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“Spillover” e gli altri: 5 libri per capire qualcosa di più del coronavirus (e delle epidemie)

Guida. I contagi diffusi, come la peste o la febbre spagnola, hanno influenzato profondamente la storia dell’uomo e ci danno indicazioni sul presente. Che necessita anche di uno sguardo il più possibile lucido sul contesto di diffusione del covid-19

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Diciamolo: in questi mesi sul coronavirus se ne sono sentite di cotte e di crude. Ricerche non ancora approvate dalla comunità scientifica diventate subito verità, fake news a pioggia, pareri di esperti davvero autorevoli e altri decisamente presunti. E in generale una sensazione di incertezza che ha colpito molti e che non fa sicuramente bene alla salute cognitiva (e psicologica) della cittadinanza. Ma quando abbiamo domande, dubbi e una certa ansia per la situazione che stiamo vivendo non c’è niente di meglio che un libro. Non gli instant book sul coronavirus – che già fioccano – ma dei volumi che aiutino a ricostruire il contesto e la storia dell’epidemia contemporanea.

“Spillover”, David Quammen (Adelphi, 2012)

Un titolo diventato bestseller in poche settimane. Ma soprattutto una lettura quanto mai attuale e quasi profetica su quello che sta accadendo nel mondo. “Spillover” è un saggio tutt’altro che noioso, anzi avvincente e carico di informazioni. David Quammen – scrittore e divulgatore scientifico statunitense che in queste settimane abbiamo imparato a conoscere – è il regista di una sorta di thriller dove è l’indagine accurata a dominare. Per ogni epidemia considerata l’autore parte dall’evento che ha scatenato il contagio e va a ritroso alla ricerca del paziente zero e, prima ancora, delle modalità di spillover. Il titolo del libro infatti è il termine scientifico con cui si identifica il salto di specie tipico delle zoonosi, cioè le situazioni in cui un patogeno passa da un animale a un essere umano, radicandosi nel secondo come agente infettivo.

Nel quarto capitolo, ad esempio, viene spiegata la genesi della SARS, descrivendo i wet market asiatici e la cultura del sud della Cina di mangiare specialità esotiche. Con storie, aneddoti, indagini, opinioni di esperti e anche reportage sui luoghi dei focolai epidemici, Quammen ci guida attraverso un sentiero scosceso. È la strada che ci ha condotti al 18 febbraio 2020 e a tutto quello che è accaduto poi.

Non c’è alcun motivo di credere che l’AIDS rimarrà l’unico disastro globale della nostra epoca causato da uno strano microbo saltato fuori da un animale. Qualche Cassandra bene informata parla addirittura del Next Big One, il prossimo grande evento, come di un fatto inevitabile. Sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato cittadino della Cina meridionale?

“Contro un nemico invisibile. Epidemie e strutture sanitarie nell’Italia del Rinascimento” Carlo M. Cipolla (Il Mulino, 2007)

Oggi sappiamo bene il significato della parola pandemia e ne conosciamo tutte le conseguenze tristi e irreversibili. Pensiamo però per un attimo a cosa potesse significare un’epidemia nell’Europa preindustriale: è difficile immaginarlo, ma possiamo percepirne chiaramente l’aroma amaro di morte e devastazione.

Carlo Cipolla in questo saggio (uscito per la prima volta nel 1986) non parla di bacilli, pulci o ratti. Ci racconta invece il ruolo degli Ufficiali di Sanità e dei loro collaboratori in quella lotta disperata contro il nemico mortale (rimasto per loro sempre misterioso): la peste. Sotto l’avanzante pericolo, infatti, nacquero per la prima volta nell’Italia settentrionale istituti e pratiche di base per il contenimento e la gestione dell’epidemia. Questi si diffusero presto in tutta Europa e divennero la base della moderna organizzazione sanitaria.

Con un corredo di tabelle e statistiche, Cipolla vuole sottolineare l’importanza di quegli uomini la cui azione portò in primo piano alcuni dei concetti che oggi ci risuonano tanto nelle orecchie: su tutti la prevenzione della malattia e l’incidenza di altri fattori (economici, sociali, ecologici).

“Miasmi e umori”, Carlo M. Cipolla, (Il Mulino, 2012)

Con un tono ironico, leggero e al tempo stesso estremamente cauto e consapevole, lo storico Carlo M. Cipolla affronta il tema delle malattie epidemiche nella storia, precisamente tra la peste del 1348 e il Settecento. Lo fa in un libro di pochissime pagine, uscito in origine nel 1989 e ristampato nel 2012. Riuscendo a concentrare numerose informazioni minuziosamente verificate in un mini-saggio accessibile a tutti.

Il titolo dell’opera prende il nome da una antica credenza medica sulla nascita e la diffusione delle malattie. Si pensava, infatti, che le patologie si basassero sulla teoria degli umori e degli odori: più un ambiente o un oggetto risultavano sporchi e maleodoranti, più erano portatori di malattie mortali. Partendo proprio dalla terribile esperienza della peste, Cipolla analizza gli effetti positivi e negativi del contagio sull’organizzazione della sanità a livello mondiale. In primis la nascita e diffusione di enti preposti alla valutazione delle condizioni igieniche di luoghi e persone, primo esempio di organizzazione sanitaria in Occidente.

Tuttavia è tra gli aspetti negativi che troviamo forti linee di continuità con l’esperienza di pandemia che stiamo vivendo oggi. Cipolla racconta come la Peste divenne l’epidemia per eccellenza, causando una sottovalutazione di tutte le altre malattie infettive e contagiose. In più, alle prime avvisaglie di diffusione di una malattia, le magistrature di sanità provvedevano a una quarantena forzata di interi quartieri e città, con il conseguente crollo economico, sociale e demografico.

“Come un’ombra dal futuro”, Timothy Morton (Aboca Edizioni, 2019)

Gli esseri umani hanno bisogno l’uno dell’altro tanto quanto hanno bisogno dell’ambiente. Gli esseri umani sono l’uno l’ambiente dell’altro. Pensare in modo ecologico non riguarda semplicemente cose non umane. L’ecologia ha a che fare con me e con te.

Timothy Morton, filosofo londinese che insegna alla Rice University di Houston, definisce la comprensione di questa interconnessione “pensiero ecologico”. Capire che non siamo da soli né tanto meno isolati, ma inseriti in una rete fittamente intrecciata di vita, è fondamentale per la coesistenza delle diverse specie nell’ambiente. Morton ci propone, infatti, una lettura opposta a quella secondo la quale “locale è meglio che globale”. Il filosofo spiega come il miglior pensiero sia quello derivato da un pensare in grande, quanto più grande possibile.

Con citazioni anche letterarie, come dal “Paradise Lost” di John Milton, e una scrittura a dir poco vertiginosa, Morton ci spinge a ragionare sul nostro ruolo di singoli uomini e donne nel mondo. Non in quanto protagonisti delle nostre piccole e singole storie, ma in quanto componenti di uno spazio ampio, che l’autore definisce “cosmico”.

Il pensiero di Morton propone un’ecologia globale, dislocata e spaziosa, non situata nei singoli luoghi. È un libro che, pur non parlando espressamente di epidemie o pandemie, racconta con chiarezza il mondo in cui viviamo. Un mondo globale, ricco di spostamenti di persone e di merci che, in circostanze come quella in cui viviamo da febbraio-marzo, diventano i mezzi con i quali si spostano non solo i pacchi ordinati online, ma anche i virus.

“1918. L’influenza spagnola: La pandemia che cambiò il mondo”, Laura Spinney (Feltrinelli, 2019)

Tra il primo caso registrato – il 4 marzo 1918 – e l’ultimo – nel marzo 1920 – uccise tra cinquanta e cento milioni di persone, vale a dire tra il 2,5 % e il 5% della popolazione mondiale (…) Eppure, se svolgiamo il nastro del Novecento, vediamo due guerre mondiali. (…) Quando si chiede qual è stato il principale disastro del XX secolo, quasi nessuno risponde «L’influenza spagnola».

L’influenza spagnola in soli due mesi ha ucciso due milioni di persone, tra cui menti del calibro di Max Weber. Leggendo questi numeri nero su bianco è innegabile considerarla un vero e proprio trauma del secolo scorso. Eppure le sue conseguenze sono state a lungo offuscate a causa di un altro evento devastante del XX secolo avvenuto poco dopo, cioè la Prima Guerra mondiale. L’autrice in questo libro ricostruisce la storia della pandemia di Spagnola che ha devastato il globo nel 1918, mettendo sotto la lente di ingrandimento tutte le conseguenze economiche, storiche e culturali che ne sono derivate. È un saggio da leggere, perché ci offre uno studio approfondito sull’epidemia che cambiò le sorti del mondo. E sviluppa ipotesi per il futuro.

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