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“Intrattenimento!”, i Gang of Four a Bergamo

Articolo. La band inglese il 17 agosto al Polaresco. Ne approfittiamo per raccontare (40 anni dopo) il capolavoro “Entertainment

Lettura 5 min.
I Gang of Four oggi

Nel 2019 “Entertainment!” dei Gang of Four compie quarant’anni esatti. Che proprio in coincidenza di questo anniversario la formazione inglese arrivi a Bergamo – il prossimo 17 agosto allo Spazio Polaresco grazie a Dark Water ALLternative Eve per la Mater Noctis Fest – è un’occasione ghiotta per riepilogare cosa è stato questo disco allora e cosa è oggi (ingresso gratuito, info nel link in fondo al pezzo).

Non si può infatti parlare di Gang of Four senza citare Margareth Thatcher. Proprio nel 1979 infatti la Lady di Ferro della politica inglese vinse le sue prime elezioni e sancì negli anni successivi la fine dell’egemonia del Labour e dei blocchi sindacali dei lavoratori dell’industria pesante in piena crisi produttiva. Il tutto a suon di deregulation, pugni di ferro sulla classe operaia e abbattimento dello Stato sociale.

I Gang of Four nascono proprio alla vigilia di tutto questo, nel 1977. Pubblicando nel 1978 l’ep “Damaged Goods” e l’anno successivo “Entertainment!”. Disco che risulterà nel tempo a venire un passaggio fondamentale per tantissime band. Dall’ondata post-punk e punk-funk degli ultimi anni (Franz Ferdinand, Bloc Party, LCD Soundsystem e molti altri) fino, per loro stessa ammissione, ai primi Red Hot Chili Peppers (di cui il chitarrista Andy Gill produrrà il primo disco) e ai REM degli inizi.

Ma “Entertainment!” rimane imprescindibile anche per altro. Ovvero capire quel movimento musicalmente multiforme e ipercreativo che è stato il post-punk dalla fine degli anni Settanta alla metà degli Ottanta circa. Un coacervo di band, personaggi e situazioni che dialogavano spesso con altre forme espressive come quella figurativa (le scuole d’arte furono fondamentali) o il cinema. Non tralasciando l’elemento politico, ricorrente in forme più o meno ideologiche. Progetti mossi, in altre parole, da un’urgenza di sperimentare, rompere gli schemi e incidere sul loro tempo. Tanto notevole al primo impatto quanto feconda di risultati diversificati e impressi nella storia (Joy Division, Fall, Pop Group in UK; Residents, Talking Heads, Pere Ubu negli Stati Uniti: ma i nomi da citare sarebbero tantissimi e ognuno con le sue specificità).

Tuttavia Gang of Four significa anche Leeds. Città operaia vittima di una profonda crisi economica come tutto lo Yorkshire. Divisa fra destra (estrema: divenne la sede principale del National Front nel North England) e sinistra operaia ma soprattutto studentesca (marxista, maoista e anarchica). Da una parte la classe media e medio-bassa, sempre più incattivita dalle difficoltà ad arrivare alla fine del mese (vi ricorda qualcosa?), dall’altra gli studenti del dipartimento di Belle Arti del politecnico di Leeds e del College of Art.

È in questo clima di fervore creativo (e di grande conflitto sociale) che nel 1977 il bassista Dave Allen legge l’inserzione di John King, Andy Gill e Hugo Burnham alla ricerca di qualcuno che suoni il basso con loro. Per formare una band che – nelle intenzioni via via sempre più chiare – guardi al funk e al r’n’b nero (Stevie Wonder, Funkadelic, James Brown) e apra una strada oltre ciò stavano facendo in quel momento i Sex Pistols. Infilandoci gli studi, le letture (Gramsci, Lukàcs, Brecht) e le visioni (la Novelle Vague e le evoluzioni successive) tipiche di un gruppo di studenti d’arte di quel periodo.

Il quartetto decide di chiamarsi Banda dei Quattro, soprannome affibbiato al gruppo di rappresentanti della Rivoluzione culturalecinese che tennero il potere negli ultimi mesi di vita di Mao. Si chiamavano Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan, Wang Hongwen e Jiang Qing, quest’ultima quarta moglie e vedova del leader: vennero arrestati nel 1976, processati e condannati. Un evento che sigillò la fine del ribaltamento maoista e di lì a poco l’inizio dei Gang of Four.

Il nome, lo capite, è tutto un programma. Lo è però anche la forma musicale. Perché la band nei primi due dischi (l’altro, “Solid Gold”, del 1981) si inventa una forma di punk-funk bianco capace di ritrarre come pochi altri cosa stava accadendo nell’Inghilterra più profonda in quel momento.
“Entertainment!” però è anche un disco sopravvissuto al suo tempo poiché sa parlare al presente. Come è vero difatti che il termine thatcherismo ricorre spesso quando si analizzano le distorsioni del liberismo più sfrenato, così le canzoni dei Gang of Four risultano, soprattutto nel mood, una perfetta fotografia dell’aria quotidiana del nostro contemporaneo.

Come era questo mood? Glaciale, tensivo, cinicamente rabbioso, a tratti allucinatorio seppur non arreso. Dunque sarcastico, impietoso, beffardo. Animato da un ghigno malefico che amplifica con immagini dure e incisive tutto il malessere psichico ed esistenziale di una società in profonda mutazione. Un tessuto sociale in disfacimento in cui chi è sull’orlo precipita, chi è un passo indietro si avvicina al precipizio e chi è bello pasciuto sulle poltrone di pelle s’ingozza sempre di più. Sarà forse una mia suggestione personale, ma quando ascolto “Entertainment!” penso allo spirito disturbante di certi romanzi di Houellebecq e di certi film di Haneke.

Verrebbe facile pensare a questo punto ad un disco di canzoni-tazebao dall’indole ideologicamente marxista se non proprio maoista, sintomo di un tempo sorpassato che non tornerà più.
Non è così: primo perché quel tempo, con tutte le debite e sensibili differenze del caso, ha molti aspetti in comune con il nostro, e anzi a dirla tutta ne è un’evoluzione. E secondo perché i brani di “Entertainment!”, forti dello stato di grazia delle otto mani che li composero (i Gang of Four lavoravano così: tutti insieme), sapevano e sanno problematizzare come pochi quell’attrito alienante fra ciò che è davvero e ciò che il sogno, l’illusione, il desiderio e le speranze vorrebbero che fosse. Nel privato casalingo di una coppia, come in fabbrica, al pub o addirittura nel music business.
Una storia vecchia come il mondo. Ma che ci portiamo dietro tutti e su cui sempre torniamo con questa o quell’opera che è stata capace di travalicare il suo periodo storico e arrivare sino a qui, ora.

Così fa “Entertainment!”, con la sua copertina dove un indiano e un cowboy si danno la mano (e no, non è un appello alla pacificazione). Intanto che la produzione sonora affianca alla perfezione le liriche. Il sound del disco infatti potrebbe essere riassunto in una sola parola: scarno. Nelle dinamiche movimentate e sequenziali di un basso sempre molto presente (Allen). Nella quadratura in variazione continua una batteria che “porta” i brani senza quella muscolarità di registrazione tipica del rock (Burnham). Nel suono bellissimo e programmatico della chitarra di Gill, senza effetti e riverberi, secco e quadrato in colpi brevilinei alle corde e rari (determinanti) spunti noise.
Analitico è un altro termine con cui si potrebbe definire il carattere sonoro dei GoF. Con quell’approccio arty che caratterizza anche i testi, spesso cantati da King in prima persona eppure intensamente impersonali.

Lo spiega bene il critico musicale Greil Marcus, che descrive le parole dei Gang of Four come tentativi di smascherare la “falsa coscienza” del meccanismo sociale e degli individui, così da comprendere le realtà strutturali che governano l’esistenza di ognuno. Tentativi però che non vanno mai del tutto a segno e tracciano un panorama allucinatorio, disincantato e reale, dove il panico chitarristico è quello esistenziale e le cadenze rigorose del basso dettano l’inevitabilità della condizione umana. “Non c’è scampo dalla società” recita “Natural’s Not in It” e anche il matrimonio viene visto come un accordo economico in “Contract”. Mentre la traccia d’apertura “Ether”, insieme “Damaged Goods” e “Return The Gift” sono gli apici del disco (ma ha dei momenti minori un lavoro come questo?). Restituisci il regalo che hai vinto, spegni la televisione, torna alla vita. Non ce la fai? Almeno provaci.

“Entertainment!” sarà probabilmente la spina dorsale del live che i Gang of Four terranno a Bergamo. Ma chi sono oggi i Gang of Four? Dopo “Entertainment!” e il successivo “Solid Gold”, il percorso della band inglese è andato avanti con cambi di formazione, pause e riprese, dischi che ne hanno confermato il profilo di band di culto (l’ultimo, “Happy Now”, di quest’anno).
Oggi della line-up originale c’è il solo Andy Gill alla chitarra, essenziale presenza di raccordo fra il passato e il presente. Accanto a lui Thomas McNeice (al basso), John “Gaoler” Sterry (voce) e Tobias Humble (batteria). Nei brani tanto funk, dub, elettronica e ancora politica – il singolo di qualche mese fa “Ivanka (Things You Can’t Have)”. I quattro sul palco sanno ancora dire la loro alla grande e il live è di quelli da non perdere.
A tutto questo aggiungete la cornice, che si annuncia parecchio coinvolgente, della Mater Noctis Fest. Dalle 14 difatti il Polaresco si animerà con tre concerti (oltre ai GoF, i Geometric Vision e i New Dress), spettacoli di vario tipo, stand a tema, bar e cucina. L’ingresso è gratuito e l’evento si svolgerà anche in caso di pioggia. Insomma a Bergamo il 17 agosto passerà la Storia. Andate a godervi “l’Intrattenimento!”.

https://www.facebook.com/events/488696825003078/

(questo articolo non sarebbe tale senza l’apporto di “Post Punk 1978-1984” di Simon Reynolds, Minimum Fax. Libro fondamentale per comprendere a fondo i Gang of Four e il contesto culturale del post-punk, aspetti che qui sono stati solo brevemente descritti)