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Cristiano Godano da solo, la sincerità dell’inquietudine

Articolo. Il leader dei Marlene Kuntz giovedì alla GAMeC di Bergamo per suonare dal vivo (per la prima volta) qualche canzone da “Mi ero perso il cuore”. Debutto solista che però, rassicura, non sancisce la fine della band di Cuneo

Lettura 3 min.
(Guido Harari)

L’appuntamento è per giovedì 2 luglio alle ore 21 nel cortile di GAMeC per Radio GAMeC Real Live, il format di performance dal vivo che – dopo 66 giorni di trasmissioni quotidiane in diretta durante la chiusura totale delle attività – sta traducendo quell’esperienza in incontri aperti al pubblico che ripropongono e allargano il format dell’intervista. Quello con la voce dei Marlene Kuntz – che dialogherà con Nicola Ricciardi, Direttore Artistico di Officine Grandi Riparazioni Torino – sarà il terzo in programma (ingresso gratuito, prenotazione obbligatori scrivendo a [email protected]).

Sì quello a Bergamo sarà il primo live – risponde subito Godano a chi gli chiede notizie del tour in lavorazione, e aggiunge – sarà un’emozione incredibile, anche solo per la sensazione di dire ‘finalmente sta accadendo’. Fino ad oggi noi musicisti abbiamo convissuto con la paura di non sapere quello che poteva accadere e quando la nostra attività sarebbe in qualche modo ricominciata. In più, sarà un’emozione decuplicata dall’essere a Bergamo, un luogo che nell’immaginario di molti italiani è una città martire”.

Dopo trent’anni di Marlene Kuntz, e quattro dall’ultimo album della band, Godano torna sul palco da debuttante, grazie al suo primo progetto solista, un album uscito lo scorso 26 giugno intitolato “Mi ero perso il cuore”, che lo stesso autore descrive così: “È un disco che ha il coraggio della paura, perché esibisce questa tenera, autentica, poetica vulnerabilità”.

Per chi se lo stesse chiedendo, non è necessario ascoltarlo con il background artistico dei Marlene Kuntz nelle orecchie. Verrebbe da dire che Godano si esprima, in questo progetto, in maniera un po’ più soft e con un suono leggermente più pop. Di fatto, ciò che emerge al primo ascolto è la dolcezza di un’intimità che si racconta. Le tredici tracce (l’edizione in vinile contiene una quattordicesima bonus track) hanno una forte impronta acustica, sono ballate che raccontano i demoni della mente e che costringono a seguire testi, sottotesti e sfumature letterali per poterne godere appieno.

La mente mente, si usa dire... Lasciandole troppo spazio d’azione questa menzogna, potente come un virus, acquisisce poco per volta un dominio inesorabile sul suo padrone di casa. E il cuore, unica vera arma per uscirne, è destinato a soccombere, sperso in fondo al cumulo di ingannevoli messaggi e falsità” spiega Godano, rivelando tutto il conflitto interiore che ha rovesciato nei testi e nei suoni di questo progetto.
Bob Dylan
, Neil Young e Nick Cave sono alcuni dei riferimenti chiave nel bacino dell’ispirazione dell’artista piemontese, che attinge anche alla tradizione country e all’alternative rock, marchio quest’ultimo che ha contraddistinto la sua carriera fino ad ora.

Il disco è co-prodotto da Gianni Maroccolo e Luca Rossi degli Üstmamò, che lo hanno anche suonato accanto a Simone Filippi, anch’egli Üstmamò. “Senza di loro non suonerebbe così e non saprebbe darmi le soddisfazioni che provo quando lo riascolto. Li ringrazio dunque enormemente. Con Gianni ci conosciamo da vent’anni, mentre Luca e Simone fanno parte di una band con cui ho condiviso la scena alternative degli anni ’90 e con cui è stato molto bello e facile collaborare. Tutti gli arrangiamenti sono nati coralmente, suonando insieme”. Il disco ospita anche il flauto, il sax e il violino di Enrico Gabrielli, che impreziosisce con la sua sensibilità il suono di “Dietro le parole”, “Panico” e “Padre e figlio”.

Come sarà lo showcase di Bergamo, però, è ancora tutto da stabilire: “Non suonerò tutto il disco, sceglierò dei pezzi e poi ci sarà una chiacchierata, simile a quella fatta nei giorni scorsi, durante le dirette radio. Anche io devo prendere dimestichezza con questi brani e cercherò di fare la scelta giusta”.

All’annuncio di questo progetto solista il pubblico dei Marlene Kuntz, come prevedibile, è trasalito. In molti si sono chiesti se l’album potesse presagire in qualche modo lo scioglimento della storica band, dopo dieci album, l’ultimo dei quali uscito nel 2016. Ma è stato lo stesso Godano in conferenza stampa a fugare i dubbi e definire meglio l’identità del suo progetto: “Questo disco è iniziato nella mia testa tre anni fa, ed è stato scritto un anno e mezzo fa. Avevo decine di brani a cui attingere, testi in cui ho espresso le mie inquietudini e per questo non mi stupisce che, seppur slegato nei tempi all’attualità, in molti mi confermano di ritrovarci la descrizione puntuale di sensazioni molto legate a ciò che succede nel mondo ora. Anche per questo ho deciso di farlo uscire adesso, pensando potesse avere una forza empatica di consolazione”.

Nessuno scioglimento dei MK dunque, ma ben altre prospettive: “Il disco arriva in questo momento anche perché prima di avventurarmi in una cosa simile ho voluto essere sicuro di quello che facevo e, soprattutto, non volevo turbare in alcun modo il progetto Marlene. Circa sette o otto anni fa ho iniziato a esibirmi in situazioni solitarie, alle quali pian piano mi sono entusiasmato, riuscendo a trovare un suono acustico e un’interpretazione personale. Ecco perché avevo bisogno di brani nuovi, non potevo continuare così a suonare i pezzi dei Marlene Kuntz. In verità ‘Ti voglio dire’ e ‘Il lamento del depresso’ inizialmente le avevo condivise proprio con la band, perché prima dei lavori di questo disco c’eravamo trovati per provare un’operazione irrealizzabile e tentare un album che ci allontanasse da quanto fatto finora. Ma credo – e conclude – Sarà impossibile dimenticarci chi siamo”.

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