad essere rimasto celebre.

“Frankenstein oltre le frontiere del tempo” di Roger Corman (1990)

L’ultimo film di Roger Corman (il padre dell’horror moderno ufficialmente ritiratosi da più di un decennio) è girato tutto in Italia. Una specie di horror fantascientifico che rilegge Frankenstein in chiave futuristica con viaggi nel tempo e sovrapposizioni fra finzione e realtà. Con John Hurt, Raúl Juliá e Bridget Fonda (che fa Mary Shelley). Un piccolo gioiello incomprensibilmente dimenticato e confezionato da Corman con una troupe tutta italiana in cui spicca Enrico Tovaglieri, lo scenografo de “L’albero degli zoccoli”. Bergamo è utilizzata per ricostruire la Svizzera del 1817. Nella sequenza dell’impiccagione girata in Piazza Vecchia, con la macchina che ruota vorticosamente, in un fermo immagine si possono vedere alcuni studenti in abiti contemporanei, affacciati alle finestre dell’Università, assistere alle riprese del film.

“Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino (2017)

Lo splendido e celebratissimo film di Luca Guadagnino, che adatta l’omonimo romanzo di formazione di André Aciman spostando l’azione dalla riviera ligure alla bassa cremasca (dove il regista siciliano ha una casa) è stato girato in parte anche in Città Alta. La curiosità è che nella finzione Bergamo diventa Clusone. I due protagonisti (Armie Hammer e Timothée Chalamet) infatti, in gita alle cascate del Serio (che sono state aperte appositamente per la produzione) passano la notte nel centro della Val Seriana e gironzolando per le viuzze del paese si imbattono in alcuni giovani che danzano a tarda sera sulle note di “Love My Way” dei Psychedelic Furs diffusa dalle casse di un’autoradio. In realtà siamo su via Arena, fra il liceo Sarpi e la facciata posteriore di Santa Maria Maggiore.

Approfondimenti