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“Mi sembra di non avere più paura di niente”: la storia di Maxima, dalla Siria all’Olanda, in scena per Pandemonium

Articolo. “MAXIMA. Solo la luna ci ha visti passare” in anteprima il 18 per Lazzaretto Estate e il 20 giugno al Teatro degli Storti di Alzano Lombardo. Da un libro di Francesca Ghirardelli, il coraggio di una ragazza di 14 anni che sfugge alle bombe percorrendo la rotta migratoria dei Balcani

Lettura 3 min.
Francesca Bellini in MAXIMA. Solo la luna ci ha visti passare (foto Gianfranco Rota)

Maxima Lava Suleiman fra il luglio e l’agosto 2015 compie un viaggio dalla Siria all’Olanda per sfuggire ai bombardamenti dell’esercito siriano. Ha 14 anni e ha visto i palazzi della sua città, Aleppo, sbriciolarsi a causa delle bombe di Bashar al-Assad. La sua è una storia difficile, ma tutto sommato positiva, perché lei la cosiddetta rotta migratoria dei Balcani – un viaggio che in realtà comincia in Turchia e passa poi dalla Grecia, dalla Macedonia e dalla Serbia per finire nell’Europa centrale soprattutto, o anche in Italia – è riuscita a compierla tutta, a differenza di parecchie altre persone che sono rimaste bloccate sull’isola di Lesbo, in Grecia (secondo i dati della primavera 2020 nel campo di Moria vivono in condizioni disumane circa 20.000 persone).

La storia di Maxima è diventata prima un libro, “Solo la luna ci ha visti passare”, cofirmato con la giornalista Francesca Ghirardelli e uscito nel 2016, e poi uno spettacolo teatrale di Pandemonium Teatro, “MAXIMA. Solo la luna ci ha visti passare” (prodotto con il sostegno della Regione Lombardia progetto NEXT), che debutterà in anteprima il 18 giugno al Lazzaretto per Lazzaretto Estate e il 20 giugno al Teatro degli Storti di Alzano Lombardo. Regia e drammaturgia di Lucio Guarinoni; unica interprete del testo l’attrice Francesca Bellini; scenografia, costumi e ombre di Anusc Castiglioni.

(foto Gianfranco Rota)

Più forte spiritualmente dei genitori, che acconsentono la sua partenza, Maxima comincia il suo viaggio con solo due amici di famiglia, in spalla uno zaino troppo grande e al collo il foulard della madre. Si muove a piedi, in barca, o stipata al buio dentro un camion. Supera i confini e resiste ai piedi sanguinanti per le troppe ore di cammino. Intanto cresce e si rafforza. Guardandola attraverso le lenti del teatro classico, è un’eroina: “la sua storia – scrive Lucio Guarinoni nelle note di regia – come quella di molte persone che compiono una migrazione, porta con sé l’epos classico di un personaggio che deve lasciare la comunità di appartenenza e avventurarsi in terre sconosciute per affrontare le prove che si interpongono tra lei e il suo obiettivo”.

Portare in scena una narrazione come questa significa richiamare la responsabilità dello spettatore, vittima del suo senso di impotenza di fronte alla tragedia (e ai pesi e contrappesi della geopolitica), ma anche corresponsabile di governi e UE che permettono che ciò accada. Quella di Maxima potrebbe essere un racconto di finzione, ma in realtà è una storia vera: e se i media, soprattutto televisivi, “appiattiscono” le vicende umane dei migranti (per non dire che le banalizzano, o addirittura le distorcono, magari a fini politici), la pagina scritta e il palcoscenico ne restituiscono tutta la potenza veritativa. Rimane alla fine una domanda di significato sul nostro essere umani oggi, dinanzi ai 6 milioni di siriani migranti e profughi o alle migliaia di persone che dall’altra parte del mare arrivano nel nostro Paese.

“A un primo livello raccontiamo il viaggio concreto di Maxima, ma anche quello interiore ed emotivo: Maxima parte a quattordici anni e si porta con sé tutte le emozioni che contraddistinguono quell’età, e dentro quelle emozioni si conosce e compie un percorso di crescita”, sottolinea Guarinoni. Se lo zaino è il simbolo fisico del viaggio, la tragedia lo è di quello esistenziale: Maxima si porta in spalla la sua tragedia e quella di un mondo disumanizzato e nonostante tutto arriva alla meta.

“Lo spettacolo è anche il viaggio di Francesca Bellini, attrice-narratrice che abita lo spazio in modo non realista e che alterna la narrazione alla prima persona, ora accompagnando Maxima per mano nel suo viaggio, ora prendendone la voce; la piccola sedia da cui racconta diventa anche lo zaino di Maxima, unico oggetto che porta nel viaggio”.

Ma “MAXIMA. Solo la luna ci ha visti passare” è anche “un progetto che prova a tenere dentro di sé le storie di chi ancora oggi cerca di partire, di quelli che riescono ad arrivare e di chi invece non ce la fa”, citando la presentazione dello spettacolo. E Maxima intanto, con il tempo e le esperienze, dice “Mi sembra di non avere più paura di niente”, parlando a un gruppo di studenti poco più giovani di lei. La ragazza siriana sarà a Bergamo nelle date del 18 (per un dialogo con l’assessora alla cultura Nadia Ghisalberti) e del 20 giugno.

“Una sera, al termine di una replica dello spettacolo ‘Via da lì’ prodotto da Pandemonium Teatro – racconta Francesca Ghirardelli – mi sono avvicinata al regista Lucio Guarinoni per esprimergli l’apprezzamento di quanto avevo visto in scena. Lui mi ha confidato di avere il libro con la storia di Maxima sul comodino, ancora da cominciare. Ho sperato che a quel giovane regista venisse voglia di raccontare sul palco una vicenda che aveva lasciato un segno così profondo dentro di me. Che anche lui sentisse la spinta a mettere in scena la singolare e cristallina forza di Maxima, la determinazione e il coraggio che le sono propri, ma che non appartengono solo a lei, in un destino collettivo doloroso e pieno di sfide, che oggi tocca a milioni di persone a questo mondo”. A volte le cose accadono per caso, dentro reti di relazioni che si concretizzano portandosi dietro tutto un carico di sofferenza, determinazione e amore (per la vita e la libertà) che porta avanti il mondo: “Non chiamiamola ‘storia di migrazione’. Questa è la storia di una generazione che ha visto tutto ed è pronta a tutto” ha detto Maxima nell’aprile del 2019. Difficile non crederle.

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