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Young Signorino, l’odio di successo

Intervista. Il controverso trapper sabato a Edoné. Ne abbiamo parlato con il sociologo Michele Dal Lago

Lettura 2 min.
Young Signorino, al secolo Paolo Caputo

A mezza strada tra Sfera Ebbasta e qualcos’altro, Young Signorino, al secolo Paolo Caputo, per alcuni è un trapper da studiare, per altri da prendere con le molle. È stato il più discusso di qualche momento fa, come accade a quelli che partono dalla rete, da YouTube, diventano virali con un paio di pezzi ben assestati, fanno subito fenomeno, e magari si sgonfiano in una stagione.

Il giovanissimo trapper di Cesena arriva il 15 giugno all’Edoné di Bergamo con la complicità di Gattotoro e l’occasione è buona per fare il punto sul fenomeno che, nel bene e nel male, ha rappresentato e, in qualche modo, continua a rappresentare. Per inquadrare il fenomeno Signorino abbiamo chiesto aiuto a Michele Dal Lago: musicista, sociologo e studioso di popular music. A lui abbiamo chiesto un’inquadratura sull’opera, sulle canzoni, i video.

“La prima volta che ho ascoltato il singolo ‘Mmh ha ha ha‘, qualche settimana prima che diventasse oggetto di polemiche e dibattito mediatico, sono rimasto colpito da alcuni tratti stilistici. In primo luogo la scelta di ridurre al minimo e svuotare di senso le parole all’interno di un genere basato proprio sulla parola. Lo stile nonsense di Young Signorino si fonda sulla ripetizione di poche frasi, a volte anche solo due parole, fino a ché il significante finisce per sganciarsi dal significato, o comunque intrattiene con esso una relazione molto debole. Un esempio raffinato di questa strategia di indebolimento è rappresentato dai Pop X, formazione musicale trentina che in questi anni ha sperimentato forme di scrittura innovativa all’interno della canzone italiana. In secondo luogo mi ha colpito l’estetica del video e del personaggio. Ai miei occhi ‘Mmm ha ha ha’ appariva chiaramente come un’operazione con ambizioni avant-garde, una performance simile a quelle che si possono incontrare visitando la Biennale di Venezia. Mai mi sarei aspettato che, qualche settimana dopo, sarebbe diventato un caso mediatico e giornalistico. E che le sue parole sarebbero state recepite proprio a partire dal loro significato letterale”.

UB: Il soggetto crea attrazione e al tempo repulsione. È su questo dualismo che Young Signorino prova a basare il suo “successo”?

MDL: Il successo di Young Signorino è stato trainato, come si sa, dall’odio e dal risentimento nei suoi confronti. Oggi il video di “Mmm ha ha ha” ha raggiunto 28 milioni di visualizzazioni, con 260000 like e 606000 dislike. Si tratta di un fenomeno tipico di questi anni. Si diviene spesso virali non perché si è apprezzati bensì disprezzati. In realtà, il disprezzo è un fenomeno onnipresente e molto studiato nella storia della pop music. Il gusto è vissuto dalle persone come il proprio capitale culturale, e il modo più comune per affermarlo è la sua demarcazione, la contrapposizione dei propri ascolti con altra musica definita “brutta” o “stupida”. È un meccanismo identitario molto comune. Con l’avvento dei social network ha assunto tuttavia dimensioni inedite. Da gesto di distinzione individuale, o di nicchia, è divenuto un comportamento di massa. Spesso goffo e risibile, come nel caso dell’odio nei confronti di Young Signorino.

UB: I genitori trovano pericolosi soggetti del genere, i giovani forse hanno più elementi per inquadrarli al volo e non farsene problemi? Su casi del genere esiste un equivoco intergenerazionale?

MDL: È interessante l’equivoco intergenerazionale che ha caratterizzato la ricezione di Young Signorino. Come ha rilevato la studiosa di letteratura Claudia Boscolo, nella trap italiana vi è un uso intenzionalmente esasperato dell’autofinzione narrativa e dell’iperbole. Questi elementi poggiano su forme contemporanee dell’ironia che sono immediatamente comprensibili ai giovanissimi, mentre sfuggono sistematicamente ai loro genitori. In realtà gli unici a prendere sul serio Young Signorino, fino a considerarlo un pericolo per i propri figli, sono stati gli adulti. Anche in questo caso non è nulla di nuovo. Il medesimo equivoco ha caratterizzato le fasi iniziali di quasi tutti i generi musicali giovanili del novecento. Si prenda ad esempio il riferimento a Satana, che nella pop music, ad eccezione di qualche rarissima formazione heavy metal o folk, ha una funzione meramente estetica, nulla di spirituale. Eppure ogni dieci anni si scatenano polemiche attorno al presunto satanismo di alcuni musicisti. Lo stesso discorso vale per Young Signorino, che si proclama figlio di Satana in modo palesemente ironico e paradossale. I genitori si spaventano, i figli sorridono benevolmente, consapevoli dell’ingenuità degli adulti.

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(da L’Eco di Bergamo dell’11/06/2019)