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Un Belga a Bergamo: Lo scrittore del Relais San Vigilio

Articolo. Riflessioni dal diario di Benjamin Batten direttamente dalle nuvole. L’illustrazione è di Marco Gubellini

Lettura 3 min.

Per chi ama la bellezza e la tranquillità San Vigilio è per me il luogo più affascinante di tutta Bergamo. Bergamo però non rivela subito le sue vere perle, bisogna cercarle. Scendendo dalla funicolare, addentrandomi nel territorio, salendo sempre più in alto, nascosto in cima alla prima antica scala che porta al castello, ho trovato il suo vero gioiello Il Relais San Vigilio.

Un posto talmente bello che è difficile descriverlo a parole. Niente può raccontare la sua bellezza. Ecco perché sono sempre lì a scrivere. E così ho anche ottenuto il soprannome “Lo scrittore del Relais San Vigilio” che considero certamente un grande onore. Soprattutto per un romanziere belga, per ora in Italia ancora sconosciuto.

La collina dove si trova la mia scrivania è ad un’altezza di 496 metri, lo raggiungo a piedi o con la macchina, a seconda delle condizioni meteorologiche. Il problema con la camminata è che raggiungi la cima completamente sudato e quindi di solito prendo la macchina. Porto sempre il mio intero ufficio con me: una penna Calligrapher Pigma e un quaderno.

Vengo al Relais San Vigilio quasi ogni giorno e ora posso annunciare con orgoglio che faccio parte dell’arredamento. Penso di essere nell’inventario fra mobili e arredi.
Dalla splendida terrazza che si affaccia su un mare di tetti con vista sulla magnifica Città Alta, tra un caffè e un calice di Hugo, scrivo. È difficile non farsi distrarre da tanta bellezza, ma a volte è necessario essere propositivo.

Oggi il sole splende e una leggera brezza soffia dolcemente sulla mia fronte. Gli uccellini cantano allegramente, un canto interrotto da due signore italiane che si scambiano le loro confidenze a voce alta e si raccontano le difficoltà della vita:
“Mio marito…” Bellissima questa abitudine che solo le donne italiane hanno.

“Questo momento è perfetto, niente è più bello o migliore di così.
Se uno va nel profondo di sé, questa è l’essenza della vita: essere tutt’uno con l’universo. Ma non è che io mi sento sempre così quassù. A volte sono qui, ma non sono veramente qui, poi vengo travolto dal vortice della mia mente e non mi sento a mio agio. Il bellissimo posto non ha ovviamente nulla a che fare con questo. Quelli sono i giochi della mente a cui l’uomo è condannato: la comédie humaine.
Ma ora, in questo esatto momento, sono davvero qui, ora apprezzo l’ambiente in tutte le sue forme e colori. L’aria fresca che respiro è così rinfrescante che mi carico completamente di felicità. Questo momento è la perfezione. Che sensazione meravigliosa.
Forse è anche cosi per il semplice fatto che quassù non c’è giudizio. Qui posso essere completamente me stesso. Qui tutto mi dà conferma.
Se solo potessi portare questa leggerezza con me continuamente…
Quassù tutto è chiaro. Laggiù nel caos della città a volte mi sento perso.
Qui sono lungimirante, là mi sento cieco.”

Rimetto il cappuccio alla penna stilografica e la appoggio sul tavolo.
Arriva il simpatico Gigi. Si siede spesso al mio tavolo lunedì mattina per chiacchierare. In questo modo iniziamo insieme la nuova settimana. Ha sempre nuove storie interessanti da raccontare. Sono curioso di sapere cosa ha in serbo per me oggi.
Ma prima che possa iniziare, siamo interrotti da Franco che arriva con una compagnia di escursionisti dotati di bastoncini Nordic-Walking. Questo ottantenne fa mille passi al giorno, cinquecento in su e cinquecento in giù, tutto per mantenere le sue condizioni fisiche. Mi presenta al gruppo come “lo scrittore del Relais San Vigilio”, e sottolinea che io sono un “fiammingo”, come molti grandi pittori del XVI e XVII secolo. Mi sento lusingato. Gigi si alza e si scusa, ha molto lavoro in giardino.

Franco entra nel perimetro del mio ufficio e si siede alla scrivania. Mi parla del suo fine settimana. È andato a raccogliere funghi con due amiche, il vecchio incantatore. Il “Boletus edulis”, meglio noto come “Porcino”. Insieme, hanno raccolto 15 chilogrammi. Una prestazione impressionante, devo ammetterlo. Mi congratulo.
Franco mi interpella: “Dottore” (è così che mi chiamano qui) “dovresti andare a visitare la chiesa di San Tomè. “La c’è ispirazione per le storie”. Con entusiasmo, mi racconta della vecchia chiesa romanica isolata tra i campi e costruita su alcuni resti di templi romani. Lo ringrazio per il consiglio. Franco estrae dalla tasca un cellulare che inizia a suonare, un Motorola che non è inferiore in termini di antichità al luogo di culto che ha appena raccomandato, e lo apre. “Pronto? Chi parla? “Nessuno risponde e inizia a imprecare. Cerca di leggere qualcosa sullo schermo ma nota di aver dimenticato gli occhiali in macchina. Un po’ adombrato, senza salutare, se ne va.

Finalmente è tornata la calma. Apro il mio taccuino e cerco una pagina bianca.
“Cosa volevo scrivere?” Ah ecco! ...come ho ritrovato il mio pensiero, le campane iniziano a suonare ovunque. Un concerto perfettamente orchestrato dalle trentatré chiese che mi circondano. Questo significa che sono le dodici quindi devo iniziare a provvedere al pranzo. Una pasta al pomodoro magari? È molto buona qui, o un risottino alla Valtellinese? (che è tipo pizzoccheri cucinati come un risotto) anche quelli molto buoni! Quello che è certo è che prenderò sicuramente un altro Hugo. Da leccarsi i baffi.

L’anima si sazia nel bello ed è pronta anche oggi a vivere la giornata, pur con gli obblighi del quotidiano, con rinnovato cuore.

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